“Il lupo perde il pelo ma non il vizio” potremmo sostenere con lo scrittore Saviano che persevera nel mettere in atto azioni non in linea con la correttezza.
Lo scrittore, infatti, in altre occasioni ha dimostrato poca serietà da essere diffidato dal “Centro siciliano di documentazione “G. Impastato” per “affermazioni contrarie alla verità storica che ledono l’identità e l’immagine del suddetto Centro di ricerca e di studi, oltre che dei familiari di Giuseppe Impastato (la madre Felicia Bartolotta deceduta nel dicembre 2004, il fratello Giovanni e la cognata Felicia Vitale), assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 dalla mafia con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia nel territorio di Cinisi (PA) nel corso della campagna elettorale.” “Saviano, però non ci sta e querela per diffamazione, ma perde. A sconfessarlo pure Umberto Santino, presidente del Centro siciliano di documentazione “G.Impastato”. Così il Gip barbara Callari non ha potuto far altro che dar torto a Saviano. Del resto, a quanto i parenti di Peppino tra cui la cognata Felicia Vitale e suo marito Giovanni, fratello di Peppino, più volte hanno detto di non aver mai fatto alcuna telefonata a Saviano né loro né la madre. «La madre di Peppino non aveva il telefono e faceva le telefonate tramite me. Non mi risulta che abbia telefonato a Roberto Saviano. Faccio notare che mia suocera è morta nel 2004 e il libro Gomorra è uscito nel 2006», raccontava Felicia Vitale. “
La tenacia dello scrittore nel non attenersi su come vanno le cose le si riscontrano, anche, sul fronte Medio-Orientale, tanto da ricevere un video-messaggio da “Vik” Vittorio Arrigoni in persona che lo contesta su alcune gravi affermazioni di Saviano. Vik pochi mesi dopo, purtroppo, veniva sequestrato e ucciso da uno strano commando come ben descritto nel servizio della RAI.
Vediamo, nostro malgrado, che la reiterazione a deformare lo stato delle cose sia diventato un leitmotiv per lo scrittore come sotenuto nell’articolo sottostante…
MOWA
Roberto Saviano, il Venezuela e i veri bersagli da colpire di chi vuole oggi difendere la causa degli ultimi
Pochi giorni fa Roberto Saviano ha deciso di scrivere un articolo sul Venezuela e ha emesso delle vere e proprie sentenze senza palesare il minimo dubbio nel suo racconto: “Diosdado Cabello è sotto inchiesta per narcotraffico e riciclaggio di denaro. È il presidente dell’Assemblea Nazionale, il parlamento venezuelano.
L’agenzia antidroga federale degli Stati Uniti (DEA) sta svolgendo un’indagine su altri sei alti funzionari dello Stato per lo stesso capo d’accusa, secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal in un’inchiesta che ha destato non poco scalpore. L’inchiesta, partita due anni fa e tuttora nel piano delle indagini, si basa su dichiarazioni di ex trafficanti, militari disertori e di alcuni informatori che hanno potuto osservare da vicino la cupola del presidente venezuelano Nicolas Maduro”. E ancora: “Esistono ampie prove a testimonianza che sia Cabello uno dei capi, se non il capo stesso, del cartello, ha riportato The Wall Street Journal”. E infine: “Cabello ha querelato il quotidiano venezuelano El Nacional, nella speranza di riuscire a imbavagliare la stampa”.
“Cupola di Maduro”, “Cabello uno dei capi, se non il capo stesso del cartello”, “imbavagliare la stampa”. Saviano è un crescendo, una meravigliosa iperbole di accuse e falsità.
Sull’AntiDiplomatico vi abbiamo scritto nel corso di questi mesi delle menzogne infamanti e totalmente false contro il presidente dell’Assemblea Generale del Venezuela, Diosdado Cabello, e non serve ripeterle oggi che Saviano decide di rilanciarle nei suoi spazi di comunicazione. Se avete pazienza e curiosità di leggere questi articoli che vi abbiamo selezionato non farete molta fatica a capire che si tratta di uno stratagemma politico volto a creare le condizioni per un cambio di regime a Caracas, attraverso una destra fascista che ha usato tutte le tecniche possibili per destabilizzare il paese al suo interno. In questo contesto, gli articoli del New York Times, lo stesso giornale che nel 2002 incitò il colpo di stato contro Chavez, di ABC e di El Pais in Spagna sono funzionali a questo schema chiaro che gli Stati Uniti utilizzano ripetutamente, da ultimo in Ucraina con il colpo di stato di Maidan. In tempi orwelliani, apprendiamo che anche Roberto Saviano ha formalmente deciso di unirsi alla diffusione della menzogna di massa.
