da Angelo Ruggeri
Mentre l’Inghilterra darà Assange agli USA dove sarà “giustiziato”, per esercizio dei “diritti umani” di informare i popoli e di questi ad essere informati.
Lo scontro geoeconomico e planetario nella prospettiva storica. Dalla guerra NATO contro Jugoslavia e tramite l’Ucraina contro la Russia, alla risposta militare russa, per un NUOVO ORDINE GLOBALE contro l’attuale ORDINE della geopolitica della accumulazione capitalistica dell’imperialismo angloamericano.
E’ LA NATO CHE IN 30 ANNI DI GUERRE E VIOLAZINI DEL DIRITTO DELL’ONU E DEGLI STATI HA CAMBIATO LE REGOLE DEL GIOCO A CUI ORA SI RIFA LA RUSSIA
SE ALL SANZIONI CHE AGGRAVERRANNO’ LA CRISI ECONOMICA E LA CRISI GENERALE DEL CAPITALISMO, SI AGGIUNGE L’AUMENTO DELLE SPESE DEGLI ARMAMAENTI PER LA NATO (è falso che sono per la difesa europea) VUOL DIRE CHE SI VUOLE RICORRERE ALLA TERZA GUERRA VOLANO DELLA ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA, COME FECE IL CAPITALE FINANZIARIO NEL 1914.
MAGARI RIPETENDO IN UCRAINA LA CONSUETA PROVOCATORIETA SCONVOLGENTE DEGLI USA, TIPO LA STRAGE DI SEBRENICA ACCLARATO FALSO CLAMOROSO, MA CHE SERVI’ COME PRETESTO PER L’INTERVENTO DELLA NATO IN GUERRA CONTRO LA SERBIA.
Angelo Ruggeri
Senza prospettiva storica nulla può essere veramente compreso.
In senso contrario alla ricorrente e banale querimonia della semiscienza politologica e geopolitica “borghese” e della semicultura di assoldati opinionisti, giornalisti, politici e degli opportunisti che non osano dire la verità per non essere tacciato di filo-putinismo (sic), la crisi generale che qui va rigorosamente denunciata riguarda ber altro che il contrasto tra “democrazia” e “antidemocrazia” (che sarebbe in gioco in Ucraina), e ben altro che l’intervento militare russo, ma riguarda la cancellazione del diritto internazionale e il dilagare di una “violenza istituzionalizzata” nella forme di un’Alleanza Nord Atlantica che dispiega le sue proiezioni nelle forme più brutali – da oltre 20 anni -, anche di guerra in ogni parte del mondo e con 2 guerre in Europa: una direttamente in Jugoslavia nel 1999 e una, dal 2008, per procura in Ucraina da parte degli USA contro la Russia, condotte con l’ONU sostituito dalla NATO.
Ricordare i fatti è fondamentale per chi vuole capire
Dunque, nel quadro di una crisi economica e crisi generale del capitalismo, la crisi (Ucraina?) riguarda ben altro che le querimonie di chi non dice la verità per opportunismo o perché da politici e giornalisti altro non sono che AGENTI USA, la crisi vera è quella che arriva ad investire – a causa dei processi di “internazionalizzazione” dei rapporti di potere su scala globale dopo il crollo del c.d. “socialismo reale” – la natura e la funzione stessa del Diritto e delle istituzioni sia internazionali (ONU) che interne agli Stati, che dal 1991 sono stati e vengono regolarmente violati e calpestati, attraverso quell’insieme di DECISIONI, culminate nei drammatici passaggi delle guerre del Golfo e del Kossovo, con l’illegale guerra della NATO contro la Jugoslavia e con l’intervento europeo per “sventrare” la Jugoslavia e poi – violando il principio di sovranità assodato da secoli – sottrargli la provincia serba del Kossovo (come oggi si parla della Crimea e del Donbass).
TUTTI FATTI, questi, che HANNO VISTO PROFILARSI NELLA DOMINANTE CULTURA GIURIDICO-ISTITUZIONALE e NELLA BANALE POLITOLOGIA, UN PROCESSO DI VERA E PROPRIA CONTRAFFAZIONE di tutto quel bagaglio teorico che sia la teoria della democrazia sociale che del binomio pace-giustizia dell’ONU e sia il marxismo, hanno ampiamente denunciato come “mistificatorio” (bagaglio mistificatorio oggi applicato all’Ucraina), con riferimento al nucleo delle questioni celate dietro la formula dei cosiddetti “diritti umani” e del cosiddetto “stato di diritto” , con l’uso apodittico e ideologico che assimila la libertà di mercato ai canoni della democrazia e della libertà in toto.
Formule mistificatorie e ipocrite di cui sopra, che da ultimo vediamo l’esempio degli angloamericani “giocare” sulla pelle di Assange perché ha esercitato i “diritti umani” di libertà di stampa, informazione e trasparenza a favore dei popoli; cioè per aver esercitato gli stessi “diritti umani” nel cui nome l’Inghilterra e gli USA, hanno proclamato guerre, “MISTIFICANDO” che fossero guerre di civiltà, per portare la democrazia, i diritti umani, la sovranità e l’integrità degli stati, ecc. (che ancor oggi si mistifica di difendere in Ucraina … ).
Diritti calpestati – non solo ora con Assange – sotto la guida angloamericana e continuamente: sia prima che durante e dopo i loro conflitti di guerra mistificati con l’ossimoro “guerra umanitaria”; sia col totale rovesciamento del Diritto, persino, del rispetto e integrità della persona umana, violata con carcerazioni, violenze, torture compiute in centri segreti e illegali di detenzione, verso persone ne’ imputate ne’ giudicate da un tribunale. E’ cosi che con queste tipologie di guerre, di violenza e uso della forza, l’imperialismo angloamericano e NATO ha imposto un nuovo e globale concetto di diritto, imponendo nuove regole del gioco, con l’Alleanza Atlantica insediata al posto della Alleanza delle Nazioni (ONU).
Dovendo ricorrere a mistificazioni cosi radicate da oltre un ventennio, il militarismo occidentale a guida angloamericana ha maturato la coazione a ripetere; sicché anche l’Ucraina viene investita o “travestita” ad hoc come “democrazia”, nonostante la sua attuale natura origini da un colpo di stato, da un golpe, che nel 2014 dimise il Presidente legittimamente eletto solo perché non anti-russo, nel corso di manifestazioni in Piazza Maidan, dove il servizio d’ordine era affidato alle formazioni nazi-fasciste. Manifestazioni inscenate, fomentate e dirette con la partecipazione diretta e in loco in Piazza Maidan, di ministri americani dell’amministrazione Obama e ministri del governo tedesco (si veda più avanti i loro nomi), e dove lo stesso Biden risulta abbia tenuto un comizio (Biden che si vanta di essere stato il primo a sostenere la necessità della guerra di aggressione e di distruzione totale contro la Jugoslavia).
L’Ucraina sarebbe “democrazia” solo perché vota, ma col presidenzialismo (come in Russia del resto), anche se la politica è dominata da OLIGARCHI che in forza del loro totale potere sull’economia, comandano, dominano e asserviscono anche la politica, il governo, lo stato, decidendo anche chi deve o non deve essere eletto Presidente? O perché dopo il golpe, il suo successore mandò i battaglioni con i simboli nazi-fascisti ad attaccare le popolazioni disarmate del Donbass, che dissentendo dal golpe dichiararono una propria autonomia? O è “democrazia” perché tali battaglioni dichiaratamente nazi-fascisti sono stati integrati nella Guardia nazionale? O perché in Ucraina sono state chiuse decine di radio e giornali di oppositori, mentre il suo attuale presidente scelto dagli Oligarchi non ha mai fermato i massacri contro le popolazioni russofone del Donbass? O è “democrazia” solo perché il suo governo sta dalla parte della Nato che da anni arma e istruisce i soldati ucraini, per prepararli ad entrare nella Nato?
Conseguenze inevitabili della ventennale strategia angloamericana per sfruttare e occupare lo spazio lasciato dalla caduta dell’URSS
Quello a cui stiamo assistendo con l’intervento russo in Ucraina, non è altro che la prevedibile conseguenza di una ventennale “esclation” della strategia angloamericana, accuratamente preparata per sfruttare la caduta dell’URSS e realizzare un “nuovo ordine globale” angloamericano, volto ad aprire una nuova fase storica e di poteri di comando dall’alto sia internazionali che interni agli stati, in nome dell’esigenza di contenimento degli effetti delle lotte di classe, con la parola d’ordine – lanciata dalla Commissione “Trilateral” del capitalismo – di “ridurre la complessità”, cioè ridurre la democrazia tout court, sia negli stati che nei rapporti internazionali fra gli stati.
Ciò consente di meglio intendere come l’odierno intervento militare russo in Ucraina ALTRO NON E’ CHE IL DOPO DI UNA POLITICA AMERICANA, sorretta in continuità da una strategia ideologicamente ispirata alla mistificante endiade “libertà di mercato-diritti dell’uomo”, che fin dall’800 – fin da quando Marx ha lanciato la sua controffensiva teorica e politica del capitale ed iniziò “Il Secolo lungo” del ‘900 che dura ancora oggi – funge da giustificazione di ogni variabile forma di politica internazionale, di organizzazione e di uso del potere interno e internazionale da parte dei gruppi dirigenti economici e politici del capitalismo e delle borghesie nazionali, proiettate verso un avanzato stadio di internazionalizzazione e conquista di dominio reale potenzialmente globale.
Ma anche dopo 20 anni di dominio assoluto della sola e unica iperpotenza, espressione di un potere imperialistico economico, politico, militare, non tutti i popoli ancora hanno accettato di riconoscersi in una sola, unica e unilaterale forma di civiltà.
