Un Paese che viene condotto, pian piano, verso la deriva reazionaria non può essere tollerato perché privato, di fatto, di autentici spazi democratici che possano dare vita ad un’opposizione (che si chiami tale), e che respinga il disastro a cui sta andando incontro.
Se non viene rilanciata la parola d’ordine di tutelare la democrazia, rimarranno folcloristici momenti, come segno di Resistenza all’avversione del fenomeno autoritario, come accaduto, ad es., nel bresciano sulla questione razzista; località colpite in modo particolare da tale “disgrazia” culturale.
Salviamo questo Paese dalla finta democrazia pubblicizzata da alcuni partiti e ripristiniamo i valori della Costituzione perché i reazionari stanno smontando, pezzo dopo pezzo, i riferimenti espressi in quella Carta: partendo, magari, nel dare dignità e senso attivo alle persone richiedendo, con forza, il sistema elettorale con il proporzionale puro.
MOWA
di Gaia Mellone
Da un lato la commissione bicamerale aveva promosso un duro giro di vite sui criteri di incandidabilità: le presentarsi alle elezioni non sarà possibile per chiunque abbia accumulato pene per un totale di quattro anni di condanna. Durante la discussione però è passato anche un emendamento giallo-verde che esclude alcuni reati da questa stretta: sono quelli legati alla legge Mancino, alla discriminazione razziale, etnica e religiosa, e alla diffamazione.
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Per Lega e M5S apologia del fascismo e razzismo non sono motivi di incandidabilità
La diffamazione è un reato un po’ inflazionato: sempre difficile distinguerla da libera espressione o critica, e si sa che spesso i politici si lasciano scappare qualche commento di troppo. A far rabbrividire è però l’esclusione degli altri reati dal criterio di incandidabilità. Come quelli legati alla legge Mancino, atto legislativo che nel 1993 sanzionava e condannava gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. In particolare sono state escluse anche le misure previste dalla legge Mancino «in materie di discriminazione razziale, etnica e religiosa». L’emendamento presentato a firma di Gianluca Cantalamessa (Lega) e Michele Giarrusso (Movimento 5 stelle) interviene anche alla «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa». «Nulla impedisce che con la prossima revisione altri reati di particolare gravità possano essere presi in considerazione» ha dichiarato in conferenza stampa il presidente della Commissione Nicola Morra, illustrando ai giornalisti gli articoli del codice penale “esclusi” dal cumulo delle pene.
Il risultato è che macchiarsi di reati d’odio, di apologia del fascismo, di razzismo e discriminazione, oltre alla diffamazione, non rende una persona non degna di presentarsi alle elezioni. Sembrano lontani i giorni in cui i pentastellati sventolavano come una bandiera etica proprio quel codice Antimafia che doveva proteggere il parlamento e il paese.
28/03/2019