DANILO TOSARELLI – MILANO
Non mi soffermerò su quanto continua a succedere in Palestina. Piango.
Io so che i bombardamenti israeliani continuano a sterminare vittime civili.
Netanyahu insiste nel ribadire che lui fa guerra ad Hamas, non ai palestinesi.
Ma nega il loro diritto ad avere uno Stato indipendente. 2 Popoli 2 Stati.
Un obiettivo che trovò concordi Berlinguer(PCI), Craxi(PSI) e Andreotti(DC).
Stiamo parlando degli anni 80. Ma ancora oggi qualcuno si frappone.
Netanyahu ha gravi responsabilità. Sapeva dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Non è più un segreto. I servizi segreti egiziani lo avevano informato per tempo.
Netanyahu aveva bisogno di un alibi per giustificare questo genocidio in atto.
Hamas gli ha fornito l’opportunità, uccidendo nel suo attacco vittime civili israeliane.
La strage del 7 ottobre poteva essere evitata. Ma non serve piangere sul latte versato.
Da una parte esasperazione e disperazione, dall’altra un vile e cinico calcolo politico.
Netanyahu è ormai disposto a tutto pur di continuare a governare. Prosegue la follia.
Nelle prossime settimane spera di ottenere dal Parlamento altri soldi per la guerra.
E per tenere in vita la sua maggioranza conservatrice e religiosa, anche dei premi.
Maggiori fondi per i coloni che occupano la Cisgiordania e per le scuole religiose.
Per intenderci, stiamo parlando delle scuole dove si studia la Torah e non la scienza.
Lì si studiano solo i 5 libri di Mosè che fanno parte della Bibbia ebraica. Non altro.
Azzardo nel dire, luoghi dove prevale il fanatismo ebraico che detesta il palestinese.
Ne sono espressione i 630 mila coloni israeliani che si sono insediati in Cisgiordania.
Per finanziare le Forze Armate, saranno molto pesanti i tagli al welfare. Ovviamente.
Budget del 2024 raddoppiato rispetto al 2023. Stiamo parlando del 2% del PIL.
Da ottobre a dicembre 2023 le Forze Armate hanno bruciato circa 8 miliardi di dollari.
La guerra si sta dimostrando più costosa del previsto e non tutti la condividono. Anzi.
Tra ottobre e dicembre, l’economia si è ridotta di un quinto su base annua.
Un sesto della forza lavoro (750 mila persone) sono state assenti dal lavoro.
O perchè riservisti o perchè evacuate. In Israele i riservisti sono circa 465 mila.
Il governo sta spendendo molto per dare alloggio agli sfollati e sostegno ai riservisti.
Da gennaio 2024 il governo ha deciso di aumentare da 32 a 36 mesi il periodo di leva.
Questo aumento del servizio militare sta impoverendo ancora di più la forza lavoro.
Netanyahu minimizza, ma molti economisti sono preoccupati per una possibile crisi.
Se l’industria tecnologica del Paese dovesse essere ferita, forte sarebbe il contraccolpo.
Con altre guerre possibili, sarebbe a rischio un quarto del gettito fiscale del Paese.
Un possibile aumento delle tasse sulle imprese potrebbe provocare una fuga dal Paese.
Le imprese del settore tecnologico sono già in difficoltà nel trovare lavoratori.
Anche un inasprimento delle tasse sulle famiglie potrebbe deprimere i consumi.
Rendendo ancora più difficile una quotidianità complicata dalla guerra.
Le famiglie ultraortodosse sono esenti dal servizio militare ed hanno un vantaggio.
Godono di sussidi che Netanyahu, in questa situazione, vuole rendere più generosi.
Non è così nei quartieri arabi, dove quei giovani sono stati richiamati per la guerra.
Il reddito familiare ha avuto forti ripercussioni, ma non è previsto alcun sussidio.
L’edilizia è ferma. Le aziende agricole hanno perso più della metà della forza lavoro.
Sono in sofferenza le aziende turistiche. I dati forniti sono a dir poco preoccupanti.
Raffronto gennaio 2023 e 2024. Gerusalemme ha avuto il 77% di turisti in meno.
Questo calo, trova una triste conferma anche in altre località rinomate del Paese.
Giova precisare che la forza lavoro in Israele è meno della metà dei suoi abitanti.
Il 5% della forza lavoro israeliana (210 mila persone) arriva dalla Cisgiordania.
Dal 7 ottobre, il governo ha cancellato il loro permesso ad entrare e recarsi al lavoro.
Netanyahu continua a rifiutarsi di farli rientrare, ingenerando altre buchi produttivi.
Continua a persistere una forte discriminazione nei loro confronti. Controproducente.
Mancano moltissimi lavoratori nelle fabbriche, nelle fattorie e nei cantieri.
Lo Stato di Israele conta 9,7 milioni di abitanti. Il 73,3% sono ebrei. Altre etnie 5,6%.
I cittadini palestinesi di Israele rappresentano il 21,1% della popolazione. Non poco.
Non sono da confondere con i palestinesi che vivono in Cisgiordania ed a Gaza.
Questi cittadini vivono comunque una costante discriminazione e sono tra i più poveri.
Pensate, che gli studenti arabo israeliani che frequentano l’Università sono solo il 4%.
Tutte le selezioni per poter entrare in Università sono impostate sull’ebraismo.
Anche la carriera accademica è praticamente preclusa e lo confermano questi dati.
All’Università ebraica di Gerusalemme figurano solo 10 ricercatori su mille.
Perchè ho voluto riportare questi dati che fino a ieri mi erano sconosciuti? Curioso…
Perchè possono essere necessari per comprendere che Israele è un Paese complicato.
Apparentemente ricco ed inattaccabile, visto che il suo esercito è tra i più equipaggiati.
Purtroppo per loro, questo sfoggio di potenza nasconde però difetti e discriminazioni gravi.
Questa guerra con Hamas sta diventando ormai una questione scivolosa per Netanyahu.
Altri suoi Ministeri importanti subiranno tagli drastici, perchè la guerra richiede tanti soldi.
Ma il malcontento cresce sempre più, compromettendo il suo futuro consenso elettorale.
Anche se Netanyahu dovesse dimettersi, Israele si troverà di fronte scelte difficili.
Serve a poco disquisire se si tratta di un genocidio in atto o di altro. Sono scuse palesi.
Grave è la colpa di chi nega la necessità di 2 Popoli e 2 Stati. Non si può lavarsene le mani.
Grave è la colpa di chi non interviene per ottenere una trattativa che davvero desideri ciò.
Costoro non vogliono bene nè alla migliore Israele, né al martoriato popolo palestinese.