Le civiltà come le concezioni del mondo continuano ad essere molteplici, ogni popolo difende la sua civiltà che possono e devono confrontarsi tra loro, come sempre, nella pluralità pluralista, a meno che alcuni pretendano – come gli angloamericani in questi 30 anni – di esportare ed imporre ad altri la loro propria civiltà, come è accaduto e accade ancora attualmente nella fase dell’imperialismo transnazionale angloamericano, che vorrebbe assicurare la pace eterna a tutti coloro che non sono d’accordo o pretendono di identificarsi in un’altra loro e propria civiltà, come anche, e non solo, il caso di una civiltà come quella russa.
La guerra USA Russia nella prospettiva storica
Nella prospettiva storica, l’intervento russo in Ucraina si presenta come una reazione contro una guerra che, pur se non rivela il suo nome, è iniziata oltre 20 anni fa con la prima guerra in Europa e prima guerra della Nato contro la Jugoslavia e da un quindicennio è proseguita con una guerra per procura in Ucraina: una guerra contra la Russia, nella fase dell’imperialismo transnazionale angloamericano volto ad imporre un oppressivo potere di classe, sia attraverso il dominio di un nuovo ordine globale e la sua strategia economica/politica/militare; sia ricorrendo la violenza di ripetute guerre, di cui paradigmatica risulta la guerra di aggressione da parte della NATO e dell’Europa contro la Jugoslavia. Prima, con interventi esterni dell’Europa, hanno rilanciato il nazionalismo e l’hanno frantumata in piccole nazionalità-nazionaliste, poi l’hanno distrutta totalmente con 80 giorni di bombardamenti dal cielo senza un attimo di sosta, di giorno e di notte, specie su Belgrado. Cancellando ogni struttura e infrastruttura civile e riportando la Jugoslavia indietro – dissero – di 50 anni.
Una guerra compiuta sia violando la Carta dell’ONU che la sovranità di uno Stato, invocando, per la prima volta, il diritto di ingerenza “umanitaria”negli affari interni di un paese; sia violando l’integrità nazionale della Jugoslavia, sottraendole una provincia serba. Questi sono i precedenti a cui si rifà e si richiama oggi la Russia sia rispetto alla Crimea sia per l’intervento militare di ingerenza umanitaria in difesa delle popolazioni del Donbass, minacciate di genocidio (14 mila ammazzati in questi anni) da parte dei battaglioni nazifascisti dell’Ucraina.
La Trilateral : sottrarre l’Ucraina alla Russia per impedirgli di contrastare gli USA come unica superpotenza
Una guerra, quella alla Jugoslavia, che è rimasta nell’immaginario post-sovietico della Russia, anche perché la guerra alla Russia è proseguita con l’estensione della Nato e degli armamenti missilistici fino al suo cortile di casa, e poi con la guerra contro la Russia tramite l’Ucraina, in atto da oltre un decennio, con la presenza massiccia anche di armi e addestratori della Nato e con le tre esercitazioni Nato in Ucraina sul confine russo, pure nel gennaio 2022.
Tutto questo per decenni, col dilagare di una provocatorietà e di vera e propria contraffazione, volti alla restaurazione ed estensione del potere di classe, con una vera e propria guerra di propaganda ideologica da parte dei mass media, di cui si sono vantati i governanti americani, Biden compreso, e che porta ad instillare quel senso comune specifico che, storicamente nella fase dell’imperialismo transnazionale, accompagna lo sviluppo del cosiddetto “neoliberismo” (che in realtà è statal/liberismo, perché sostenuto dalle leggi degli Stati), che fin dai tempi di Reagan e della Thatcher, Pinochet, serve a procurare consenso alla repressione, alla militare coercizione delle guerre d’aggressione, e a oscurare sia il fatto che sono forme espressive della lotta di classe, sia che sono la realtà e le radici da cui originano le crisi, i problemi, il rilancio dei nazionalismi e le fobie, come la russofobia attuale simile a quelle di razza, di genere ecc.. Questo in nome dell’imposizione di un nuovo ordine globale del dopo Unione Sovietica e della strategia dell’imperialismo transnazionale angloamericano volto ad escludere l’ONU e mantenere la presa in ogni parte del mondo, non da ultimo ma anzi in primis e da prima in Europa.
Il famigerato Z. Brezinski, direttore della Trilateral capitalistica, scrisse: “il solo modo per impedire alla Russia di tornare una grande potenza è la sottrazione dell’Ucraina alla sua influenza”. Detto e fatto: dal primo tentativo di fare aderire l’Ucraina alla NATO (2008) e ancor più dal “golpe” ucraino del 2014 – guidato, con diretta presenza in piazza Maidan, dalla segretaria di stato aggiunta del governo Obama, Victoria Nuland, dal ministro tedesco degli esteri Guido Westerwel , dal senatore USA John McCain, e dove anche Biden ha tenuto un comizio. Un “golpe” realizzato contro il presidente regolarmente eletto, che ha accentuato una guerra senza nome e la guerra per procura della Nato contro Mosca e di aggressione alle russofone Repubbliche del Donbass, proclamatesi autonome per reazione rispetto al “golpe”, che sono insorte e si sono armate solo dopo essere state attaccate dai battaglioni ucraini con i simboli nazifascisti.
La russofobia mediatica origina dalla formattazione dell’opinione pubblica occidentale come al tempo della prima guerra europea e della Nato alla Jugoslavia e della prima guerra del Golfo, e poi poi quella in Iraq e Afganistan, tramite una decennale e vera crociata ideologica contro la Russia, fortemente rivendicata dagli USA che vorrebbero – lo dicono ai governi UE – sbattere fuori la Russia dall’Occidente, e isolarla per rafforzare il proprio controllo sull’intera l’Europa, anche dell’Est.
Dall’anticomunismo alla russofobia di chi manca di cultura e di conoscenza della Russia contemporanea
SONO GLI ARALDI DI UNA NUOVA GUERRA FREDDA quelli che con toni caricaturali, DEFINISCONO LA RUSSIA una dittatura OSTILE AI VALORI UNIVERSALI, che aspirerebbe a ricostruire l’URSS (sic); e che l’Ucraina è una “democrazia”(sic) perché i grandi “OLIGARCHI” ucraini col crollo dell’URSS si sono fatti CAPITALISTI solo perché non hanno esitato ad depredare e arricchirsi appropriandosi di tutto ciò che era proprietà pubblica di tutti e dello Stato, per farne propria proprietà privata senza pagare un soldo e con ciò da allora gli oligarchi controllano e comandano la politica e lo stato che vuol dire, per usare la metafora di Mao tempo del Vietnam che in Ucraina “è il fucile-economico che comanda la politica” mentre “è la politica che deve comandare il fucile-economico”, come accade in Russia: con il crollo dell’URSS, con Eltsin, all’inizio era come oggi in Ucraina, ma poi con Putin, in Russia è la politica e lo stato che comandano l’economia e gli oligarchi, che infatti subiscono e pagano le scelte e le decisioni fatte dalla politica di Putin e dallo stato russo.
In pratica chiamano l’Ucraina “democrazia” :
1) perché continua ad essere fondata sui furti e l’appropriazione di coloro che hanno rubato tutto quanto prima era proprietà pubblica e di tutti e si son fatti capitalisti, hanno quindi introdotto la proprietà privata (di loro stessi) in tutti i campo dell’industria, della terra, dei servizi anche essenziali, ecc., e quindi – come nel capitalismo occidentale – il profitto, la corruzione, i diritti e il potere di pochi e la povertà dei tanti e di tutti che non avendo potere non hanno nemmeno i diritti e per ciò non possono nemmeno trarre il profittò che resta esclusivamente degli oligarchi; hanno cioè introdotto il classismo più brutale (come avveniva all’alba del “selvaggio” capitalismo) con rapporti sociali e di classe capitalistici, creando pochi super ricchi e sempre più tanti e tutti super poveri e in forza di ciò comandando come gerarchi anche la politica, il governo e lo stato (anche decidendo chi candidare ed eleggere come presidente);
2) perché gli OLIGARCHI E GERARCHI UCRAINI nelle loro “leggi sulla memoria” EQUIPARANO I VALORI DEL NAZISMO AI VALORI DEL COMUNISMO: proprio come, sin dall’approvazione della nostra Costituzione dell’anno 1948 del più lungo secolo della storia, il “SECOLO LUNGO” dell’imperialismo (dal 1880 ad oggi), le forze del capitalismo internazionale erano e sono interessate ad equiparare l’ostracismo al comunismo con la lotta al nazi-fascismo condotta sul piano ideologico e militare anche dall’Unione sovietica e dai comunisti, equiparazione che serve per contrastare i processi di democratizzazione che erano stati avviati dopo la sconfitta del nazi-fascismo, specie in Italia con la Carta della Repubblica di democrazia sociale e delle autonomie sociali e locali-comunali.
Gli USA mirano a mettere le mani sull’intera Europa ponendo fuori da essa la Russia, come ci fosse ancora l’URSS e la “ guerra fredda”
Insomma chiamano l’Ucraina “democrazia” solo perché si riscrive la storia come se l’anticomunismo sopravviva al comunismo, che in Russia non c’è più. Scambiano – come anche da noi – l’anticomunismo con la russofobia, che dipende esclusivamente dall’ignoranza e dalla mancanza di cultura rispetto la realtà russa contemporanea, se non persino da una costruzione manichea e manipolatrice come quella a cui assistiamo con una vera e propria campagna ideologica, su tutti i mass media, impegnati a parlare come se ci fosse o volessero ricreare il clima e i toni della “guerra fredda (tra cui ad es.. si distingue la “voce dell’America” di TV come la 7, il cui diretto Enrico Mentana mostra una unilateralità ossessiva propria di una mente formalizzata per ripetere lo steso luogo comune ed escludere ogni tipo di ragionamento) .
