di Gianni Barbacetto
La disfida tra Silvana Carcano (consigliera regionale Cinquestelle) e Giuseppe Bonomi (amministratore delegato di Arexpo) è arrivata a un punto di rottura. È dai tempi di Expo che la consigliera Cinquestelle chiede di sapere se sono state fatte le bonifiche dei terreni dell’esposizione universale, chi le ha fatte e soprattutto chi le pagherà: i vecchi proprietari delle aree (Cabassi, la Fondazione Fiera, tanti altri piccoli venditori…), oppure i nuovi, ossia Arexpo, e con soldi pubblici, cioè nostri? Per avere risposte, ha chiesto alla società Arexpo il verbale della riunione del consiglio d’amministrazione che ha trattato il problema, nel marzo 2016. Arexpo ha risposto picche. Allora Carcano è ricorsa al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, che le ha dato ragione: ha diritto ad avere quel documento.
Arexpo ha risposto di nuovo picche: benché pubblica (visto che i grandi soci sono il governo, la Regione Lombardia e il Comune di Milano), Arexpo – dicono – è una società di diritto privato, dunque non possiamo rischiare di danneggiare i rapporti con terzi soggetti citati nel verbale, rendendolo pubblico. Al massimo, possiamo fornire un documento illeggibile, devastato dagli omissis. A questo punto la consigliera Carcano ha chiesto al Tar di nominare un commissario ad acta per far rispettare la sentenza e consegnarle subito il documento. Ma Arexpo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato e vuole aspettare il giudizio di secondo grado: se ci ordinerà di esibire il verbale o l’ordine del giorno, lo faremo – dicono – ma a ottobre, quando è fissata l’udienza, e non un giorno prima.
Dietro il braccio di ferro tra Carcano e Bonomi c’è il pasticcio delle bonifiche, uno dei misteri più complicati di Expo. I terreni dove installare l’esposizione sono stati venduti (a caro prezzo) dai privati alla società Arexpo, appositamente costituita, che li ha ceduti ad Expo spa per l’evento. Alla fine, Arexpo se li è ripresi e ha tentato di venderli al prezzo di 314 milioni. Nessun compratore si è presentato. Ora Bonomi ha avviato una complicata procedura di gara per scegliere chi gestirà, insieme ad Arexpo, lo sviluppo dell’area e la sua gestione nei prossimi 99 anni.
Ma – insiste Carcano – i terreni sono stati bonificati? E chi ha pagato? E quanto? Prima di fare i lavori, la società Mm del Comune di Milano aveva valutato che per bonificare fossero necessari 6 milioni di euro. A spenderli è stata la società Expo, che ha fatto le bonifiche (tra il 2013 e il 2014) e le ha pagate, con l’impegno di essere poi rimborsata dalla società proprietaria dei terreni, Arexpo, che si sarebbe infine a sua volta rivalsa sui vecchi proprietari. Ma le analisi di Mm hanno proprio sbagliato: le pulizie dei terreni sono costate ben di più dei 6 milioni previsti. Quanto? Una prima stima diceva 67 milioni di euro. Una valutazione conclusiva ha abbassato l’asticella a 29,5 milioni: questi i soldi che Arexpo si è impegnato a dare a Expo. Per farseli poi restituire dai vecchi proprietari. A cui ha mandato una lettera che sospende la prescrizione: come a dire, occhio, prima o poi ve li chiederemo.
Quando? Perché non subito? E qui la vicenda diventa un giallo. Perché le bonifiche sono state sì realizzate, ma nell’allegro caos creativo della gestione del grande manager Expo Giuseppe Sala (intanto diventato sindaco di Milano) non si capisce più precisamente dove. E ora ciascun proprietario vuole sapere quanto è costata la bonifica del suo terreno, non gli basta sapere la cifra totale. Nessuno vuole pagare un euro di più di quello che è costata la ripulitura della sua area. Intanto i Cabassi hanno denunciato Arexpo per danni: “Si è resa inadempiente all’obbligo di rendicontazione delle attività di bonifica, omettendo di predisporre e inviare la relativa documentazione”. Insomma, un pasticcio. Con il rischio che a pagare, alla fine, siano i cittadini.
il Fatto quotidiano, 23 giugno 2017