Il giorno 19 febbraio 2021 un professore dell’università di Siena, durante una trasmissione radiofonica, ha proferito delle parole offensive a sfondo sessuale, nei confronti di Giorgia Meloni, segretaria del partito Fratelli d’Italia.
Da non violenti pacifisti convinti e da progressisti, quali siamo, prendiamo le distanze da qualunque linguaggio offensivo proferito nei confronti di chicchessia. Siamo convinti che la civiltà di un Popolo si misura anche dal linguaggio non offensivo, che viene usato da un cittadino nei confronti di un altro cittadino. Il linguaggio sereno e pacato si deve estendere a tutte le sfere sociali: culturale, politica e sessuale. Del resto è nostra ferma convinzione che un “non violento” deve essere tale anche nel linguaggio. Questa scelta deve essere effettuata non solo per rispetto della controparte ma soprattutto per rispetto di sé stessi.
Sulla base di queste premesse rimaniamo colpiti ed addolorati quando su una sciarpa di una squadra di calcio di serie “A” riscontriamo la seguente scritta: “Juve ti odio”.
Qualunque siano i “peccati” juventini, non si può odiare per motivi sportivi! Dal nostro punto di vista bisognerebbe sempre fare il proprio lavoro con passione e serietà, senza mai odiare nessuno. In altri termini bisogna sforzarsi per essere sereni e costruttivi, senza mai offendere nessuno. Ricordiamo ai nostri lettori che si può essere incisivi ed ironici, senza mai offendere nessuno. Parimenti, ci teniamo a sottolineare che il linguaggio offensivo non riguarda soltanto la sfera sessuale, ma può riguardare qualunque aspetto della personalità e dell’interlocutore: ideale, culturale, politico.
In definitiva, possiamo affermare che si può offendere una persona apostrofandola col termine “vacca”, ma si può offendere anche chiamandola “imbecille” o “sporco negro”.
Da non violenti pacifisti, quali siamo, prendiamo le debite distanze da qualunque linguaggio offensivo. Nel contempo, però, essendo liberi pensatori, abbiamo l’obbligo morale di guardare una vicenda da tutti i punti di vista e di esprimere il nostro pensiero a chi ha la cortesia di leggerci e di farci anche delle osservazioni critiche. La prima considerazione che bisogna fare è che questa trasmissione radiofonica, durante la quale la Meloni è stata offesa è avvenuta venerdì 19 febbraio 2021, ricorrenza del ferimento di Rodolfo Graziani, vicerè dell’Etiopia, ad Addis Abeba, avvenuto appunto il 19 febbraio 1937, ad opera di partigiani Etiopi.
Quanti, oggi, in Italia sanno dell’aggressione coloniale condotta in Etiopia dal fascismo a cominciare dal 3 ottobre 1935. Quanti sanno che i militari italiani, e specie le camicie nere, per precise indicazioni di Mussolini, trattavano le donne del posto come schiave.
Di questo si dovrebbero ricordare i neofascisti di oggi. Quanti sanno che tra i civilizzatori italiani c’è stato il “grande”, Indro Montanelli che ha avuto una sposa bambina, di appena 12 anni, che al momento opportuno “ha ceduto” ad un generale. Di questa bambina che per noi era una persona, il nostro “eroe” parla con espressioni poco condivisibili, definendola un “animaletto docile”.
Quello della sposa-bambina non è il solo peccato dell’ “intellettuale” Indro. Egli è arrivato persino a negare che gli Italiani hanno usato in Etiopia i gas venefici, vietati dalle convenzioni internazionali.
Prendendo lo spunto dall’episodio della Meloni, sarebbe il caso di avviare una riflessione a tutto tondo sulla condizione della donna nei secoli passati e vedere quali correnti di pensiero Le hanno valorizzate e quali forze politiche Le hanno costrette a non prendere parte attiva alla vita culturale e politica di un popolo. A tal riguardo, la prima riflessione che bisogna effettuare è che la donna è stata per secoli relegata ai lavori domestici ed alla procreazione. I due pilastri di questa concezione che relegano la donna ad un ruolo subordinato sono stati le monarchie e la chiesa cattolica.
Per le monarchie europee la donna poteva al massimo aspirare al ruolo di cortigiana.
Parimenti per la chiesa cattolica, la donna doveva alleare i figli e nell’organizzazione ecclesiastica ha avuto sempre un ruolo molto, ma molto secondario.