Il progetto Putin non e’ imperiale ma nazionale e di modernizzazione
Per quanto gli USA mirino a rinverdire i tempi della “guerra fredda”, per poter giustificare gli spropositati investimenti militari a favore kombinat militare industriale e della NATO per la quale gli europei si impegnano a dargli altre armi spendendo il 2% del Pil, le basi materiali della “guerra fredda” non esistono più.
Putin afferma valori conservatori della civiltà russa (ognuno ha la sua civiltà da difendere, in nome della quale l’Occidente fa guerre in tutto il mondo): per “un cristianesimo politico legato al “suolo” russo”, direbbe Fedor Dostoevskij.
Il progetto di Putin non è imperiale ma solo nazionale e di modernizzazione, e la sua popolarità sta nella ripresa economica che ha realizzato in un paese che dopo l’URSS aveva perso la metà del Pil e nell’aver fermato la disgregazione dello Stato: due cose che danno fastidio agli USA e alla Germania conservatrice di Merkel e Olaf Scholz, che ha tradito la sua Ostpolitik verso la Russia, perché l’Ucraina è il bacino di mano d’opera a basso costo per le industrie tedesche, di cui vuole impossessarsi.
La UE dei liberisti e “riformisti” da dieci anni e ancor più dopo l’intervento russo in Ucraina, sta perdendo la vera posta in gioco, ovvero la capacità dell’Europa (e del governo Draghi filo atlantico traditore del tradizionale ruolo internazionale diplomatico ed equilibrato, dell’Italia), di dimostrarsi capace di un’autonomia strategica rispetto alla crisi dell’ordine globale anglo-americano e affermarsi come attore indipendente in un mondo ormai multipolare, anziché rassegnarsi al servilismo atlantico verso gli USA.
Dalla crisi degli euromissili alla crisi per l’estensione della Nato e dei missili sui confini russi
L’Europa, invece delle armi a Kiev, usi le sue forti leve finanziarie e politiche verso Kiev per far rispettare la parte politica (nuova legge elettorale, decentramento e autonomie, nuove elezioni, ecc..) degli accordi di Minsk 2, traditi dal parlamento ucraino. E anziché espellere la Russia dal Consiglio d’Europa, si rilanci quel partenariato tra Europa UE e Russia, lasciato cadere e tradito solo perché gli USA pretendono di espellere la Russia fuori dall’Europa, per poter continuare ad impossessarsi del territorio europeo, già da quando, e non a caso, hanno fatto la guerra alla Jugoslavia senza mandato ONU, trasformando la Nato da difensiva ad offensiva e, contemporaneamente, hanno iniziato ad installare i missili a partire dalla Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, rinverdendo la teoria della sovranità limitata dell’Europa dell’Est – teoria attribuita all’URSS dell’ucraino Breznev – e continuato senza sosta ad estendere la Nato e i missili fin sul confine russo coi Paesi Baltici a Nord, anch’essi inglobati nella Nato, in attesa di fare lo stesso con l’Ucraina a Sud, accerchiando definitivamente la Russia.
La reazione militare russa in Ucraina (una delle nazioni mai esistite prima, salvo che dal ’17 al ’20, e che dal ‘19 fu in guerra con la Polonia), va vista e considerata in tale prospettiva storica.
2. CRISI ECONOMICA E CRISI GENERALE DEL CAPITALISMO E DELL’ORDINE GLOBALE ANGLOAMERICANO, NELLA PROSPETTIVA STORICA. ILLEGALITA’ E ILLEGITTIMITA’ DELLA POLITICA USA NELLA FASE DELL’IMPERIALISMO TRANSNAZIONALE DEL “SECOLO LUNGO” DEL CAPITALISMO FINANZIARIO (1880-2022).
Quel che più serve e interessa è porre in una prospettiva storica quello che attualmente accade, così come è in prospettiva storica che vanno poste ed esaminate la crisi economica e l’attuale crisi generale del capitalismo, caratterizzate dalla messa in discussione del modo capitalistico di produzione, egemonizzato dal capitale finanziario e dalle grandi imprese transnazionali che controllano la produzione planetaria, mentre si assiste alla manifestazione della crisi di consenso e di legittimazione del neo liberismo/statalista.
Una crisi non solo di autorità, come direbbe Gramsci, che cioè segnala un distacco delle masse dalla vecchia ideologia dello statal/liberismo, ma che apre scenari di crisi economiche e geopolitiche con possibili sviluppi e di rilancio delle insorgenze sociali e della lotta di classe, di coloro che non credono più all’ideologia ultraliberista della globalizzazione che porta profitti da cui sono esclusi il 99% della popolazione e che in aggiunta ora è quella parte che deve pagare i prezzi elevatissimi delle sanzioni economiche imposte dagli USA e dai paesi Nato.
Sanzioni che ricadono sulle classi popolari e quelle più deboli e povere del proletariato urbano ed extraurbano, che si aggiungono ai costi dell’ineguaglianze sociali e dell’oppressione di classe, di un sistema economico capitalistico, incapace sia di garantire contemporaneamente la piena occupazione e condizioni di vita e di lavoro migliori per le masse, per cui in questi venti anni cercato e cerca ancor più oggi di realizzare il pieno funzionamento del volano di guerra dell’accumulazione capitalistica.
Trovando in questo, per tener sotto controllo il rischio che scoppino lotte di massa e di classe, gli stati capitalisti e dell’“occidentalismo” (ideologia famigerata e criminogena condannata persino dal Concilio Vaticano II), hanno da un lato promosso politiche autoritarie e di mercato e alleanze con stati dittatoriali e fascisti nel Sud del mondo, e dall’altro hanno promosso una cieca disputa nazionalista e acuito i conflitti nazionali per coprire quelli di classe e per poi allearsi con tali nazionalismi autoritari quanto è il presidenzialismo, cripto fascisti e autocratici, come sono quelli dell’Est Europa e persino dell’ex- URSS, oltre che dei Balcani. Mettendo gli uni contro gli altri, rilanciando nuove nazionalità, persino di nuovo conio come anche l’Ucraina, prive di radici storiche.
Nazionalismi di Nazioni minori di piccoli stati regionali che staccandosi dagli Stati nazionali servono a indebolirli a favore dei poteri forti e sovranazionali del capitalismo finanziario internazionale, e ad oscurare la cosa principale, ovvero lo scontro di classe tra proletari di tutto il mondo e la borghesia capitalista nella sua fase imperialista e transnazionale. Per cui, diceva Marx, “men che meno” c’è da occuparsi dei problemi delle nazioni minori, poiché “il principio di nazionalità” che esse sbandierano è un’anticaglia da rigattiere, un ricettacolo di arretratezza sociale e di reazionarismo politico, una fonte di intralcio per il movimento operaio e democratico.
Che nell’Ucraina degli OLIGARCHI, che comandano l’economia, lo Stato, il governo e la politica e che in mille anni non è mai stata una nazione (salvo 3 anni dal 1917 al 1920 per il crollo dell’impero zarista), ci sia qualcosa di somigliante ad un ricettacolo di arretratezze sociali e di reazionarismo politico, lo sappiamo da come hanno fatto un golpe, e come hanno represso e silenziano chi pensa diversamente, dalla soppressione di radio e pubblicazioni di opposizione fatte chiudere da Zelensky il cui consenso era ormai ridotto al 20%, e lo sentiamo anche da come parlano i suoi oligarchi ed esponenti e lo steso Zelensky nel corso dei suoi comizi da remoto, in cui si appella ai nazionalismi autocratici di Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, ecc.., oltre che ai presidenzialismi occidentali, per interventi da terza guerra mondiale nucleare.
Servilismo atlantista
Al di là della retorica del giornalismo da elmetto e del servilismo atlantista dei politici europei che, incapaci di un’autonomia strategica dagli USA da anni accettano tutte le iniziative statunitensi, e si limitano a minacciare restrizioni contro la Russia, mettendo a rischio la sicurezza del continente europeo che non può esserci senza e tanto meno contro la Russia (come vogliono gli USA per rafforzare la loro egemonia in Europa), facendo da spettatori anche sull’Ucraina, rinunciando all’azione diplomatica; al di là di tutto ciò, dunque, va detto che, come la crisi economica e l’attuale crisi generale del capitalismo, questa situazione va vista e analizzata, come sempre, in una prospettiva storica.
Ricordare i fatti in una prospettiva storica è fondamentale per chi vuole capire davvero, e tale prospettiva ci ricorda come vanno viste le trentennali guerre anglo-americano nel mondo e anche le guerre e gli scontri di potenza in atto in Europa dalla prima guerra europea e prima guerra dell’Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico (NATO) e della UE contro la Jugoslavia nel 1999, che possiamo dire che è stata “la grande madre” da cui discendono tutte le vicende politiche e militari atlantiche che si sono succedute sul suolo europeo nei decenni successivi, fino alle attuali vicende e guerra in Ucraina, dal golpe interno del 2014 in poi.
E la prospettiva storica, subito di primo acchito, ci dice che per promuovere la guerra di distruzione totale della Jugoslavia, gli Stati Uniti, la gran Bretagna, i Paesi dell’Europa UE e della NATO, essendo a corto di argomenti, hanno dovuto addirittura ricorrere a mistificazioni coperte da neologismi irrealistici, come la “guerra umanitaria” (sic), d’ingerenza nelle vicende interne di uno Stato, guerra di aggressione della NATO alla Jugoslavia, che da allora costituisce la manifestazione non più ricomposta di una rottura dell’ordine internazionale che senza una risoluzione ONU è sfociata nella prima guerra in Europa dal 1945.
