Se fosse vera la notizia riportata sotto (e non abbiamo dubbi sull’autenticità delle fonti), dovremmo interrogarci sul perché le varie testate giornalistiche occidentali non si pongono il seguente quesito:
Perché la CIA statunitense dovrebbe avere l’autorità di uccidere nel mondo una persona?
Simpatico o meno che sia è pur sempre una persona e merita di avere il diritto alla vita come tutti noi, magari in prigione ma vivo.
Se fosse il nordcoreano un folle tiranno, come dicono le testate occidentali, perché non ha invaso (annettere) l’altra parte della Corea che è sotto, invece, dominio statunitense?
E, poi, cosa c’entra l’establishment USA (che non sono dei santarelli) nella Corea del Sud? Tanto da influire, in questo paese, nell’elezione dei vari presidenti che poi si scoprono essere corrotti.
La Repubblica Democratica Popolare di Corea, benché non sia un modello, non ci pare abbia fatto guerre con i confinanti se non, invece, annunci di autodifesa… Non dovrebbe essere un paese così terribile visto che riesce a sopportare, come noi, persino il nostro senatore Antonio Razzi.
MOWA
Esisterebbe un piano uccidere, il tiranno nord coreano. Un piano Cia simile a quello che portò alla fine di Osama bin Laden. Lo afferma audacemente il Corriere della Sera.
E adesso Kim Jong-un si muoverebbe prima dell’alba, cambierebbe spesso auto con quella dei subordinati e si mostra di meno. C’è anche una nuova ricostruzione della morte del fratellastro
‘Giochi delle spie’, li chiama il Corriere della Sera che titola informandoci su «Operazione decapitazione», piano spionistico operativo per far fuori Kim Jongh-un, il giovane e testardo dittatore nord coreano, che la testa sulla spalle non l’ha mai avuta molto stabile.
Ne scrivono Guido Olimpio, da Washington, e Guido Santevecchi, da Pechino. Fonti ipersegrete loro, e noi doverosamente ma con prudenza riferiamo.
«Operazione decapitazione»
Un’azione clandestina di assaltatori americani e sudcoreani con l’obiettivo di eliminare la catena di comando di Pyongyang partendo dai vertici. In caso di guerra imminente, ci dicono, ma forse anche per evitarla. Seul avrebbe costituito una unità di élite del suo esercito che si sta addestrando per infiltrarsi a Nord del 38° parallelo. Mentre il Pentagono ha recentemente imbarcato sulla portaerei Carl Vinson che ora naviga di fronte alla penisola coreana, i Navy Seal del Team 6, lo stesso reparto dell’operazione bin Laden conclusa con la sua uccisione.
Ulteriore coincidenza: allora il corpo di Osama bin Laden fu trasportato proprio sulla portaerei Carl Vinson. Per poi finire sepolto in mare, così ci dicono.
La portaerei che seppellì bin Laden
Briefing dalla National Intelligence Agency, lo spionaggio di Seul. «Kim ha messo sotto pressione tutte le sue spie per raccogliere ogni informazione possibile sul piano». Ma intanto, avrebbe cominciato a muoversi all’aperto solo prima dell’alba, niente più Mercedes presidenziale facile bersaglio, ma anonime macchina della scorta. E poi una drastica riduzione delle sue apparizioni pubbliche. L’appuntato delle spie coreane ne ha contate 51 fino all’inizio di giugno di quest’anno, -32% ha contabilizzato l’ufficiale rispetto al 2016. In realtà, altra versione meno dietrologica, i suoi impegni pubblici si erano ridotti già dal 2013.
Vecchia storia nuovo organigrammi
Il fratellastro Kim Jong-nam è stato ucciso con un gas nervino all’aeroporto di Kuala Lumpur a febbraio, e la ricostruzione dell’assassinio firmata sempre da Olimpio e Santevecchi. L’altro Kim era un noto giocatore d’azzardo, frequentatore dei casinò da Macao alle altre metropoli d’Asia. E come James Bond insegna, aveva alle costole un agente della Cia. Spia chiama soia. Gli 007 malesi seguono la Cia che si rivela sospetto amico del Kim fratello nord coreano. Trenino, ma disattento. La sera di quel 12 febbraio Kim torna a Kuala Lumpur, dove il giorno dopo deve prendere un volo che lo riporta a casa, a Macao. Non vi arriverà mai perché sarà avvelenato all’aeroporto con una sostanza letale da due donne, la vietnamita Doan Thi Huong e l’indonesiana Siti Aisyah.
Il Kim fratellastro, la Cia e il gemello RGB coreano
All’indomani dell’arzigolato omicidio si è ipotizzato che Kim Jong-nam sia stato punito per i contatti avuti con potenze straniere, dagli Usa al Giappone. Colloqui che avrebbero allarmato il Kim di Pyongyang, sempre diffidente e paranoico. L’agguato di Kuala Lumpur fa scoprire l’esistenza di un grande network spionistico di Pyongyang per sorvegliare i suoi connazionali in Malesia e aggirare l’embargo per l’acquisto di materiali strategici. L’RGB che agisce in parallelo al Ministero per la Sicurezza di Stato. L’esperto Andrei Lankov, russo che ha studiato all’università ‘Kim Il Sung di Pyongyang e ora insegna a Seul, ha scritto con precisione, compiti e ruoli dello spionaggio nord coreano.
Reconnaissance Bureau of General Staff
RGB al vertice dello spionaggio nord coreano, e spazi minori all’intelligence del partito e a quella del Comitato centrale, nota come ‘Ufficio 225’. Il Bureau ha sei dipartimenti. Primo: training, infiltrazione con sommergibili e battelli speciali, controllo. Secondo: raccolta di informazioni di carattere militare su Sud Corea e Usa. Terzo: guerra elettronica, hacker. Quarto: attualmente non esiste. Quinto: spionaggio all’estero, compreso il target killing e i sequestri di persona. Sesto: aspetti militari (simile al secondo). Settimo: logistica, reperimento di materiale strategico. Ultimo dettaglio dall’intreccio Corea: il fratellastro Kim Jong-nam viaggiava con passaporto diplomatico nordcoreano regolarmente rilasciato a Pyongyang. Era un traditore o una spia o una spia che aveva tradito.
Thriller alla coreana con finale ancora da scrivere.
28 giugno 2017