Francesca Scoleri
Rischio archiviazione per le denunce contro gli ufficiali accusati di aver ostacolato catture eccellenti come quelle di Provenzano e Messina Denaro. Il GIP rinvia udienza a 29 marzo. Comunque vada, sarà una gran desolazione.
Non si può che immaginare cosi la fine del processo trattativa Stato-mafia, sull’onda peraltro, del processo per la mancata cattura di Provenzano per il quale, la procura di Palermo, Nino Di Matteo in testa, ha presentato un dettagliatissimo ricorso in appello nei confronti dell’assoluzione di Mario Mori e Mauro Obinu.
.Desolazione, perché si riscontra come ad ogni passaggio, logica e realtà, raramente si incontrino. Giustizia e Diritto, nemmeno a parlarne.
Verità storica e verità processuale, quasi mai. I cittadini, affetti da mancanza di interesse o da interesse pressoché marginale, colpevolmente ignorano le dinamiche che permettono quella stessa pratica che hanno in odio: il potere la fa sempre franca.
Chi non ha mai pronunciato questa frase ?
E’ sufficiente però, mettere in campo un po’di buon senso per capire come l’ordine delle cose segua una logica perversa e lucidissima. Da un lato, la mancata cattura di Provenzano liquidata sotto la voce “negligenza”, cosi come altri fatti; fra i più eclatanti, la mancata perquisizione del covo di Riina dopo il suo arresto.
Dall’altra, la richiesta di archiviazione per le denunce presentate dai sottoufficiali Saverio Masi e Salvatore Fiducia in merito alle accuse che hanno rivolto ai loro superiori e aventi oggetto continui e reiterati ostacoli ad indagini che avrebbero condotto alla cattura dei boss Provenzano e Messina Denaro.
Una richiesta di archiviazione che non trova plausibile motivazione, soprattutto alla luce di fatti documentati e testimonianze dirette, come quella del generale Nicolò Gebbia che spontaneamente, ha parlato della sua faticosa attività investigativa accanto alle stesse figure, oggi alti ufficiali, denunciate dal Maresciallo Masi, l’attuale caposcorta del magistrato Nino Di Matteo.
Stessi gli ostacoli, stessi i latitanti, stesse le incomprensibili resistenze. L’aumento di gradi presso i negligenti, anche questa è una cosa che balza subito all’occhio attivando semplicemente un minimo di sano buon senso.
Più sono numerose le “negligenze” e più si avanza di grado e purtroppo, non è uno scherzo. Fa rabbrividire la parola “archiviazione” alla luce delle evidenti incongruenze. Davvero si prenderanno la responsabilità, quei giudici, di mettere una pietra tombale – in questo contesto, mi sembra la logica e sensata traduzione della parola “archiviazione” – su fatti che sono chiaramente legati a comportamenti di evidente favoreggiamento nei confronti di super latitanti ancora a piede libero come nel caso di Messina Denaro ?
La regia è sempre la medesima; gli accusati accusano gli accusatori.
E’ successo al colonnello Riccio, che in seguito al suo racconto chiarificatore rispetto a quel che accadde a Mezzojuso, piccolo comune palermitano dove Provenzano stava per essere arrestato se le “negligenze” di Mario Mori non fossero intervenute, si è visto denunciato per calunnia.
Procedimento successivamente archiviato con motivazioni pesantissime, soprattutto viste in prospettiva dell’assoluzione che ha riguardato proprio Mori.
Le parole meno gravi usate dal giudice che ha chiuso ogni procedimento contro Ricco, sono “deliberata strategia di inerzia” a carico di Mori e Obinu. Quindi nessuna calunnia è intercorsa.
Succede oggi a Masi e Fiducia: la sostanza delle loro denunce, oscurata da denunce nei loro confronti.
E fra gli attori presenti sulla scena, lo sguardo va a cadere sull’arbitro, sul giudice; ci si può davvero aspettare che decidano di chiudere per sempre questa pagina oscura, consapevoli di come la latitanza di Matteo Messina Denaro, continui ad oggi indisturbata ?
Le sue tracce sulle orme di fortissimi interessi legati a potenti fiancheggiatori che determinano anche la vita pubblica del Paese. Questo è quel che emerge da considerazioni legati alle attuali piste investigative illustrate recentemente alla Commissione parlamentare antimafia. L’udienza per la richiesta di archiviazione delle denunce di Masi e Fiducia è stata rinviata al 29 marzo.
Ci chiediamo se pesi di più questa spada di Damocle o l’evidente disinteresse di chi conclude che “il potere la fa sempre franca” ma al contempo, non cerca di scalfire questa dinamica sostenendo chi si addossa il pesante carico del coraggio, delle denunce, di un concreto e tangibile percorso verso l’accertamento di fatti che riguardano tutto il Paese.