L’emarginazione dell’ONU da parte della NATO
PER LA PRIMA VOLTA in una questione di tale gravità, abbiamo assistito da parte della NATO, all’EMARGINAZIONE dell’ONU, l’unica piattaforma internazionale per la risoluzione dei conflitti e il mantenimento della pace. Con ciò si è dimostrato come da allora in poi gli Stati Uniti non si adattano più all’ONU; nella loro situazione egemonica non accettano più di essere imbrigliati dalle procedure legaliste della Nazioni Unite. Fin dall’inizio degli anni ’90, si capiva che gli USA miravano a privare l’ONU del suo ruolo. Come avvenne con la firma degli accordi di Dayton sulla Bosnia e quelli israelo-palesinesi di Wye River, sotto l’egida americana anziché della Nazioni Unite; e come la decisione di bombardare l’Iraq senza una risoluzione dell’ONU.
Ci si è resi conto così che l’ONU aveva potuto esistere non come si è creduto, grazie ad un progresso civile, bensì semplicemente per la contemporanea esistenza di potenze di dimensioni incomparabili, nessuna delle quali poteva almeno militarmente prevalere sulle altre.
Questo equilibrio è stato rotto con la scomparsa dell’Unione sovietica e, da allora ad oggi, l’imperialismo anglo americano ha potuto dilagare, creando un ordine mondiale a propria immagine e somiglianza, in forza di un’iperpotenza che ha esercitato sul mondo e sull’Europa un dominio schiacciante, nei cinque campi essenziali del potere politico, economico, militare, tecnologico e culturale.
L’attuale ordine mondiale si regge sulla NATO invece che sulle Nazioni Unite
Da allora ad oggi gli USA non accettano di condividere o limitare la propria egemonia, potendo esercitarla pienamente senza che nessuno e nemmeno l’ONU possa o potesse contestargliela. Su questo si è da allora retto il nuovo ordine globale, durante il quale si è spinta in un angolo una potenza nucleare come la Russia, accerchiandola specie militarmente, e che ora è stata costretta a reagire prima che il cerchio fosse definitivamente chiuso, fagocitando e annettendo l’Ucraina alla NATO oltre che alla UE. Di fatto rispondendo sia alle guerre vere e proprie, di bombardamento e missili 24 ore su 24 per settimane e mesi (calcolano 250 mila morti civili nel solo Iraq) che l’imperialismo anglo-americano ha condotto in ogni angolo del mondo, ma rispondendo anche ad umiliazioni e vere e proprie provocazioni (come i missili installati sui suoi stessi confini) ad una guerra più o meno mascherata o sotterranea che USA, UE e NATO, hanno condotto in Europa contro la Russia, proprio a partire dalla guerra di distruzione massiccia della Jugoslavia.(imparagonabile con quella che conduce la Russia in Ucraina) di ogni struttura e sovrastruttura civile e militare.
Una guerra e un atteggiamento furiosamente bellicista scatenato sui Balcani, che ha provocato anche una catastrofe ecologica: distruzione di raffinerie di petrolio con emissioni di nubi tossiche, bombardamento di fabbriche chimiche con inquinamento di fiumi e distruzioni di fauna, lancio di bombe alla grafite che liberano polveri cancerogene, bombe radioattive all’uranio impoverito, bombe a frammentazione che seminano centinaia di ordigni simili a bombe antiuomo (gli USA non hanno firmato il Trattato di Ottawa che le vieta), bombe attive scaricate nell’Adriatico, ecc.. Di tutto questo, che è stato fatto grazie alle basi militari italiane messe a disposizione dal governo italiano di D’Alema e Cossutta, sembra che giornalisti e politici non sappiano, non ricordino e comunque non dicano nulla. Nemmeno dicono che in nome dell’intervento di guerra umanitario si è arrivati a parlare di bombardamenti etici, di guerra giusta, come se la legittima protezione dei kossovari dovesse comportare come è stato la distruzione dei serbi, della Jugoslavia, ecc..
Una guerra di distruzioni senza precedenti e conseguenze ambientali che segna anche il presente
E tutto ciò è stato fatto in nome della ingerenza militare “umanitaria” negli affari interni di un altro stato, che oggi vediamo quanto sia totalmente speculare a quello di la Nato, l’Europa e gli angloamericani si lamentano e condannano solo perché fatto dalla Russia.
Mentre si parla di violazione dell’integrità ucraina, si rimprovera alla Russia proprio quello che è già stato fatto ma viene taciuto, cioè le DUE GRAVI TRASGRESSIONI compiute da USA e NATO: la non accettazione dell’autorità dell’ONU e il mancato rispetto della sovranità e integrità, che nel caso della Jugoslavia costituisce il precedente assoluto, la prima violazione del principio dell’integrità territoriale degli stati, imposti da apparati detentori di un potere incontrollato, che nell’atto stesso di scatenarsi, hanno messo in uso la violenza della guerra come attività di “polizia” nel mondo. Un precedente che non si può più ne’ annullare ne’ superare se si resta nell’attuale ordine globale fondato sulle gravi trasgressioni anglo-americane dell’ordine e del diritto internazionale, dopo la fine del dopoguerra, della guerra fredda con la scomparsa dell’Unione sovietica.
Una guerra di Nato e UE alla Jugoslavia veramente inaugurale di un ordine mondiale di violazione del diritto e crimini di guerra
Ma dopo tutto questo la “globalizzazione” economica e la sua ideologia – l’ultraliberalismo/liberista/statalista in quanto instaurato con leggi degli stati, che è di gran lunga la dinamica principale della formazione sociale del capitalismo, della mondializzazione del suo modo di produzione tramite le imprese transnazionali, oggi egemonizzato dal capitale finanziario che storicamente è fonte dell’imperialismo e il responsabile delle prime due guerre mondiali – gli USA avevano bisogno di completare la globalizzazione capitalistica con un progetto strategico globale, di cui il conflitto del Kossovo ha fornito il pretesto per sancirlo, attraverso la prima guerra della NATO proprio contro uno stato europeo, nel quadro dell’invenzione delle identità nazionali, perseguita smembrando in varie nuove nazionalità e territori la Jugoslavia – come fu anche per l’ex Unione sovietica.
In tal senso la prima guerra NATO è stata una guerra effettivamente di apertura di una strategia che, tra vari passaggi, ha portato tutto quello che è accaduto da allora ad oggi nel mondo e in Europa, fino all’attuale conflitto tra NATO e Russia, tramite un’altra nuova nazionalità, in questo caso post-sovietica, come l’Ucraina, che per anni si è tentato di fagocitare accaparrare tale territorio già sovietico, per incorporarlo ed annetterlo alla NATO, contro la Russia.
Una guerra davvero inaugurale di questo ultimo trentennio, dove, in contrasto con l’enfatica proclamazione del passaggio ad una nuova “post-modernità” capitalistica, liquidatrice dei paradigmi e dell’antitesi tra teorie della democrazia formale e teorie della democrazia sostanziale (che non esiste ne’ nei cosiddetti paesi liberal-democratici ne’ nei Paesi Nato nazionalisti dell’Est Europa, ma si dice manchi solo in Russia), gli “Occidentalisti” detentori di tale potere incontrollato, hanno trascinato il mondo nei vortici di un potere repressivo che ha riproposto come attuale il primato della forza e della violenza di guerra auto legittimata, di cui PARADOSSALMENTE, proprio chi vi ricorre da oltre 30-40 anni, oggi si lamenta se qualcuno come la Russia, vi ricorre costretto proprio da chi ha fatto un uso arbitrario e unilaterale della guerra ovunque nel mondo e di un arbitrale e ingiustificata estensione degli armamenti in Europa, mettendo la Russia con le spalle al muro e per ciò reagisce … Con ciò reagendo anche alla mostruosità di una gestione dell’economia capitalistica e della sua controrivoluzione globale (pseudo liberista) che, per poter sopravvivere, accende nazionalismi pronto a promuovere conflitti geopolitici fin sull’uscio di casa di altri.
L’angloamericano ordine globale misconosce il binomio pace-giustizia, ripropone il primato della forza per sottomettere le altre civiltà.
La Russia reagisce in questo quadro contro l’imposizione di tale totalitarismo imperialistico ”implicitato” in un ordine globale da oltre un ventennio che, con le guerre USA e NATO a partire da quella alla Jugoslavia, trasferisce la relazione legittimità-legalità dall’ambito proprio delle sovranità statali all’ambito dei rapporti transazionali, nel nome di interessi imperialistici che negano o contrastano con l’universalismo del diritto dei popoli e del diritto internazionale della Carta ONU, usando verbalismi apodittici come “umanitaria” e/o “difesa della civiltà”, dove la civiltà è UNILATERALMENTE intesa come la propria “civiltà occidentale”, escludente le altrui civiltà, come la civiltà russa che Putin intende difendere. Contrapponendosi così ai valori della convivenza, perché non si vuole conferire o riconoscere centralità alla storia dei rapporti conflittuali e di lotta di classe, che hanno dato consistenza reale alla contrapposizione dei valori incarnati nelle diverse civiltà e nelle diverse concezioni di classe del mondo, che hanno segnato le vicende dello stato moderno e illuminato la concezione dello Stato e del Diritto nazionale e internazionale, altrimenti vittima di astrazione che occulta le antinomie alimentate dalle opposte ideologie della conservazione/stabilizzazione e della trasformazione/socializzazione nei rapporti di potere sociale e istituzionale.
