Si continua, da più parti, a sostenere scioccamente che la destra reazionaria è ricca di valori e di morigeratezza senza tener conto minimamente della storia che parla dell’esatto contrario.
Tant’è che qualche mese fa (16/2/2017) sostenemmo che nessuno di costoro fa eccezione.
Infatti, scrivemmo che:
“…l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, si aprirono ulteriori anni di casualità, tanto da diventare il delfino ufficiale del timoniere del MSI, Giorgio Almirante, che lo aveva designato pubblicamente come suo successore politico; un segretario di partito che, oltre ad essere stato un trucidatore di partigiani, si verrà a sapere, poi, fu un “cliente economico” del massone Licio Gelli e che a pag. 84, del libro “Mercanti di parole: storie e nomi del giornalismo asservito al potere” di Mario Guarino viene descritto così:
“…Il più importante editore, Berlusconi – che nel 1994 e in seguitò affermerà, riuscendo a farsi credere, di essere lui “il nuovo” in politica – fin dagli anni ’70 è dunque immmerso in trame politiche, bancarie e massoniche. Nel dicembre 1976 aveva finanziato – pare con il denaro di Gelli e per puntellare il governo Andreotti – la scissione del MSI. Il partito dei giornalisti Almirante e Fini (a quei tempi politicamente già in forte ascesa) si spacca e perde 17 deputati e 8 senatori…”
Quindi, nulla di nuovo sotto il sole per chi ha buona memoria.
MOWA
Riciclaggio: sequestrate polizze per 1 milione a Fini
La Guardia di Finanza ha sequestrato, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, due polizze vita con un valore di riscatto di 495 mila euro l’una, all’ex presidente della Camera Gianfranco Fini.
Il sequestro è relativo all’indagine che ha portato in carcere l’imprenditore Francesco Corallo e nella quale Fini, ex ministro degli Esteri e leader di Alleanza Nazionale, è indagato per concorso in riciclaggio.
Secondo quanto scrivono gli uomini della Guardia di Finanza, fu Gianfranco Fini a decidere l’acquisto della casa di Montecarlo. I finanzieri spiegano inoltre che “è stata data anche esecuzione a un decreto di sequestro per equivalente di beni per un valore complessivo pari a 215 milioni di euro”.
Va ricordato che l’indagine aveva condotto nel dicembre scorso, all’arresto del re delle slot Francesco Corallo, e altre quattro persone, tra le quali l’ex parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta, ritenute parte di un’associazione dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Secondo il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) è emerso
“un circuito economico fraudolento posto in essere dai sodali i quali si adoperavano, attraverso la costituzione di numerose società offshore, a trasferire, dall’Italia verso numerosi Paesi europei ed extraeuropei, somme di denaro oggetto di peculato, e sottratte alla pretesa impositiva erariale”.
Il profitto illecito del gruppo, secondo gli inquirenti sarebbe stato impiegato da Corallo in attività economiche e finanziarie, in acquisizioni immobiliari, e destinato anche ai membri della famiglia di Elisabetta Tulliani, moglie di Fini, suo fratello Giancarlo Tulliani, e il padre Sergio.
29 maggio 2017