Notte di incidenti in Turchia contro l’immobilismo del presidente Erdogan per Kobane. Più di 20 morti certi
Kobane, i curdi resistono all’assedio dell’Isis. I peshmerga restano asserragliati in gran parte dei quartieri. Nella notte primi bombardamenti canadesi. Gli Usa: i raid potrebbero non bastare ma Kobane non è «strategica», è il messaggio Usa alla Turchia, assieme al No Nato alla zona cuscinetto.
di Ennio Remondino
I curdi resistono a Kobane, la città curda in territorio siriano martellata dal fuoco dei jihadisti dello Stato islamico. «Abbiamo informazioni secondo le quali le milizie curde controllano ancora la gran parte della città», ha affermato il Pentagono, che ha intensificato i raid nell’area ma ha dovuto anche ammettere che gli attacchi dall’aria potrebbero non salvare questo e altri centri assediati dai miliziani sunniti. L’Isis assedia Kobane da tre settimane e lunedì notte è riuscita a irrompere nella città da est e da sud. I morti ormai si contano a centinaia. L’Isis controlla più di un terzo di Kobane.
Bombardamento Isis su Kobane
Washington: «Le immagini che ci giungono da Kobane sono orribili, ma dovete fare un passo indietro e capire qual è l’obiettivo strategico degli Usa», aveva spiegato il capo della diplomazia Usa, Kerry, alla domanda sul perché Washington abbia fatto poco per aiutare i curdi siriani della città. «Malgrado la crisi in corso a Kobane, gli obiettivi originali del nostro impegno militare in Siria sono i centri di comando e controllo e le infrastrutture Isis, e noi stiamo cercando di privare lo Stato islamico della capacità globale per ostacolarli non solo a Kobane, ma in tutta la Siria e l’Iraq».
La Nato intanto esclude l’ipotesi di una zona cuscinetto nel nord della Siria: “non è nell’agenda della Nato, non è una questione attualmente in discussione”. Così il segretario generale Jens Stoltenberg, al termine di un incontro con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. Seconda botta ai progetti turchi del presidente Erdogan che a quello mirava per dare l’ordine alle sue truppe sul confine che seguono a occhio nudo gli attacchi degli jihadisti. Risposta turca rivelatrice: “non è realistico aspettarsi dalla Turchia che conduca da sola un’operazione terrestre” contro l’Isis in Siria.
L’inutile carro armato turco schierato di fronte a Kobane
Dalla cronaca militare alla politica. Gli Stati Uniti mandano a quel paese il presidente turco Erdogan e il suo ricatto su Kobane, cioè dettare le sue condizioni per l’intervento di terra. Salvare Kobane ma abbattere Assad era la condizione. Oppure Kobane la guarderemo bruciare dal confine di casa senza muovere paglia. Le risposte di Pentagono e della Nato -abbiamo visto- smontano il giocattolo dell’ arrogante personaggio. Se Kobane cadrà -come rischia di accadere- sarà solo un conto in più per le popolazioni curda da saldare con i governi turchi di Ankara. E qualche conto col l’Ue.
6 ottobre 2014