Perché quello che l’Occidente ancora fatica a riconoscere è che lo scopo della Nazioni Unite, che gli USA e la NATO hanno emarginato da vent’anni auto- legittimando le loro guerre, è correlato alla fondazione del tipo di stato di democrazia sociale in cui, come nel caso italiano, l’endiadi pace e giustizia è inseparabile, come e per ciò il ripudio della guerra dell’art. 11 è inseparabile dal resto della Costituzione, interamente improntata verso la giustizia sociale e la pace, e che definisce il Diritto costituzionale come “Diritto DELLA pace” volto a cancellare la guerra dalle forme del conflitto delle classi intorno all’antitesi conservazione/emancipazione-lotta di classe, che deve continuare nel rispetto di una sovranità intestata non più allo stato-persona ma direttamente alle comunità.
L’unilateralità del potere militare Nato è volto ad imporre l’oppressione di un potere di classe sia politico che economico e sociale
Sicché, non riconoscendo che il binomio pace e giustizia sono inseparabili e che per la prima volta nella storia del mondo occidentale sia divenuto l’asse dell’interdipendenza tra i valori inerenti l’uguaglianza e la giustizia sociale e a tutti i rapporti civili, politici ed economico-sociali come base della legalità conseguente alla legittimazione posta alla base dell’ONU, in condizione di apparente PARADOSSO rispetto alla globalizzazione dell’economia che è pluricentrica, ha presentato l’unilateralità dominante di un potere (anglo-americano) che nelle vesti di una forza militare portatrice di guerra ben al di là dei suoi confini – sia occidentali che euro/atlantici e della NATO nata come “difensiva” dalla minaccia dell’ex URSS –, in concreto ha coniugato e coniuga i contenuti di un dominio che è intrinsecamente espressivo di un oppressivo imperialismo sia politico che economico. Disvelando così le ambiguità celate dalla teoria della “globalizzazione”, volta ad imporre anzitutto con l’oppressione di un potere di classe della forma capitalistica di produzione, i vincoli che poi gli interventi armati e l’estensione del controllo globale tramite l’esponenziale dispiegamento dei sistemi d’arma e missilistici, dal canto loro esplicitano in modo più eclatante tali vincoli, coinvolgendo non solo lo stato volta a volta aggredito ma anche quelli indirettamente trascinati – e anche per un servilismo atlantista come nel caso nostro e dei Paesi UE – nel segno di una Alleanza inevitabilmente subita dagli stati ideologicamente ispirantisi alla logica unificante e gerarchizzante del mercato internazionale incurvato a favore dei interessi geoeconomici/politici/militari del capitalismo a guida anglo-americana.
Per gli Stati Uniti e la Nato, il Kossovo non presentava un interesse strategico nel senso del termine, ma rappresentava ed è stato un pretesto ideale per assicurarsi un risultato a cui conferivano grande importanza, cioè: una nuova legittimazione della NATO, e di un potere che da allora in poi , ha RIPROPOSTO DRAMMATICAMENTE il PRIMATO di UNA FORZA che ha disvelato il RILANCIO DI UNA VIOLENZA CHE SI AUTOLEGITTIMA: COME NELLA FASI STORICHE “PRE MODERNE”, quando si era ben lungi anche solo dal concepire di SOTTOPORRE IL POTERE al DIRITTO, interno e internazionale.
Con ciò USA e NATO hanno da lì creato un precedente e aperto una fase storica di cui non possono lamentarsi se altri come loro ricorrono all’auto legittimazione del proprio potere di intervento militare, a somiglianza e imitazione di quanto hanno fatto la Nato e l’Occidente che hanno auto legittimato la guerra di intervento “umanitario” e difesa della civiltà (occidentale) con cui hanno potuto dare seguito e affermare un potere repressivo e punitivo e l’uso della forza con la guerra alla Jugoslavia, di cui la manipolazione dei media è stato un principale obbiettivo, nonostante che – all’opposto dell’intervento russo in Ucraina – sia stata una guerra di distruzione totale, di ben 79 giorni di bombardamenti su tutti i quartieri delle città, di missili e bombe come quasi un videogioco (come quasi un videogioco ci sono apparse le trasmissioni TV della guerra di aggressione all’Irak col falso pretesto delle inesistenti bombe atomiche di Saddam).
La Nato è sorta come difesa da un attacco dell’URSS, ma scomparsa l’URSS non si è sciolta per proseguire una guerra contro la Russia
Ed è a questi precedenti che bisogna risalire per capire che l’ORIGINE dell’intervento militare russo in Ucraina, fa parte del consolidato contesto di una e attuale nuova fase storica che è stata aperta A PARTIRE DELLE TRASGRESSIONI E DALLA GUERRA COMPIUTE CONTRO LA JUGOSLAVIA DA PARTE dall’imperialismo franco-germanico e angloamericano insediati nella NATO, che trascinano anche Paesi non solo aderenti ma anche subalterni, nei vortici di un potere repressivo e violento, basato sulla forza e una violenza illegale e illegittima, che trae legittimazione esclusivamente dal potere militare e unilaterale della NATO. Questa organizzazione di difesa costituita ai tempi della guerra fredda, era stata concepita per difendersi da un attacco di un avversario ben preciso: l’Unione sovietica. Con la scomparsa dell’URSS, nel dicembre 1991, e dopo il tracollo del Patto di Varsavia, anche la NATO AVREBBE DOVUTO SCIOGLIERSI, per essere sostituita, nell’Europa occidentale, da un’organizzazione di difesa specifica. Ma a questo si sono opposti gli Stati Uniti, perché vogliono rimanere una potenza europea, PER CONTRASTARE E ISOLARE LA RUSSIA sul suo stesso Continente.
E quindi hanno fatto di tutto per rafforzare la NATO ed estenderne l’influenza, a partire dal 1999 quando accolsero Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, e poi senza più fermarsi continuarono e inglobarono nella Nato Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia del nord, Montenegro, Romania, Slovenia, Slovacchia; cioè tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia e tutti paesi dell’ex Jugoslavia – che si è fatto di tutto per frantumarla in staterelli per renderli subalterni alla Germania e al capitale finanziario UE e agli USA; e persino paesi dell’ex URSS.
L’irresponsabile accerchiamento militare della Russia
Tutto questo è stato fatto e concluso, ed ora si aspettava e ci si preparava a fare lo stesso con l’Ucraina – dove c’è un esercito armato americano di 5000 c.d. istruttori, anche adesso durante la guerra – donde l’intervento militare dei russi, memori di quando gli USA volevano scatenare una guerra nucleare per impedire che mettessero bombardieri e missili sovietici a Cuba. Ma memori anche di come USA e Nato hanno approfittato della scomparsa dell’URSS e di quel che hanno fatto con ripetute guerre, dopo la Jugoslavia, all’Iraq, all’Afganistan, ecc.. Sicché TRA LEGALITA E LEGITTIMITA’ USA e NATO non hanno MAI chiesto una qualche legittimazione che non fosse la loro ma semplicemente hanno scelto di AUTO LEGITTIMARSI in nome della forza del più forte e di rendere le guerre invisibili – anche la guerra alla Russia – rimanendo la fonte principale o esclusiva di informazione dei giornalisti.
Indiscutibilmente la Nato anziché sciogliersi doveva esistere in ragione dell’influenza politica che procura agli Stati Uniti l’essere e il restare insediati in Europa, in quanto blocca o almeno condiziona l’eventuale sviluppo di un sistema strategico europeo non solo militare e di partenariato economico e politico con la Russia.
In sostanza, bisogna essere radicali e cioè andare alle radici del conflitto tra NATO e Russia in corso in Ucraina. Alle radici della crisi del Kossovo che ha fornito agli Stati Uniti l’occasione per applicare il nuovo concetto strategico della Nato, poi adottato ufficialmente, secondo il quale anziché agire nel quadro dell’ONU con le complicazioni di consultazioni e pareri delle varie nazioni, sarebbe stato più efficace agire nel quadro della Nato. Sarebbe stato ancora più facile per gli Stati Uniti decidere UNILATERALMENTE (come consentito dalla loro supremazia militare) PER IMPORRE, SOTTO L’IMPERO DEL MERCATO, UN NUOVO ORDINE GLOBALE E LA GEOPOLITICA DELLA ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA nella fase dell’imperialismo transnazionale anglo/americano. Cosa affatto sconvolgente secondo l’ex segretario alla difesa del presidente Clinton, che affermò: “Gli Stati Uniti sono il solo Paese che abbia interessi globale e sono quindi il leader naturale della comunità internazionale” (William Perrj, “La costruzione dell’alleanza per la leadership globale e le dinamiche dell’allargamento della Nato”, discorso del 4 marzo 1996).
Un imperialista impero del male angloamericano
Interventi militari che con la prima guerra Nato alla Jugoslavia e prima guerra europea dal 1945, non solo hanno violato la Carta ONU ma proclamandosi “difensori” della civiltà e “polizia” nel mondo, in primis:
1) hanno messo in discussione la sovranità degli stati che per altro già veniva erosa dalla globalizzazione e dalla sua ideologia ultraliberista, che tendevano ad eliminare i confini, omogeneizzare le culture e ridurre le differenze, tendendo alla costituzione di un imperialista impero universale, americano, attraverso l’estensione dell’economia di un mercato che provoca una serie di balcanizzazioni-libanizzazioni che producono la distruzione delle prerogative regolatrici degli stati nazionali. Ovvero il disegno anglo-americano, rispetto al quale l’intervento Russo in Ucraina costituisce un ostacolo e una zeppa, era e resta quello di realizzare su scala planetaria e sotto l’egida dell’Occidente, l’instaurazione di “sovranità limitate” simili a quelle che negli anni ‘70 si diceva che l’ucraino Leonid Breznev e l’URSS volevano instaurare negli stati dell’area del “socialismo” o “capitalismo” di stato. Mettendo in conto in tal spirito anche la resurrezione della vecchia figura coloniale del “protettorato”, come già si era previsto per la Somalia nel 1991 e come in realtà si è fatto in Bosnia e in Albania e poi nel Kosovo dopo la guerra. Infatti:
2) in nome dell’ingerenza umanitaria nel territorio di altri stati, Nato, Ue e Occidente hanno cassato il principio di sovranità che autorizza un governo a regolare i propri conflitti interni di uno stato. Un principio che datava ormai da due secoli, volato in frantumi il 24 marzo 1999 con l’attacco alla Jugoslavia, di cui alcuni stati europei dissero “tanto meglio”, perché cosi altri stati potranno intervenire per soccorrere le vittime di abusi contro i propri cittadini: in tal caso la sovranità non merita di essere rispettata, come si è detto in riferimento alla Jugoslavia, solo che ora gli occidentali autori di tale violazione e ragionamento si lamentano del fatto che Putin e la Russia hanno fatto lo stesso ragionamento per intervenire in Ucraina per soccorrere e difendere le vittime di abusi contro i cittadini del Donbass e altri russofoni.
