È considerata la più importante fiera degli armamenti strategici del mondo: si tratta di Idex, la kermesse mondiale degli armamenti di Dubai. L’Italia? Presente, e attivissima, con la ministra della Difesa Roberta Pinotti. E la Russia vi annuncia la ripresa della cooperazione tecnico-militare con il nostro Paese.
Idex 2015 (sigla che sta per International Defence Exhibition & Conference), la più lussuosa kermesse mondiale degli armamenti, si avvia alla conclusione (era iniziata il 22 febbraio, chiude i battenti il 26) a Dubai negli Emirati Arabi Uniti (Uae), presso il complesso fieristico di Abu Dahbi.
La fiera, oramai, si candida a essere anche il think tank internazionale della lobby degli armamenti promuovendo ben 15 conferenze (durante le giornate espositive) su svariati argomenti militari come “Interoperatività militare moderna -affrontare le sfide per operare in un mondo globale e interconnesso” o “Mantenere la superiorità sul campo di battaglia mediante le informazioni”, tratteggiando l’esistenza di un’inedita “comunità della difesa” non solo tra alleati ma anche tra semplici conoscenti o ex avversari.
Una comunità, si precisa nella brochure della manifestazione, composta da 600 inviati, il 40% dei quali sono diplomatici, rappresentanti di governi e ufficiali delegati di 33 Paesi.
Per l’occasione si è recata ad Abu Dhabi anche la ministra della Difesa Roberta Pinotti che già nella prima giornata della manifestazione si è segnalata per un intenso attivismo dando vita a una serie di incontri politici di promozione della nostra industria bellica in virtù di una delle caratteristiche di questa manifestazione nota per l’efficacia dei cosiddetti incontri “a margine”.
Il primo di questi incontri “a margine” della nostra ministra è stato, a sorpresa, quello con il Ministro russo dell’Industria e del Commercio Dennis Manturov. Oggetto: il futuro della cooperazione industriale nel campo degli armamenti. Da parte del nostro ministero si è preferito sorvolare sull’evento, nessun comunicato ufficiale, casomai un imbarazzato silenzio.
Secondo un comunicato del dicastero dell’Industria e del Commercio (Minpromtorg) Manturov ha invece espresso «il desiderio che i due Paesi possano continuare a lavorare insieme in futuro, dopo che le sanzioni legate alla situazione bellica in Ucraina saranno rimosse».
Secondo fonti russe Mosca e Roma hanno goduto nel passato di stretti legami industriali nel campo della difesa, quando ministro della Difesa era Sergei Shoigu che descrive il rapporto italo-russo come un “vettore primario” per la Russia. Nonostante le sanzioni tra l’Ue e la Russia, AgustaWestland, controllata da Finmeccanica, ha annunciato nel gennaio scorso che sarebbe stata rispettata la scadenza per la fornitura alla Società russa Rosneft di parti per la costruzione di 160 elicotteri AW189 nello stabilimento Tomolino, nella regione di Mosca, nell’ambito dei programmi stabiliti nel 2010 tra Finmeccanica e la Russian Technologies State Corporation.
Il ministro russo ha rivelato che si è «parlato della necessità di riprendere la cooperazione tecnico-militare. L’Italia e la Russia sono partner di lungo termine in questo settore». «Mi auguro», ha aggiunto, «che questa sorta di pausa abbia termine».
ALLA FIERA DEL MID-EST
Nel complesso Idex 2015 è stata edizione dei record: 1200 espositori da tutto il mondo, ben 32 le aziende italiane specializzate in armamenti per un settore che non conosce crisi e che anzi, per il prossimo futuro, promette bene. Tra queste in grande spolvero colossi come Finmeccanica, Fincantieri, Beretta, Iveco-Oto Melara e Piaggio.
Non solo il Medio Oriente, ma gran parte del mondo, è ormai in fiamme tanto che si può parlare di “una terza guerra mondiale” in corso. Un conflitto permanente, a pezzi, quasi a rate, che garantisce, soprattutto nell’area mediorientale, un lucroso business senza ombra di recessione.