Argomenta correttamente Fabrizio Verde come in questa vicenda grottesca di Cabello un ruolo cruciale lo gioca l’informazione. Senza dilungarsi, basterà citare un dato significante fornito dal Ministro degli Esteri del Venezuela, Delcy Rodriguez: in Spagna, secondo un recente monitoraggio dei mezzi d’informazione, quando viene affrontato il tema Venezuela, nel 71% dei casi si tratta di notizie negative o dispregiative, per il 29% notizie neutrali, mentre alle notizie positive i media iberici dedicano lo 0% delle notizie. “Per comprendere meglio la questione, adesso, dobbiamo porci alcune domande: se il dirigente bolivariano è realmente il capo di questa organizzazione composta da alti ufficiali venezuelani, perché sino a questo momento nessuno dei narcos ha lanciato accuse contro Cabello? Perché non vi sono evidenze, fotografie, intercettazioni, riguardanti questo cartello? Come mai questa indagine è l’unica nel suo genere a basarsi esclusivamente su ‘rivelazioni’ fornite da due latitanti venezuelani – Rafael Isea e Leasmy Salazar – dapprima spariti e poi riapparsi negli Stati Uniti per sottrarsi al corso della giustizia venezuelana? Infine, perché gli Stati Uniti non hanno mai preso alcun provvedimento contro l’ex presidente colombiano Uribe che in una lista della DEA, risalente ai primi anni ’90, figurava tra i narcotrafficanti più pericolosi al mondo (n.82) dietro al celebre Pablo Escobar (n.79)?”
Una notizia che forse vi è sfuggita, anche perché Roberto Saviano non l’ha giudicata meritevole di essere riportata sull’Espresso o su Repubblica dove scrive, è che in Venezuela è stato recentemente sventato un secondo colpo di stato, dopo quello del 2002 contro Chavez, organizzato da quella destra fascista di cui parlavamo prima e ampiamente preparato e finanziato dall’esterno, Stati Uniti e Spagna in primis. E’ una coincidenza che le accuse contro Cabello vengano pompate sul New York Times e ABC, che Saviano nel suo articolo definisce “conservatore”, ma è coservatore più o meno come il Secolo d’Italia? Per lui sicuramente un caso.
Scriveva Eva Golinger mentre a Caracas era in corso il colpo di stato e in Italia non sapevate nulla. “In Venezuela c’è in corso un colpo di stato. I pezzi si stanno sistemando come in un brutto film sulla CIA. A ogni punto di svolta viene rivelato un nuovo traditore, viene fuori un tradimento, pieno di promesse di rivelare la prova inconfutabile che giustificherà ciò che è ingiustificabile. Le infiltrazioni sono incontrollate, le voci si diffondono come un incendio furioso, e la mentalità del panico minaccia di prevalere sulla logica. I titoli urlano pericoli, crisi e fine imminente, mentre i soliti sospetti dichiarano una guerra segreta alle persone il cui solo reato è quello di essere il guardiano del più grosso contenitore di oro nero del mondo”. Ma in Italia non arrivava nulla, al massimo leggevamo dell’editoriale del New York Times o degli attacchi di ABC a Diosdado Cabello di essere un boss della droga per le accuse di Leasmy Salazar, in servizio al tempo del Presidente Chavez, reclutato poi dalla DEA e che ora sta diventando“ la persona preziosa” nella guerra di Washington al Venezuela. “Sono note le azioni di disinformazione del NYT sul Venezuela e poi l’uso di un personaggio come Salazar che era noto a chiunque fosse vicino a Chavez come una delle sue guardie leali, come una forza per screditare e attaccare il governo e i suoi capi, è una tattica della vecchia scuola dell’intelligence, una tattica molto efficace: infiltrate, reclutate e neutralizzate l’avversario dall’interno o con uno dei suoi. In Venezuela vi è un nuovo tentativo di colpo di stato, come avvenne nel 2002 contro l’allora presidente Chavez. Oggi l’arma scelta è quella, come nel caso della Russia di Putin, del crollo dei prezzi petroliferi decisi dall’Arabia Saudita (Usa). Un’arma a doppio taglio visto i fallimenti e licenziamenti di massa nel settore energetico americano, ma che serve ad eliminare uno dei pochi governi in grado di dire no alle politiche di Wasghington.”, concludeva Golinger. Chiaro no?