I due pesi e due misure occidentali rispetto agli interventi armati e alla sovranità e integrità degli Stati
Dunque, come al solito e come era facilmente prevedibile, il concetto di intervento umanitario non sfugge al principio dei due pesi e due misure. Sicché se a compiere tale intervento è quella che in tal modo è diventata una iperpotenza che esercita sul mondo un dominio schiacciante, allora va bene, come appunto nel caso degli interventi USA in Jugoslavia, Afganistan e in Iraq, dove Gran Bretagna e USA hanno continuato a bombardare quotidianamente senza alcun mandato internazionale, anche quando Francia, Russia e Cina per ragioni umanitarie volevano una sospensione dell’embargo che aveva già causato direttamente e indirettamente la morte di centinaia di migliaia di civili . Ma se qualcun altro, si rifà allo stesso concetto di intervento umanitario, come ad es. a favore e sostegno delle popolazioni del Donbass, allora il principio umanitario viene destituito a pura fandonia …
Tra le GRAVI TRASGRESSIONI compiute da USA, Europa e NATO c’è anche quello che costituisce un altro precedente storico che vale per l’oggi attuale: la violazione del principio di integrità degli stati che è stato fatto con la separazione della provincia serba del Kossovo dalla Jugoslavia, imposto da apparati del potere autoritario armato di Nato, Francia e Germania (tra i primi a fomentare e sostenere la frantumazione della Jugoslavia per annettere la Slovenia alla sua influenza), tutti quanti sotto l’egida angloamericana che limita la sovranità di tutti i paesi dell’Europa dell’Ovest e dell’Est, specie e appunto da quando nel 1999, l’Alleanza atlantica, ha dato corso contemporaneamente ad una duplice trasgressione compiute in nome dell’intervento di guerra umanitaria, cioè: la violazione della sovranità e la non accettazione dell’autorità delle Nazioni Unite-ONU, mentre nello stesso tempo entrava in guerra contro la Jugoslavia. Con ciò persino cambiando la natura stessa dell’organizzazione da alleanza difensiva ad offensiva; e rinverdendo per i paesi europei, appunto, la brezneviana teoria della sovranità limitata, ha iniziato il suo all’allargamento militare ad Est, nell’Europa dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia, continuato senza sosta, fino ad arrivare alla fin fine a porre sistemi d’arma e missili della Nato sullo stesso confine della Russia coi Paesi Baltici, a Nord e senza nascondere l’intento di fare lo stesso sul confine Sud della Russia con l’Ucraina, dove per altro l’esercitazione militare Nato, non per caso titolata “Anaconda”, svelava l’intento di avvolgere, stritolare e soffocare la Russia, come fa il tale animale.
Invece della fine della storia, aperti nuovi scenari di guerra per il dominio del mondo
Lo scontro sull’Ucraina e l’intervento militare Russo è parte implicitata dello scontro di guerra contro la Russia avviato dagli USA e dalla Nato fin dall’indomani della scomparsa dell’URSS che aveva convinto gli USA di poter ormai fare tutto ciò che volevano nel mondo; ed é uno scontro con cui la Russia tenta di difendere la sua sicurezza, cercando e mettendo in discussione il nuovo ordine globale imposto dal 1999, durante il quale , nel perpetuarsi di una crisi generale del capitalismo, gli USA e la NATO – che non hanno mai smesso di proseguire nella crescita esponenziale sia delle spese per gli armamenti che del militarismo – come dimostrato
in Jugoslavia, Iraq, Libia, ecc., che stanno a dimostrare che per la Nato e gli USA, l’esercizio del potere repressivo e punitivo della forza e della violenza militare non può e non deve più limitare e tanto meno essere sottoposto al Diritto internazionale e degli Stati, (nemmeno al diritto della loro sovranità e integrità territoriale)
Pretendendo anzi che il Diritto si mostri proclive a considerare semplificata l’impostazione dei problemi della convivenza soprattutto internazionale, accettando in nome di una c.d. globalizzazione che questa venga assunta come condizione di una omogeneizzazione con le istituzioni, la politica, la vita sociale e i costumi dell’occidente, anche nei luoghi e paesi in cui più acuta si presenta la contraddizione di classe e sociale, attraverso l’uso apodittico della ideologica sovrapponibilità tra “libertà” dei mercati e “libertà” tout court, Ma essendosi trovati a corto di argomenti non hanno esitato a ricorre addirittura a mistificazioni coperte da neologismi irrealistici (come definire “umanitaria” ogni loro guerra!!), di fronte al manifestarsi di rotture dell’ordine internazionale e degli stati divenute ricorrenti per iniziativa di quegli apparati detentori di un potere incontrollato, al cui protagonismo si deve l’uso della guerra come forma di un’attività di “polizia” del mondo, come propugnato e perseguito dalla strategia anglo-americana, dopo la caduta dell’URSS.
Sicché proprio in rapporto e di fronte all’intervento militare russo in Ucraina, QUELLA CHE OGGI VA DENUNCIATO nei termini più perentori – ma in modo che non resti chiuso in ristretti circoli culturali di vario genere, per coinvolgere finalmente le masse alla più piena consapevolezza, di quello che è avvenuto dalla caduta dell’URSSS – appunto) è stato lo squadernarsi della pretesa che ogni cosa e in primis il Diritto internazionale devono essere in rapporto funzionale rispetto alle dinamiche provocate dalla formazione sociale del capitalismo.
La furia USA che ha fatto saltare ogni tipo di partenariato tra Unione europea e Russia
Ovvero quello che va denunciato perentoriamente riguarda il significato che – anche dal punto vista “culturale” – è venuto assumendo da parte dell’occidente Nord atlantista, l’uso incontenibile della ideologia manipolatrice di ogni teoria sociale, politica e giuridica, è venuta assumendo la strategia anglo-americana dopo la scomparsa dell’URSS, che anziché dar luogo alla “fine della storia“ (come dicevano gli occidentalisti), proprio al contrario ha aperto scenari nuovi per spinte verso un angloamericano “dominio reale” , potenzialmente di dimensioni mondiali. Un dominio reale che non poteva essere automatico, come evidentemente credevano l’imperialismo anglo-americano e della UE, tanto che, difatti, da trenta anni ad ora, venuta meno l’idea di un mondo unipolare deve dispiegare le sue proiezioni militariste e di guerra nei modi più brutali in ogni angolo del mondo e in Europa. Da ultimo cercando in ogni modo di coinvolgere l’Ucraina, già col primo tentativo di fare aderire l’Ucraina alla Nato (2008), e facendo fallire da parte della UE, il partenariato strategico Unione europea-Russia del 2003, a cui gli USA sono “furiosamente” contrari. Poi con le manifestazioni dette “pro-Europa” di Piazza Maidan, sostenute localmente da numerose visite e presenza di rappresentanti europei ma soprattutto americani anche eminenti (sia del governo USA che tedeschi, i cui nomi abbiamo svelato all’inizio), mentre organizzazioni non governative e i media iniziavano una vera e propria guerra di informazione a sostegno delle manifestazioni il cui servizio d’ordine era composto da ORGANIZZAZIONI di estrema destra NAZI-FASCISTE; sino a che il 22 febbraio 2014 hanno portato a dimettere il legittimo presidente eletto, Yanukovich, solo perché non anti-russo (lo stesso copione si ripeterà poi in Bolivia per allontanare Morales, a conferma della presenza di un “Centro”, con sede nei Balcani, finanziato dal governo USA e dalla CIA, specializzato nello sfruttare occasioni per organizzare rivolte in ogni parte del mondo, contro i legittimi presidenti eletti ma non graditi dagli USA).
La destituzione e allontanamento di un presidente regolarmente eletto, non poteva non essere interpretato come un colpo di stato, come infatti l’hanno poi interpretato in Russia e come fu detto “golpe” quello che costrinse Morales ad abbandonare la Bolivia.
E’ solo dopo tale “golpe” di Piazza Maidan, che la Russia ha riaffermato la sua sovranità sulla Crimea – che in passato era sempre stata russa -, temendo senza dubbio che il nuovo governo golpista non rispettasse l’accordo sulla concessione della base di Sebastopoli alla Russia fino al 2042.
Una provocatorietà sconvolgente per impedire un ordine globale multilaterale
Nel compiere questi richiami, va sottolineato come il tutto avviene nel dilagare di una PROVOCATORIETA’ SCONVOLGENTE, che con la partecipazione diretta persino di ministri americani e tedeschi, evidenzia e conferma come il ricorso alla provocazione sia parte integrante ed espressiva di una violenza dei poteri capitalistici c.d. “forti”, che fin dalla caduta del muro di Berlino e l’ANNESSIONE della Germania dell’Est alla Germanio dell’Ovest (tutto infatti avvenne senza trattativa tra le parti e senza alcuna modifica della Costituzione di Bonn), e più ancora dopo l’URSS, è una violenza che si presenta nelle forme di una Alleanza militare dell’imperialismo transnazionale, che ha radici nei Paesi in cui domina il sistema finanziario del capitale, dove trova possibilità molto remunerativi negli investimenti militari/industriali, fino a superare i limiti apparentemente insuperabili dell’accumulazione continua di capitale.