Soltanto nell’ottocento con l’arrivo delle teorie marxiste, la donna ha assunto, tra mille difficoltà un ruolo più rilevane. In particolare, durante la Lotta di Liberazione le donne hanno dimostrato le loro capacità politiche e militari.
In virtù di tale loro impegno, da un lato le donne hanno avuto il diritto di voto e dall’altro sono state elette in Parlamento. Questo è il pensiero dei progressisti per quanto riguarda la questione femminile. La Meloni è invece collegata idealmente alle donne naziste scelte da Hitler per procreare e creare la “razza superiore”, senza che la “loro volontà” al riguardo, venisse mai presa in considerazione.
Del resto l’ispiratore ideale di tutta la politica della Meloni, Benito Mussolini, ha sempre considerato le donne come un oggetto da usare, poi, buttare via. Non migliore riguardo nei confronti delle donne hanno mai avuto i nazisti dal 1940 al 1945 in Francia o nei paesi dell’Est Europeo: le violenze sulle donne erano all’ordine del giorno. Se, poi, guardiamo l’alleato Giapponese, c’è da rabbrividire. Milioni e milioni di donne violentate in Corea, Manciuria e Cina.
Il paese ideale sognato dalla Meloni è l’impero di Carlo Magno: al quale negli anni scorsi la stessa ha dedicato una festa! Il personaggio di Carlo Magno, violento e guerrafondaio è di per sé poco raccomandabile, ma quello che è più grave è che egli ha sancito l’unione del trono con l’altare. Connubio dal quale i popoli non hanno mai tratto alcun beneficio.
Oggi il paese ideale della Meloni è la Polonia: c’è l’unione della chiesa cattolica con il potere politico, esercitato da due partiti entrambi neofascisti, ma non c’è nessun diritto per il Popolo e tanto meno per le donne!
Non possono neanche abortire!
Per quanto riguarda gli esponenti di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli e Francesco Torselli, che si sono lamentati del linguaggio usato dal professore di Siena nei confronti della Meloni, c’è da dire che essi fanno parte della nidiata dei neofascisti, cresciuti all’ombra di Achille Totaro, provocatore neofascista di provata fede, che per oltre 30 anni ha insultato i Partigiani e la Resistenza. Per queste persone i Partigiani sono “vigliacchi ed assassini” frasi che essi ripetono in ogni occasione.
I loro ideali sono i “franchi tiratori Fiorentini”, cioè coloro che durante la battaglia di liberazione di Firenze, sparavano dai tetti alle persone che erano in fila a prendere l’acqua alle fontane pubbliche. Questi “franchi tiratori” non difendevano l’Italia bensì Hitler. Questi esponenti politici neofascisti che chiedono provvedimenti disciplinari contro il professore di Siena, sono gli stessi che ogni anno rendono omaggio ai caduti di Salò: vengono retribuiti dallo Stato Italiano, ma esaltano la repubblica fantoccio di Salò! C’è un’Autorità in grado di intervenire!
Se è vero che nessuno deve essere offeso, è altrettanto vero che non devono essere offesi i Partigiani, che hanno fatto l’Italia. La stampa “libera” è in grado di chiamare le cose con il loro nome: la Meloni conduce da anni un’opera capillare di riabilitazione del fascismo e del nazifascismo. Come se la vergogna del monumento al criminale di guerra Rodolfo Graziani, costruito ad Affile (Roma) negli anni scorsi non fosse sufficiente, si è aggiunta di recente “l’opera gloriosa” di un assessore della Regione Veneto di Fratelli d’Italia, che ha cantato su una TV privata la canzone “faccetta nera”.
In nessun altro paese europeo sarebbe possibile esaltare il fascismo ed il nazifascismo.
Oggi viene esaltata l’impresa coloniale fascista da parte di un esponente politico pagato dallo Stato Italiano. Di questa “impresa” si conquista di un altro popolo gli Italiani dovrebbero vergognarsi, in quanto in Etiopia hanno provocato circa 500.000 morti, secondo fonti Etiopi, hanno operato la segregazione razziale ed hanno schiavizzato le donne.
E’ giunto il momento di rispettare la Costituzione: il neofascismo deve essere proibito in tutte le sue espressioni!
Francesco Mandarano (pacifista non violento)