Non ci sono riusciti con un colpo di stato diretto e quindi l’amministrazione americana è passata al piano B: un colpo di stato indiretto che si chiama guerra economica. E, a tal fine, sono entrate in azione le sanzioni attraverso il decreto della vergogna del presidente americano Barack Obama. Colui che è alla guida di un paese che dall’inizio dell’invasione in Iraq, in violazione di ogni norma internazionale e di umanità, ha causato la morte di un milione di cittadini iracheni, ha avuto il coraggio di definire il Venezuela una “minaccia alla pace”. Quel Venezuela che da quando Chavez è divenuto presidente del paese nel 1999 si è mostrato – insieme all’organizzazione regionale creata nel 2003 ALBA con Cuba e in cui oggi risiedono principalmente Nicaragua, Ecuador e Bolivia – l’unico coerente esempio di pace e rispetto dell’integrità sovrana dei popoli nel mondo (guardate questo video ad esempio), viene giudicato “una minaccia alla sicurezza” dalla potenza che (dati 2012) detiene oltre 8 mila testate nucleari.
Contro quest’infamia che farebbe sorridere se solo esistesse una stampa libera nel mondo “libero”, si è tuttavia mobilitato un intero continente, quello dell’America Latina, che nell’importante e recente Cumbre di Panama si è compattato nel difendere la sovranità del Venezuela e accusare gli Usa di indebita ingerenza. Ed anche in questo caso il piano di Washington è miseramente fallito anche per una mobilitazione popolare mondiale che in pochi mesi ha prodotto la raccolta di oltre 11 milioni di firme per chiedere ad Obama di abrogare questo decreto a-storico, a-morale, incivile e tipico di un regime che ha ormai perso ogni riferimento con la storia. 11 milioni di firme nonostante in Italia non abbiate saputo nulla, anche perché Roberto Saviano non l’ha giudicato meritevole di essere riportato come notizia sull’Espresso o su Repubblica dove scrive.
Nel frattempo e nonostante l’attacco sistematico del mondo “libero”, il Venezuela ha proceduto ad aumentare i salari del 50% agli insegnanti (mentre Renzi in Italia distruggeva la scuola); il salario minimo legale dei lavoratori venezuelani è in continua crescita dal 1999 e si mantiene l’88% oltre l’inflazione. Più in generale, negli ultimi dieci anni della Quarta Repubblica (1989-1999), l’epoca pre-Chavez, oltre 10 milioni di venezuelani soffrivano la fame. Oggi, il 94% della popolazione può sostentarsi con tre pasti regolari al giorno. Per fare un parallelo con il mondo libero e sviluppato che conosciamo: in Italia ci sono sei milioni di poveri e in Grecia tre cittadini su cinque vivono in povertà. Ma, anche di questi dati del Venezuela, in Italia non sapete nulla, anche perché Roberto Saviano non lo giudica meritevole di essere riportato come notizia sull’Espresso o su Repubblica dove scrive.
Molto stranamente, tuttavia, quando il presidente della Republica bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, annuncia una sua visita a Roma, Roberto Saviano se ne esce con un’inchiesta infamante creata ad hoc dalla peggiore stampa internazionale per screditare il paese che oggi rappresenta una speranza di un modello di sviluppo alternativo possibile, diverso da quello che ha prodotto la catastrofe umanitaria in corso nei Pigs o le morti razziali sulle strade di quegli Stati Uniti dove vivono 15 milioni di bambini sotto la soglia di povertà – tra i Paesi considerati sviluppati, solo la Romania ha un tasso più alto di povertà infantile. Tra i mille dati che si potrebbero riportare, inoltre, citeremo solo un ultimo di uno dei templi di quel “capitalismo finanziario” che tanto piace alla stampa nostrana, il Regno Unito, dove un terzo della popolazione ha vissuto sotto la soglia ufficiale di povertà tra il 2010 e il 2013. Lo ha reso noto l’Ufficio britannico per le statistiche nazionali (ONS). Si tratta di venti milioni di inglesi poveri. Venti milioni, ma di tutto questo in Italia non sapete nulla, anche perché Roberto Saviano non li giudica meritevole di essere riportato come notizia sull’Espresso o su Repubblica dove scrive.
Ma, invece, sapete delle indagini della DEA (l’Amministrazione per il controllo della droga americana) contro Cabello attraverso il martellamento del Nyt e di ABC che in Italia vi riportano in continuazione. Da ultimo anche Saviano. Costui però dimentica di scrivere che in un rapporto presentato al Congresso degli Stati Uniti dalla stessa DEA emergono dettagli sul comportamento dei funzionari dell’agenzia durante il loro lavoro svolto in Colombia. La relazione, presentata nel corso di un’audizione davanti alla Commissione di Vigilanza della Camera dei Rappresentanti, ha svelato come membri di organizzazioni paramilitari colombiane hanno donato agli agenti della DEA fucili AK-47. Uno di questi è stato occultato e introdotto all’interno dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Bogotà. L’audizione è stata convocata dopo che lo scorso 27 marzo l’Ufficio dell’Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia (OIG) ha presentato una relazione riguardante delle denunce per comportamenti sessuali inadeguati rilevati in alcune agenzie statunitensi, tra cui figurano la DEA e l’FBI. In questa relazione, l’OIG sostiene che gli agenti dell’Amministrazione per il Controllo delle Droghe hanno utilizzato le proprie case o locali comunque affittati dal governo per «orge con donne a pagamento». Inoltre, in varie occasioni, hanno preso parte a grandi feste con prostitute, pagate dai narcotrafficanti.