Tutto questo, però, viene attuato senza alcun limite, ne rispetto alla crescita delle disuguaglianze sociali, di classe, ne rispetto al degrado ambientale e della natura. Anzi sottoponendo sia la natura che la forza lavoro ai massimi livelli di sfruttamento, per alimentare la filiera della produzione di valore di scambio anche e soprattutto nelle forme dei sistemi d’arma, che porta paesi che vengono indebitati in modo talmente abnorme, a dover scegliere se restituire tutto in forma di denaro o dover essere resi dipendenti dalla potenza posta a capo della filiera del credito del capitalismo finanziario e bancario.
In tale scenario la spinta verso un dominio reale si è dimostrato tanto poco automatico, che quel che oggi si profila è un altro e nuovo ordine globale multipolare, con la comparso di vecchie e nuove potenze, di cui l’ideologia occidentalista dell’imperialismo capitalistico, però, non vuole tenere conto ne vuole arrendersi a tale realtà, rendendo possibile scenari di guerra ancor più gravi di quelli che ha sin qui attuato al coperto della enfasi retorica della guerra umanitaria, per “esportare” la democrazia e di difesa della civiltà, come se nel mondo ci fosse un’unica e non molteplici civiltà.
Sicché, in un apparente paradosso con la “globalizzazione” dell’economia che è pluricentrica, l’occidente nordista presenta la unilateralità dominante di un potere che nelle vesti di una forza militare portatrice di guerra ben al di là dei suoi confini, sia occidentali che atlantici e della NATO, in concreto coniuga i contenuti di un dominio che è intrinsecamente espressivo di un imperialismo sia politico che economico. Disvelando così le ambiguità celate dalla teoria della “globalizzazione” volta ad imporre anzitutto con l’oppressione di un potere di classe , i vincoli che gli interventi armati – succedutisi in una molteplicità di paesi di ogni parte del mondo – dal canto loro esplicitano in modo più eclatante, coinvolgendo non solo lo stato volta a volta aggredito ma anche quelli indirettamente trascinati nel segno di una Alleanza inevitabilmente subita dagli stati – anche come il nostro – ideologicamente ispirantisi alla logica unificante e gerarchizzante del mercato internazionale e capitalistico.
La geopolitica dell’accumulazione capitalistica
Sicché la scomparsa dell’Unione sovietica e del Patto di Varsavia, non solo non ha dato luogo secondo logica alla fine della Nato in quanto alleanza creata solo per far fronte alla minaccia sovietica venuta meno, ma all’opposto ha portato la NATO ad inglobare tutti i territori lasciati liberi dalla scomparsa dell’Unione sovietica, non solo asservendoli e inglobandoli nella logica del mercato capitalistico euro-atlantico a guida americana, ma fomentando i loro piccoli e grandi nazionalismi e istigando la paura della Russia, ha esteso la Nato anche ai territori dell’ex URSS con l’installazione dell’armamentario angloamericano e Nato sui confini della Russia.
Questo è stato fatto dagli USA sia per non perdere nell’Est d’Europa “un nemico” necessario per potere continuare i giganteschi investimenti nella industria degli armamenti messa in piedi durante la “guerra fredda”. Ovvero per mettere al ripara i vantaggi del flusso di finanziamenti per il capitale industriale-militare di cui gli OLIGARCHI USA hanno goduto, prima con la seconda guerra mondiale e poi con la guerra fredda (“inventata” per continuare ad arricchire con le armi).
Sia perché e soprattutto nell’attuale stato di crisi generale del capitalismo, l’aumento degli investimenti e produzione di sistemi d’arma e missilistici del kombinat/militare-industriale (assieme alla guerra) costituisce il volano dell’accumulazione capitalista.
Sicché l’estensione degli armamenti Nato nell’Est europeo costituiva e costituisce precisamente un irrinunciabile IMPERATIVO DEL CAPITALE, al quale però, nella fase dell’imperialismo transnazionale, serviva completare la globalizzazione capitalistica con UN PROGETTO STRATEGICO GLOBALE nel campo della sicurezza e del dominio in tutte le aree del mondo, tra cui in primis l’intera Europa.
Insomma una geopolitica della accumulazione al fine di rendere ovunque permanente, anche l’estensione del modo di produzione capitalistico che è il filo conduttore e la ragione stessa di sopravvivenza del capitalismo, che nella fase dell’imperialismo transnazionale, obbliga a non fermare ma anzi a proseguire nella nell’incremento esponenziale degli armamenti e delle aree in cui venderle per essere usate nei vari conflitti o in cui dispiegarle, in funzione della esclusiva geopolitica degli interessi del sistema di accumulazione del capitalismo monopolistico a guida anglo-americana.
Il mantenimento e l’estensione delle armi USA in Europa è un imperativo del capitale
In funzione di tale geopolitica dell’accumulazione capitalistica, ancor più nella ormai indiscutibile crisi del capitalismo e della sua ideologia, lo statal/liberismo, viene manipolato come neo-liberismo, per far credere che si possa si possa ad anzi si sia tornati al “liberismo” pre-crisi del 1930, quando tutti sanno che da allora senza il sostegno dello Stato il capitalismo non può sopravvivere. Donde che non essendo in grado di garantire, ad un tempo, sia l’accumulazione a favore di una piccolissima minoranza di ricchi sia il soddisfacimento dei bisogni della maggioranza impoverita, per “sopravvivere” gli OLIGARCHI del “NEOLIBERISMO” COSIDETTO, hanno promosse politiche repressive e autoritarie e alleanze con gli Stati e i regimi dittatoriali e fascisti del Sud del mondo, e con gli Stati e regimi nazionalisti e autoritari, dispotici e cripto fascisti, dell’Est Europa, infarciti di conclamati nazi-fascisti. Questo, come si è detto, per estendere l’ordine globale anglo-americano, fin sull’uscio di casa della Russia e dentro i confini dell’ex URSS e dell’ex-Patto di Varsavia, installandovi sistemi d’arma d’attacco e missili nei paesi baltici, sul confine russo, nel nome della geopolitica dell’accumulazione capitalistica che non può fare ameno del volano della guerra e di una continua estensione ed incremento degli armamenti, anche a costo ogni tipo di provocazione.
Per un ordine mondiale multipolare
Per ciò di fronte all’accelerazione della crisi economica e alla crisi generale del capitalismo, con cui va sfarinandosi l’ordine globale degli ultimi 30 anni e il tipo di organizzazione del potere ereditato nell’attraversamento dei secoli XIX XX e del “Secolo lungo” del capitalismo finanziario(dal 1880 ad oggi), in una prospettiva che fa intravedere un nuovo ordine globale, una nuova e duplice spirale di polarizzazione multipolare (quindi diversa anche da quella degli anni 1946-1989), in opposizione all’unilaterale dominio di una unica super-potenza, in grado di condizionare imperialisticamente le stesse forme di integrazione sovranazionale cui tendono supini gli STATI EUROPEI TOTALEMENTE APPIATTITI SULLE POSIZIONE USA, che confligge apertamente con la spinta divenuta “universalistica” dei popoli a contrastare l’oppressione e il cosmopolitismo proprio di finanzieri, speculatori, ricchi imprenditori, ecc., con una autonomia e sovranità nazionale volta, nel quadro di un internazionalismo di popoli e proletari, a superare i limiti della semplice disobbedienza o resistenza.
Per cui si impone un impegno di riflessione anche teorica che superi il trito e ritrito senso comune della sedicente ideologia neoliberista – maschera dello statalismo/liberista – e superi le separatezze tra categorie concettuali come ad es. tra legittimità e legalità, e dall’altro demistificando un uso arbitrario e rovesciato di categorie concettuali come umanità e democrazia, che danno, devono dare contenuto al rapporto tra legittimità e legalità, sia a proposito del foro interno che del foro esterno dell’organizzazione del potere, che non può definirsi internamente “democratica”, nel momento stesso che esternamente da luogo ad un potere internazionale espressivo del dominio di un totalitarismo imperialistico sia economico che politico.
Oggi sappiamo che l’alba dell’ordine globale anglo-americano – ripetutamente denunciato dalla Russia fino a che, inascoltata, è stata costretta a farsi rimetterlo in discussione con l’intervento militare di ingerenza umanitaria in difesa della popolazione del Donbass- fu appunto la guerra di ingerenza “umanitaria” della NATO contro la Jugoslavia – violando il diritto internazionale e la Carta dell’ONU e l’integrità territoriale della Jugoslavia – che ha aperto una nuova fase nella storia delle relazioni internazionali, da cui non si può semplicemente tornare indietro e che non si può occultare imputando oggi alla Russia o ad altri quanto hanno fatto per primi e in primis la NATO, la UE, gli USA e l’Occidente.
Ricordare i fatti è fondamentale per chi vuole capire
Nella storia tutti i nodi alla fin fine tornano al pettine. All’angloamericano ordine globale post-sovietico si è pervenuti perché la “globalizzazione” economica – e la sua ideologia di ultraliberismo/liberista/statalista perché instaurato con leggi dello stato – , che costituisce la dinamica di gran lunga dominante della formazione sociale del capitalismo, aveva bisogno di essere completata da un progetto strategico globale nel campo della sicurezza, e il conflitto del Kossovo, ha fornito il pretesto per sancirlo con la prima guerra della NATO. Una guerra proprio contro uno stato europeo, nel quadro dell’invenzione delle identità nazionali, perseguita smembrando in varie nuove nazionalità e territori la Jugoslavia – come fu anche per l’ex Unione sovietica.
