“La storia siamo noi” raccoglie testimonianze e descrizioni di un assassinio “anomalo” accaduto alla fine degli anni ’70.
Nel filmato il lavoro e lo studio fatto da Valerio Verbano sui movimenti dell’estrema destra come i NAR, Terza Posizione, ecc. che lo segneranno alla sua tragica fine.
Descrizione di quanto accaduto a Verbano lo prendiamo da Wikipedia:
“Il 22 febbraio del 1980, intorno alle 12:44, tre giovani armati e coperti da un passamontagna si introducono con una scusa in casa Verbano, al quarto piano di via Monte Bianco 114, nel quartiere romano di Monte Sacro. Spacciandosi per amici del figlio riescono a convincere i genitori di Verbano ad aprire le porte della loro abitazione; una volta introdottisi all’interno dell’appartamento, armati di pistole con silenziatore, i tre legarono e imbavagliarono i genitori che, immobilizzati con nastro adesivo, furono portati nella òloro camera da letto. A quel punto, rimasero in attesa del rientro di Valerio, non ancora rincasato da scuola.
Al suo ritorno, intorno alle 13:40, aperta la porta di casa, Verbano fu subito assalito dai tre. Nella colluttazione che seguì riuscì a disarmare uno degli assalitori e a tentare la fuga attraverso una delle finestre dell’appartamento. Fu però raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla schiena che gli entrò nella spalla sinistra recidendogli l’aorta e facendolo cadere morto sul divano del salotto. Quando gli aggressori si danno alla fuga, nella concitazione, lasciano nell’appartamento un passamontagna, una pistola calibro 38 con silenziatore, un guinzaglio per cani, un paio di occhiali da sole e un bottone di camicia.
Allertati dallo sparo, i vicini di casa accorsi nell’appartamento dei Verbano immediatamente dopo la fuga degli assassini, si attivarono per liberare i genitori e per soccorrere invano il ragazzo che morirà poco dopo, ancor prima di essere caricato nell’ambulanza che lo avrebbe trasportato all’ospedale.
L’omicidio ebbe una grandissima risonanza cittadina, grazie anche alla militanza politica di Verbano. Il 25 febbraio, giorno dei funerali (e del suo compleanno), si registrarono diversi episodi di violenza dei gruppi legati all’Autonomia duramente repressi con cariche e lacrimogeni dalla polizia, fin dentro il cimitero del Verano, dove Verbano fu sepolto. Dalle finestre del commissariato di San Lorenzo, quartiere romano attiguo al cimitero, vengono addirittura esplosi diversi colpi di pistola sul corteo funebre.
Il giorno stesso dell’omicidio, alle 20, arriva la prima rivendicazione, siglata da una sedicente formazione di sinistra, il Gruppo Proletario Organizzato Armato, che afferma di aver voluto colpire una spia, un delatore, un servo della polizia: nel comunicato, l’omicidio viene definito come frutto di un errore, rispetto all’intenzione iniziale di punirlo con la gambizzazione.
Un’ora dopo, intorno alle 21, arriva una seconda rivendicazione a firma dei Nuclei Armati Rivoluzionari, la sigla di punta dell’estremismo di destra dell’epoca: “Abbiamo giustiziato Valerio Verbano mandante dell’omicidio Cecchetti. Il colpo che l’ha ucciso è un calibro 38. Abbiamo lasciato nell’appartamento una calibro 7.65. La polizia l’ha nascosta”. E sempre a firma NAR (comandi Thor, Balder e Tir), verso le ore 12 del giorno dopo, viene recapitata una seconda rivendicazione in cui, pur non parlando esplicitamente dell’omicidio Verbano, si fa riferimento, in modo allusivo, al “martello di Thor che ha colpito a Montesacro”.
Dieci giorni dopo, compare a Padova un ulteriore volantino ancora a firma NAR, che smentisce categoricamente il coinvolgimento del gruppo terroristico nel delitto Verbano. Gli inquirenti, che escludono la veridicità di quest’ultimo volantino, confermarono come rivendicazione più probabile la prima, telefonica, fatta dai NAR. Nel momento dell’arrivo di quella telefonata, infatti, il riferimento al calibro 38 della pistola usata per l’assassinio, effettivamente utilizzata per l’agguato, non era stata ancora confermata nel bollettino ufficiale dell’autopsia, redatto dal medico legale.”
MOWA