Relazioni chiare e certificate tra la Dea, i narcotrafficanti e i paramilitari di estrema destra alle dipendenze dell’ex presidente colombiano Uribe, l’unico presidente dell’America Latina ad aver avallato l’invasione dell’Iraq, che destabilizzano il confine con il Venezuela e che attraverso il commercio illegale della droga finanziano le loro attività. Ma di tutto questo e della lotta serrata che il governo venezuelano ha intrapreso contro questa illegalità “patrocinata” dalla Dea al suo confine – come annunciato da ultimo dal ministro della giustizia venezuelano Vladimir Padrino López – non saprete mai, anche perché Roberto Saviano non la giudicherà meritevole di essere riportato come notizia sull’Espresso o su Repubblica dove scrive.
Ci sentivamo in dovere di questa lunga risposta a Roberto Saviano perché, a differenza della quasi totalità delle persone (o giornalisti se li volete definire così) che filtrano le notizie all’opinione pubblica, gode di un’autorevolezza e di una credibilità conquistata grazie ad un coraggio ed un impegno civile del quale nutriamo grande rispetto ed ammirazione. Se però, oltre alla battaglia contro le mafie in Italia, vuole approfondire altre questioni, come quella ad esempio riguardante il Venezuela, gli consigliamo di leggere prima alcuni articoli di John Pilger, il grande giornalista australiano, una delle poche voci libere ed indipendenti nell’informazione mondiale che su tutto quello che abbiamo scritto in precedenza si esprimeva così: “Gli Stati Uniti sono da due secoli i nemici non dichiarati del progresso sociale in America Latina. Non importa chi ci sia stato alla Casa Bianca: Barack Obama o Teddy Roosevelt; gli Usa non sopporteranno paesi con governi e culture che mettono al primo posto le necessità del loro popolo e che si rifiutano di promuovere o di soccombere alle richieste e alle pressioni degli Stati Uniti. Una democrazia riformista sociale con una base capitalista – come il Venezuela – non è perdonata dai dominatori del mondo. La ‘sopravvivenza’ del Venezuela chavista è una testimonianza dell’appoggio dei venezuelani comuni al loro governo eletto – questo mi è stato chiaro quando sono stato di recente in quella nazione. La debolezza del Venezuela è che la ‘opposizione’ politica – quelli che chiamerei la ‘Mafia di Caracas Est – rappresentano potenti interessi a cui è stato permesso di conservare un potere economico fondamentale. Soltanto quando quel potere diminuirà, il Venezuela si scrollerà di dosso la costante minaccia della sovversione appoggiata dagli stranieri e spesso criminale. Nessuna società dovrebbe avere a che fare con questa situazione ogni anno”. E, in particolare, consigliamo, questo passaggio sulla pseudo “sinistra” liberal che critica la rivoluzione bolivariana: “Questo solleva la domanda: chi sono questi ‘di sinistra’? Sono i milioni di liberali nordamericani sedotti dall’ascesa pretestuosa di Obama e messa a tacere dalla sua criminalizzazione della libertà di informazione e di dissenso? Sono coloro che credono quello che viene loro detto dal New York Times, dal Washington Post, dal Guardian, dalla BBC? E’ una domanda importante. ‘Di sinistra’ non è stato mai un termine più contestato e abusato. Intendo dire è che la gente che vive ai margini e lotta contro le forze appoggiate dagli Stati Uniti in America Latina, ha capito il vero significato della parola, proprio come identificano un nemico comune. Se condividiamo i loro principi e un pizzico del loro coraggio, dovremmo agire in modo diretto nei nostri paesi, iniziando, suggerirei, con i propagandisti nei media. Sì , è nostra responsabilità, e non è stata mai più urgente”.
Solo quando Roberto Saviano si inizierà ad occupare della Mafia di Caracas Est o della Mafia di Bruxelles, Berlino e Francoforte – che ha imposto all’Italia la povertà diffusa, la disoccupazione di massa e l’eliminazione di diritti sociali acquisiti, per tener legato il paese alla trappola dell’euro, dell’austerità e delle “riforme strutturali” – avrà compreso i veri bersagli da colpire di chi vuole oggi difendere la causa degli ultimi.
“Oggi il tempo è dalla parte degli oppressi e contro gli oppressori. Oggi la verità è dalla parte degli oppressi e contro gli oppressori. Di altro non c’è bisogno”. Malcolm X
di: Redazione de www.lantidiplomatico.it
27 May 2015