Intervenendo alla trasmissione La Gabbia Open del 18 gennaio 2017, Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Milano, già presidente della Società Italiana degli Economisti, e attuale presidente dell’Accademia dei Lincei, nel rispondere a una pacata domanda del giornalista Oliviero Beha, ha affermato:
“Nel ’92, ’93, ’94 il Paese era in una situazione obiettivamente molto difficile, con l’inflazione che marciava a più di due cifre”
(queste parole sono state pronunciate al minuto 2:33:00 della trasmissione, che può essere rivista sul sito di La7).
I dati Istat mostrano che nel periodo indicato dal professor Quadrio Curzio l’inflazione fu a singola cifra e in calo: rispettivamente, 5.3% nel 1992, 4.6% nel 1993, 4.1% nel 1994. L’ultimo anno di inflazione a doppia cifra in Italia era stato il 1984. Dando per scontata la buona fede del professore, riteniamo però che una sua rettifica sarebbe opportuna, non tanto a tutela della sua integrità professionale, che nessuno di noi mette in discussione, quanto per evitare di gettare ulteriore discredito sulla professione economica.
In un periodo nel quale il dibattito mediatico insiste sul tema della post-verità, fornire una ricostruzione così imprecisa di un periodo storico cruciale per il nostro Paese, spesso citato in relazione alle attuali contingenze economiche e politiche, è obiettivamente un increscioso incidente di percorso. Quella che l’inflazione sia “schizzata” dopo la crisi del 1992 è una post-verità giornalistica volta a orientare il dibattito sull’integrazione monetaria europea (si vedano ad esempio Marvelli e Pagliuca sul Corriere della Sera del 16 maggio 2012). Ribadiamo l’assoluta necessità per la professione economica di non avvalorare dati scorretti e scenari fantasiosi, se non vuole condannarsi all’assoluta irrilevanza, verso cui si è avviata in occasione della Brexit, come rilevato fra gli altri da Andrew Haldane, capo economista della Bank of England. Sarebbe un danno gravissimo, in un periodo storico nel quale un contributo di conoscenza fondato sul ragionamento scientifico rigoroso e su dati veritieri è fondamentale per arginare la marea montante della demagogia.
Il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2017
Alberto Bagnai
Università G. D’Annunzio
Francesco Carlucci,
Università Sapienza
Sergio Cesaratto
Università di Siena
Massimo D’Antoni,
Università di Siena
Mario Nuti,
Università Sapienza
Fabio Petri,
Università di Siena
Paolo Pini,
Università di Ferrara
Gennaro Zezza,
Università di Cassino