L’uccisione di Adil, delegato dei Sicobas, durante lo sciopero della logistica a Novara, ha fatto emergere con drammaticità la pesantezza dello scontro di classe nel nostro paese e dell’attacco a tutto ciò che si muove sul terreno conflittuale, in particolare nei confronti delle organizzazioni sindacali di base e conflittuali.
Ciò che sta avvenendo in questi giorni è il frutto avvelenato di un trentennio di concertazione e di cogestione sindacale attenta a favorire gli interessi padronali a scapito di quelli dei lavoratori e di un clima di inaccettabile repressione del conflitto che ha trovato formalizzazione nei cosiddetti decreti sicurezza.
Le lotte, come quella dove ha perso la vita Adil, sono l’unico strumento in mano ai lavoratori per difendere il proprio lavoro, la propria dignità le proprie condizioni economiche e sociali in un contesto dove i committenti, siano essi multinazionali o piccole e medie aziende locali, gestiscono tramite le cooperative, non solo quelle finte, un sistema di intermediazione di manodopera, lucrando profitti sulla pelle di chi vi lavora.
In questo contesto si è aperta una vera e propria campagna da parte di esponenti dei sindacati concertativi e delle forze di governo per ricondurre strumentalmente il tutto alla necessità (per loro) di rafforzare il sistema concertativo spacciandolo come soluzione del problema quando invece ne è la causa.
Si sprecano infatti le dichiarazioni che chiedono di risolvere il problema della giusta conflittualità sindacale attribuendo a cgil, cisl e uil il monopolio della rappresentanza sindacale e rilanciando la concertazione padroni/sindacati/governo.
Un tentativo corporativo teso a rafforzare il proprio ruolo nella gestione degli ammortizzatori sociali così come negli enti bilaterali e nei fondi pensione. Nelle file di questi sindacati ci si spinge addirittura a contrastare apertamente ogni forma di salario minimo garantito proprio perché una legge dignitosa metterebbe in discussione la (loro) contrattazione. Una contrattazione che vuole continuare a scaricare sui lavoratori i costi della crisi, nella logistica come in molti altri settori dove i livelli salariali sono anche più vergognosi e le tutele inesistenti. Con la loro contrattazione hanno dilatato all’infinito un sistema di appalti e subappalti, nelle aziende private come in quelle pubbliche, che peggiorano ulteriormente le
condizioni contrattuali e la qualità del lavoro come ad esempio nel CCNL “multiservizi” o nel CCNL “cooperative sociali”.
Un sistema di massima precarizzazione che arriva ad assumere a tempo determinato gli stessi super tecnici che dovrebbero gestire il PNRR nella pubblica amministrazione.
La paura che in piena crisi economico sociale, con l’imminente sblocco dei licenziamenti e la sempre più evidente inadeguatezza di un PNRR strutturato sulle necessità uniche del mercato e del profitto, aumenti un conflitto sociale a cui non riescano a fare argine, è ciò che li spinge ad accelerare su questo terreno.
Spetta a noi e a tutto il sindacalismo di base e conflittuale lavorare all’opposto, perché questi disegni non abbiano successo, dando struttura organizzata al conflitto sociale, mettendo al centro alcune chiare parole d’ordine: lavorare meno e lavorare tutti a parità di salario, a uguale lavoro uguale salario, abolizione dei decreti sicurezza, avvio dei processi di reinternalizzazione degli appalti, responsabilità totale del committenti, legge sul salario minimo con cifre dignitose, diritti sindacali per tutte le organizzazioni sindacali presenti nei posti di lavoro.
Il direttivo nazionale lavorerà affinché su questo si arrivi ad una mobilitazione nazionale unitaria del sindacalismo di base e conflittuale, con la proclamazione di uno sciopero generale che interessi tutte le categorie di lavoratori e aggreghi disoccupati, pensionati, studenti.
Direttivo Nazionale SGB
Bologna 21/06/2021