È stato questo il tema del secondo incontro “a margine” del nostro ministro della difesa? Parrebbe di sì, stando al comunicato emesso (ancora una volta unilateralmente) dallo staff dello lo Sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vicecomandante supremo delle Forze armate degli Emirati Arabi che ha incontrato a ruota prima il ministro della difesa francese e poi Roberta Pinotti.
Secondo la nota emessa dal principe il tema dell’incontro è stato sugli «ultimi sviluppi, le sfide e rischi che la regione si trova ad affrontare. Nel corso della riunione lo sceicco Mohammed e il ministro della Difesa italiano hanno riconosciuto la necessità di sforzi concertati e integrati per mantenere la sicurezza e la stabilità nella regione».
GRANDI AFFARI
I 1.200 espositori di quasi 40 Paesi hanno presentato “i loro ultimi prodotti e le offerte nel settore della difesa e della sicurezza su una superficie di 133.000 metri quadrati, che comprenderanno display sia interni che esterni”. Avrebbero potuto essere di più ma, già a novembre gli organizzatori avevano comunicato il tutto esaurito: “C’è stato anche un continuo aumento della partecipazione di espositori degli Emirati Arabi dal 1995 ad oggi”, hanno sottolineato durante la conferenza di presentazione dello scorso 15 febbraio.
Armi di terra, di cielo e di mare. Idex si articola anche con Navdex, dedicato alle navi da guerra e, per la prima volta, Umex, dedicato alla tecnologia militare aerospaziale, con la presenza di colossi come la americana Boeing. La parte del leone, tra le aziende straniere, la faranno proprio gli Stati Uniti con 168 aziende, seguiti da Russia, Cina, Regno Unito, Francia.
Ma sono presenti anche Paesi “caldissimi” come Libia, Sudan, Pakistan, o come Somalia e Yemen. Ci sono poi molti conflitti relativamente piccoli che covano sotto la cenere, ad esempio India e Turchia, anch’essi presenti al gran mercato degli armamenti.
Attualmente le guerre in Siria, Iraq e Ucraina riscuotono l’interesse dei mezzi d’informazione occidentali, ma sono una trentina gli altri conflitti in corso di cui si parla pochissimo e che colpiscono milioni di persone. Secondo recenti dati resi noti dall’Unicef solo i bambini che vivono in aree di guerra sono oggi 230 milioni di cui 56 a rischio vita nei prossimi 12 mesi se non saranno raccolti almeno tre miliardi di dollari di donazioni.
Una stridente contraddizione se si considera che i principali finanziatori dei terroristi dell’Isis (al momento la più ricca organizzazione terroristica al mondo) provengono proprio dai Paesi del Golfo.
L’anno scorso Carlo Cottarelli, designato dal Governo ad analizzare le possibilità di spending review, riferì al Parlamento che l’eccesso di spesa per la Difesa italiana, era di 3,2 miliardi di euro l’anno e che avrebbe raccomandato un taglio di almeno 2,5 miliardi.
Della spending review promessa al momento non c’è più traccia, tantomeno in ambito militare: nel 2015 l’Italia spenderà, per sole armi, 6,5 miliardi di euro: 3,7 miliardi a carico del bilancio della Difesa e i restanti 2,8 a carico del ministero dello Sviluppo economico. Come ha recentemente ricordato il ministro della Difesa Pinotti chiedendo maggiori investimenti per la difesa: «Dobbiamo dare una mano alla nostra industria e alle sue eccellenze, perché questo può portare frutti a tutto il sistema-Paese».
Nel frattempo si è anche appreso da Joe Della Vedova, dell’ufficio del Pentagono responsabile del programma F-35, che l’Italia prossimamente spenderà, per acquistare gli F-35, 13 miliardi di euro. Insomma, se non è zuppa è pan bagnato: in salsa Usa naturalmente. Alla faccia della spending review, e delle italiche “politiche di pace”.
25/02/2015