Il massacro di 33 mila civili palestinesi da parte del gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu, il suo rifiuto di mettere in atto le disposizioni imposte dalla Corte Internazionale di Giustizia, nonché il suo rifiuto di conformarsi alla risoluzione 2728 del Consiglio di sicurezza rammentano la sindrome di Masada. Un oltranzismo che pertiene più il campo della psichiatria che della politica.
di Alfredo Jalife-Rahme
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È molto improbabile che il primo ministro kazaro Netanyahu, ormai con le spalle al muro, rispetti la risoluzione del cessate-il-fuoco immediato a Gaza [1].
Netanyahu si barrica dietro la sindrome di Masada e sfrutta il clamore del 90% della popolazione israeliana che esige l’eradicazione di Hamas, senza curarsi dei “danni collaterali” (sic), che si traducono in un’apocalisse palestinese che collide con i tre principi del diritto internazionale umanitario: discernimento, proporzionalità e precauzione [2].
Tre anni dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 d.C, Masada fu la roccaforte dove la setta estremista dei Sicari (da cui deriva il termine “sicario”), ossia gli zeloti di Giudea, assediati dalle truppe dell’imperatore Tito, perirono.
Dopo 1951 anni Netanyahu, di origine polacca e che non ha niente in comune con gli autentici ebrei semiti, mette di nuovo in pratica la sindrome di Masada, per rispondere al clamore soverchiante della coscienza umanista universale dei popoli e degli Stati.
Quale sorprendente somiglianza tra gli zeloti dell’anno 73 d.C. da un lato e, dall’altro, i loro emuli neocolonialisti Ben Gvir, ministro della Sicurezza (sic), e Smotrich, ministro delle Finanze del governo Netanyahu!
La sindrome di Masada si è impadronita del gabinetto Netanyahu quando il suo ministro degli Esteri, Israel Katz, prescindendo della risoluzione 2728 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha dichiarato: «Lo Stato di Israele non cesserà il fuoco. Distruggeremo Hamas e continueremo a combattere finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa» [3].
La finora inoperante Corte Internazionale di Giustizia (CIJ), dopo quasi sei mesi di genocidio dantesco ha ingiunto a Israele di facilitare «urgentemente» (sic) l’ingresso degli aiuti umanitari (sic) nella Striscia di Gaza [4], territorio palestinese bloccato da cielo, mare e terra, dove infuria la guerra alimentare che provoca carestia, sete e malattie.
Secondo il Times, giornale vicino alla monarchia globalista britannica e a Israele, il blocco degli aiuti umanitari (sic) a Gaza è un grave errore strategico da parte di Israele, perché l’opinione pubblica mondiale lo percepisce come volontà di affamare deliberatamente i palestinesi assediati.
In accordo con la CIJ, Francesca Albanese, relatrice dell’Onu sui diritti dell’uomo nei territori palestinesi occupati, nel suo rapporto intitolato Anatomia di un genocidio, ha accusato Israele e chiesto «agli Stati di rispettare i loro obblighi e d’imporre un embargo sulle armi, nonché sanzioni contro Israele (…) Quando l’intento genocidario è così evidente, così ostentato come a Gaza, non possiamo distogliere gli occhi; il nostro primo dovere è prevenirlo e punirlo» [5].
Elijah Magnier commenta che «Israele si prepara alla reazione internazionale su Gaza al di là del campo di battaglia» [6] con uno tsunami di azioni giudiziarie che ricordano le inquietanti scoperte della Commissione Goldstone che, sempre per conto dell’Onu, indagò sulle atrocità di Israele, compresi i crimini di guerra, nella guerra di Gaza di 15 anni fa [7].
In Anatomia di un genocidio Francesca Albanese rileva che Israele ha commesso tre atti specifici di genocidio, definiti dalla Carta dell’Onu: ha ucciso membri di un gruppo di popolazione; ha causato loro gravi danni fisici e mentali; ha intenzionalmente creato le condizioni che portano alla distruzione del gruppo. Ha inoltre massicciamente distrutto le infrastrutture di Gaza, compresi ospedali e terreni agricoli, ucciso e presumibilmente torturato migliaia di uomini e di ragazzi palestinesi.
Francesca Albanese vede nell’attuale situazione un’escalation del processo di colonizzazione in corso da molto tempo, nonché di cancellazione (sic): una nuova Nakba, alludendo all’espulsione di massa dei palestinesi dopo la creazione di Israele nel 1948.
Elijah J. Magnier riferisce che Israele ha categoricamente respinto i fatti del dirompente rapporto di Francesca Albanese, definendolo un «osceno rovesciamento (sic) della realtà». Classica sindrome di Masada!
Rachele Marmetti
12 aprile 2024
[1] «El invento (sic) de la “Tierra de Israel”– la “Tierra de Canaan” espoliada–, según el historiador Shlomo Sand», Alfredo Jalife-Rahme, La Jornada, 25 de febrero de 2024.
[2] Normas internacionales. ACNUDH: Protección de los derechos humanos en situaciones de conflicto, Naciones unidas
[3] «Israel says won’t cease fire in Gaza despite UN resolution», Anadolu Agency, March 25, 2024.
[4] “Le misure cautelari della Corte Internazionale di Giustizia”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 30 gennaio 2024.
[5] Anatomy of a Genocide. Report of the Special Rapporteur on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967, Francesca Albanese, Advance unedited version (Non traduit), Human Rights Council, March 25, 2024.
[6] «Israel braces for international backlash over Gaza: Preparing for Battle Beyond the Battlefield», Elijah J. Magnier, ejmagnier.com, March 28, 2024.
[7] «Committee following up on “Goldstone Report” says investigations by Israel and de facto Gaza authorities inadequate. Follow-up on “Goldstone Report”», Human Rights Council, 21 September 2010.