Qualcuno, forse, si chiederà perché si insista così tanto su un indumento portato da Matteo Salvini, con il brand di una nota e discussa casa di abbigliamento non valutando, probabilmente, come possa allarmare una certa consonanza (recente?) con Simone Di Stefano, leader di Casapound, come viene riportato nel post sotto.
Dovrebbero, invece, preoccupare i sinceri democratici per i precedenti che vi furono già all’interno di quella sigla politica che fecero scalpore e perdere consenso. Stiamo parlando del caso del leghista Mario Borghezio in Francia, quando dettava ai fascisti d’Oltralpe le tecniche dell’infiltrazione negli altri movimenti politici non rivelando le vere intenzioni dittatoriali.
Tecniche d’infiltrazione in molti partiti o movimenti che vengono prese in considerazione da diversi soggetti e che mentendo alle persone oneste, come è successo nel caso di Emanuele Dessì per il M5S, mettono in discussione la tenuta democratica e le sue regole sulla trasparenza. Ma dovremmo parlare, anche, dei vari Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino, Amedeo Matacena…
Atti minimi e dovuti di vigilanza, per un cittadino se vuole tutelare la Costituzione e la Repubblica democratica nata dalla Resistenza al nazi-fascismo.
Perché essere guardinghi e sollevare la dovuta indignazione, impedendo fattivamente che tali fenomeni criminosi si facciano strada nella democrazia, è un atto dovuto e non facoltativo, in questo particolare Paese che ha già pagato un prezzo altissimo (anche in vite umane) per non avere altre dittature e che, in passato, si erano presentate inizialmente con una faccia di falso perbenismo mentre, poi…
Oppure, come viene ben descritto nell’articolo di Matteo Lunardini nella recensione al libro di qualche anno fa dell’autore Saverio Ferrari
“Fascisti a Milano, da Ordine Nuovo a Cuore Nero, descrive come un mondo in cui nomi e gesta si ripetono nei decenni, anche se spesso con stanchi e macabri rituali. È un sottobosco che oggi si muove tra locali bene e palestre di boxe, tra lamate ai compagni e pistolettate ai camerati infedeli, tra spaccio e vendita di armi. L’innegabile capacità mimetica, proprio come si confà a un soldato politico, permette loro di riemergere in modo carsico dai rivoli putrescenti della storia. Come? Come sempre: infiltrandosi nella pieghe del potere (oggi Lega Nord o Pdl), dividendosi in piccole frazioni pronte ad agire come irrazionali squadracce, cooptando la malavita e scendendo a patti con le mafie. Oppure arruolando politicamente le curve degli stadi. Sono gli stessi, per intenderci, che ogni primo novembre sfilano al cimitero Maggiore (talvolta insieme al sindaco con la fascia tricolore a tracolla) per rendere omaggio, tra labari e bandiere con il gladio, agli aguzzini della Repubblica di Salò.“
MOWA
Salvini allo stadio con brand Casapound, è polemica
Affondo di Anzaldi: Salvini beniamino CasaPound al potere grazie a M5S
Non è passato inosservato il giacchetto indossato mercoledì sera da Matteo Salvini allo stadio Olimpico, durante la finale di Coppa Italia Juventus-Milan. Giubbetto blu con il marchio bianco ‘Pivert’ in bella vista. Non un brand qualsiasi, ma legato a doppio filo con Casapound. L’azienda, nata nel 2015, è di proprietà di Francesco Polacchi, uno dei responsabili del movimento di estrema destra, ed ha numerosi punti vendita in tutta Italia. I capi di abbigliamento, tutti rigorosamente made in Italy, vengono spesso utilizzati dagli attivisti di Casapound.
Le collezioni ideate dall’azienda hanno nomi piuttosto evocativi dell’ideologica che accompagna i movimenti di estrema destra come ‘semiDIO’, ‘fighter’, ‘martialis’ o ‘victores’. Immancabili le polemiche che hanno invaso i social network, con le di Salvini in giubetto Privert. In molti danno del ‘fascista’ al leader della Lega, mentre qualcuno ironizza sull’ipotesi di Salvini ministro dell’Interno e interviene il deputato del Pd Michele Anzaldi che avverte il M5s sull’abbigliamento del futuro alleato di governo.
Va all’attacco il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi. “Salvini veste Casapound – scrive su Facebook -: allo stadio indossava il giubbetto simbolo dei neofascisti, prodotto da un’azienda satellite di Cpi. Il segretario leghista manda subito un segnale al suo mondo di riferimento, mentre tratta la lista dei ministri con Di Maio. Ecco chi arriva al Governo grazie al Movimento 5 stelle, proprio quel partito che qualcuno voleva farci credere fosse diventato la nuova costola della sinistra. Anzi, in queste settimane nel Pd c’è chi ci ha spiegato che la nuova sinistra sarebbe nata proprio dalla nostra alleanza con loro. Chi riesce a passare dalla richiesta del voti del Pd all’alleanza con il beniamino di Casapound ha poco a che vedere con la sinistra. Tutti coloro che hanno passato le ultime settimane ad attaccare Renzi farebbero bene a riflettere e a chiedergli scusa”.
Ma Simone Di Stefano, leader di Casapound, parla di strumentalizzazione: ‘La Pivert, l’azienda che produce il giubbotto indossato da Matteo Salvini ieri sera, è di proprietà di un nostro responsabile da anni. Ma non vedo alcun nesso politico. Quella messa in atto è assolutamente una strumentalizzazione’. ‘Alla vigilia della formazione di un governo importantissimo, l’unica cosa che sembra interessare è il giubbotto di Salvini – sottolinea Di Stefano – Che in passato ci siano stati rapporti tra noi non è un segreto: abbiamo fatto iniziativa insieme al teatro Brancaccio di Roma, sono salito sul palco insieme a lui a Piazza del Popolo di fronte a migliaia di persone’. ‘Il brand è molto diffuso – conclude il leader di Casapound – non è ad uso esclusivo di ambienti estremisti di destra. Molti attivisti dei movimenti cosiddetti sovranisti preferiscono quel marchio perché completamente ‘made in Italy”.
10 maggio 2018