I prodromi dell’attuale risposta russa erano in vitreo o in trasparenza visibile in quel vero salto nell’ignoto del 1999; salto in un terreno inesplorato aperto dalla guerra dichiarata “umanitaria” e di “difesa della civiltà”, contro la Jugoslavia. Un precedente che si sapeva che essa in prospettiva avrebbe potuto riservare equivoci, pericoli e molte sorprese, tra cui la sorpresa della guerra per procura della NATO contro la Russia, e ora la sorpresa, della risposta russa, in quello che è uno scontro di potenza planetario in quanto cambia – e l’intervento russo lo ha già cambiato – l’ordine globale; ed è uno scontro geoeconomico stante che i costi delle sanzioni ricadono su tutti e soprattutto su noi, che aggrava la crisi economica in corso e la crisi generale del capitalismo per uscire dalla quale sembra non esserci alcuna soluzione se non quella di una mondiale terza guerra generalizzata.
In effetti anche le cause , la conduzione e le finalità della guerra NATO alla Jugoslavia, non hanno corrisposto in nulla a quelle che si era abituati in conflitti della stessa natura, come non vi corrisponde l’azione della Russia successiva al “golpe” pro-europa di Piazza Maidan, che il 22 febbraio 2014 ha portato a dimettere il legittimo presidente eletto, Yanukovich, solo perché non anti-russo.
Quella guerra NATO definita “di civiltà” ha cancellato quel che dalle guerre puniche, è sempre stato il bisogno di avere una CAUSA per iniziare un conflitto.
In nome della guerra di ingerenza umanitaria, la NATO non ha esitato a trasgredire due dei principali dettami della politica internazionale: la sovranità degli stati e lo statuto dell’ONU, che oggi , specie il primo, sono contestati alla Russia.
Possiamo quindi dire che “C’ERA UNA VOLTA il principio di sovranità” che garantiva e autorizzava un governo a regolare i conflitti interni in base alle proprie leggi, senza che nessuno potesse ingerirsi negli affari interni di uno stato. Ma dopo quella guerra della NATO, questo non vale più, e DUNQUE non può essere usato contro l’intervento russo in difesa delle popolazioni del Donbass , che dopo il colpo di stato di piazza Maidan, per non accettarlo, le popolazioni del Donbass si sono proclamate repubbliche autonome, subito riconosciute dalla Russia cosi come fu subito riconosciuto il Kossovo dai Paesi NATO e UE, pur essendo giuridicamente una provincia serba.
Contro tali popolazioni, sono intervenute le truppe della guardia nazionale ucraina che nonostante abbia assunto in sé i battaglioni nazifascisti e che perseguano e tentino il genocidio delle popolazioni, da otto anni sono sostenute da NATO,USA e paesi UE, che invece hanno disposto severe sanzioni ma contro la Russia: cosi che tramite le banche, bloccate dalle sanzioni americane e europee da dieci anni – e ancor più sarà dopo quelle di oggi – il commercio euro-russo si è trovato e si trova progressivamente bloccato. A tutto vantaggio degli Stati Uniti, che non esitano ad approfittarne per porsi come “potenza europea” pronta a occupare lo spazio nel commercio europeo purché la Russia venga estromessa dall’Europa. Quasi che si possa immaginare o definire un equilibrio di regole e un ordine europea come se la Russia non faccia parte dell’Europa …
E’ questo che a spinto la Russia a tentare di opporsi un tale ordine globale, per il quale la Nato non ha certo esitato a violare i due principali principi della politica internazionale: la sovranità degli stati e lo statuto dell’Organizzazione delle nazioni Unite. Un ordine globale unilaterale euro-atlantico e angloamericano per mantenere il quale l’Occidente si è persino dotato di un “suo” Tribunale internazionale …(che gli USA si son ben guardati dal sottoscriverlo essendo la prima potenza che ha commesso e commette crimini di guerra ovunque).
Ricorrendo ad una guerra controllata e per una trattativa armata, la Russia non ha fatto che proseguire in altro modo nella richiesta politica di rispettare le promesse fatte dopo la caduta dell’URSS e dopo l’annessione della Germania dell’’Est a quella dell’Ovest, cioè di non estendere mai la Nato e i suoi armamenti ai paesi dell’ex Patto di Varsavia ed ex URSS (anche se non scritte su carta tali promesse sono confermate dalle registrazione dei colloqui fatti allora, anche con Gorbaciov ).
Bastava applicare l’accordo Minsk 2, che l’Europa ha permesso che non venisse applicato da Kiev
Quella in corso è la più grave crisi geopolitica in Europa dopo quella degli Euromissili, poteva benissimo essere evitata, se si fosse fatto applicare a Kiev l’accordo Minsk 2 che riconosceva l’autonomia del Donbass, anziché assaltare il Donbass con la guardia ucraina e i battaglioni coi simboli nazifascisti, cosi già otto anni fa – Crimea e Donbass – e poi anche oggi (ma anche in modo più esteso per porre fine all’ordine globale e estensione armata della Nato in Europa dell’Est) la Russia e intervenuta per ragioni umanitarie di difesa dei russofoni, come per ragioni umanitarie e in “difesa della civiltà” si fece la” guerra umanitaria” alla Jugoslavia … Dunque, in certo senso, si può dire che CHI di GUERRA UMANITARIA COLPISCE … DI GUERRA UMANITARIA … “PERISCE”.
In conclusione. Da una guerra umanitaria ad un’altra
Tutto è principiato dalla “guerra umanitaria” e “di civiltà” contro la Jugoslavia che emarginando l’ONU e violando la sovranità interna di uno stato con la sottrazione del Kossovo alla Serbia, ha IMPOSTO il nuovo ordine globale anglo-americano della NATO, nella fase dell’imperialismo transnazionale e della NATO al posto dell’ONU e il DOMINIO REALE di una IPERPOTENZA INTERVENTISTA in ogni parte del Pianeta e, in Europa, volto ad approfittare della caduta dell’URSS per emarginare e finanche espellere la Russia dall’Europa, alimentando nazionalismi/autoritarismi e presidenzialismi/autocratici dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia e dell’ex Unione sovietica e la russofobia, promuovendo vere e proprie campagna ideologiche. Avvalendosi della penetrazione in vari movimenti, ad esempio di forze di quel Centro operante nel mondo che ha sede Balcani finanziato da USA e CIA, e dedito ha inserire suoi agenti per sfruttare ogni occasione per creare sollevazioni, dalle “rivolte arancione” al Golpe in Ucraina con presenza diretta di ministri USA e tedeschi (o da ultimo in Bolivia contro Morales) che hanno portato all’insediamento di uomini o donne di estrema destra al posto dei presidenti eletti e legittimi. Ciò che muove tali azioni “coperte” o palesi, è l’intento di mantenere ed estendere le grinfie armate della NATO e degli USA sui territori dell’intera Europa anche dell’Est, cui ormai mancava solo l’Ucraina.
L’intervento militare russo ha inteso di cercare di impedire che si completasse tale disegno, nel contempo mirando a cambiare l’ordine globale che gli USA hanno imposto dopo la scomparsa dell’URSS venendo meno all’impegno di non estendere la Nato al di la dei suoi confini originari. Invece nel mentre stesso della guerra contro la Jugoslavia, una guerra di tipo nuovo, che trasformavano NATO da difensiva ad offensiva, il 12 marzo 1999, si è iniziato ad estendere la NATO a Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, col solo scopo di segnalare che il nuovo concetto strategico “offensivo” ed “espansivo” della NATO, unilaterale e militare volto ad IMPORRE L’IMPERIO DEL MERCATO “del e nel” nuovo ordine globale, valeva per tutta l’Europa, anche dell’Est. Donde che in violazione delle promesse fatte e registrate, l’estensione dell’Alleanza non più difensiva ma offensiva è proseguita fino a comprendere tutti i Paesi dell’ex Patto e dell’ex URSS come i Paesi Baltici dove i missili Nato sono installati confine della Russia, sulla sua porta di casa.
Seppure in modo “controllato’ (nulla a che vedere con le migliaia e migliaia di bombardamenti giorno e notte su Bagadad, e su Belgrado per ben 80 giorni), L’INTERVENTO MILITARE RUSSO in Ucraina, ancorché mirato forse realizzare una trattativa “armata”, HA PERO’ GIA CAMBIATO DI FATTO LA CARTA GEOPOLITICA MONDIALE E L’ORDINE GLOBALE. Donde le espressioni insultanti e rabbiose del Presidente Biden, che si vanta essere stato il primo a sostenere di fare quel tipo di guerra contro a Jugoslavia, per affermare l’egida americana sul nuovo ordine globale.
Ma se alla crisi economica, destinata ad essere aggravata dalle sanzioni e alla attuale crisi generale del capitalismo vi si aggiungono l’escalation di insulti e parole fuori misura, e provocazioni americane/ucraine sul modello della falsa strage di Sebrenica (come fu poi accertato) che fu pretesto per l’intervento militare della Nato; se a tutto questo si aggiunge la CORSA AL RIARMO CHE SI PROFILA (armi che poi bisogna smerciare o usare … a cui vi partecipa per la rima volta anche la Germania), ALLORA VUOL DIRE CHE DAVVERO SI STA SPINGENDO VERSO LA GUERRA, che da sempre è il VOLANO DEL SISTEMA DI ACCUMULAZIONE CAPITALISTICO, a cui non è da escludere che si voglia ricorrervi ancora una volta, per far fronte alla grave crisi economica e crisi generale del capitalismo … stante la natura aggressiva del capitalismo finanziario, storicamente già responsabile delle prime due guerre mondiale.