Londra, protesta contro Jeremy Corbyn organizzata dalla «Campagna contro l’antisemitismo» (foto Afp)
Intervista allo storico ebreo Donald Sassoon: «L’accusa di antisemitismo a Jeremy Corbyn è una strumentalità politica cominciata con la sua doppia vittoria alla leadership e perché è il primo leader Labour dalla parte dei palestinesi»
di Leonardo Clausi – Il Manifesto
Roma, 2 maggio 2018, Nena News – L’illustre storico inglese Donald Sassoon è membro del partito laburista dal 1979. Gli abbiamo chiesto un’opinione sull’ondata di accuse di antisemitismo, endogene e non, che imperversano nel partito da quando Jeremy Corbyn ne è diventato il leader.
Non le pare che le polemiche, riprese anche in Italia, giochino sfacciatamente sulla deliberata confusione fra antisionismo e antisemitismo?
In tutto questo dibattito anche chi insiste sull’importanza della lotta contro l’antisemitismo all’interno della sinistra ammette subito che uno possa criticare Israele, o addirittura il sionismo, senza essere considerato antisemita. Però è vero che molti antisemiti criticano Israele. Ma è come dire che molti razzisti denunciano la corruzione in molti stati africani: non si può dire che non esista corruzione negli stati africani, e naturalmente i razzisti si servono di simili argomenti – veri – al fine di propagandare il loro messaggio. Tra i critici di Israele ci sono senz’altro anche degli antisemiti, su questo siamo facilmente d’accordo. La maggioranza dei partiti di destra in Europa, penso a Ungheria, Polonia, a Le Pen e alla destra italiana, sono improvvisamente molto vicini a Israele perché ora la discriminazione si rivolge soprattutto ai musulmani, agli arabi e agli immigrati in generale.
Qual è la sua posizione sul sionismo?
Io sono ebreo e sono antisionista. Cosa vuol dire? Non accettare che ci siano dei privilegi particolari per gli ebrei nello stato di Israele, non che lo Stato di Israele non possa o non debba esistere, né certo che bisogna buttare a mare gli ebrei che sono in Palestina. Così come nessuno vuole buttare a mare gli americani dopo Colombo, gli australiani, ecc. La storia è storia. Però vorrei che Israele fosse uno stato laico non confessionale dove tutti siano uguali e dove la religione sia cosa privata: chi vuole essere ebreo osservante naturalmente può farlo ma lo stesso valga per musulmani e cristiani palestinesi, che sono il 20% della popolazione. Pur non essendolo non nego affatto la libertà di parola a chi è sionista, così come uno scozzese può votare contro l’indipendenza della Scozia senza per questo venire denunciato come anti-scozzese. L’antisemitismo è l’odio verso gli ebrei in quanto ebrei, che siano sionisti o antisionisti, sefarditi o ashkenaziti: l’antisemita odia gli ebrei così come il razzista odia le altre «razze». Con Israele non c’entra, giacché l’antisemitismo esiste da ben prima e ha avuto mille forme: religiose soprattutto tra i cristiani che accusavano gli ebrei di ‘deicidio’ , più tardi si accusavano gli ebrei di controlare le banche e poi anche il mondo (il complotto giudeo-bolscevico, ecc…), ma una cosa che le accomuna è appunto l’odio verso gli ebrei in quanto tali culminato nella Germania nazista.
C’è, complessivamente, antisemitismo in Gran Bretagna?
Quasi certamente sì. È un problema grave? Secondo me no. Il problema grave sono le altre discriminazioni, contro i migranti, i neri ecc. Basta fare un esempio. Quando il quotidiano danese pubblicò le famose vignette con il profeta dipinto come terrorista, la cosa era molto offensiva per chi è musulmano e dal mio punto di vista sarebbe stato meglio evitare di pubblicare tali immagini, sempre fermo restando che avessero pienamente il diritto di farlo. Se esistesse una legge che impedisce di offendere, subito tutti si offenderebbero. Malauguratamente, molti stati europei hanno proibito la negazione dell’olocausto. Secondo me chi lo nega è un cretino o in malafede, ma proibirlo è pericoloso: gli armeni, gli ucraini (con l’holodomor, la grande carestia del 1932-33 in cui perirono milioni di ucraini la cui colpa è attribuita ai sovietici) ovviamente si risentono. Altra cosa è incitare all’odio razziale. Se uno nega l’olocausto è un idiota, ma ha il diritto di dirlo. Quello che non può fare è inneggiare ai pogrom, così come non si può incitare all’odio per gli interisti o i meridionali. Non mi risulta che in Gran Bretagna ci sia nessuno che, a parte una piccolissima percentuale, dica questo.
L’antisemitismo qui c’è sempre stato, anche se in misura minore che nel resto d’Europa, soprattutto a destra. Corbyn è il leader di una fazione «radicale» e pro-palestinese al cui interno ci saranno senz’altro degli antisemiti che si credono solo antisionisti. Ma non è perlomeno sospetta quest’improvvisa urgenza dei Tories, e soprattutto dei centristi blairiani che non sanno più cosa inventarsi pur di danneggiarlo?
Non c’è dubbio che questa «scoperta» è cominciata con la – duplice! – vittoria di Corbyn alla leadership ed è la prima volta che un leader labour è dalla parte dei palestinesi, tutti gli altri sono sempre stati filoisraeliani. Se l’antisemitismo ha radici così profonde nel partito come mai se ne parla solo dagli ultimi due anni? Corbyn non è un grande leader – è anzi il meno peggio dei candidati che ha battuto – ma si è sempre battuto contro il razzismo. Prendiamo una delle tante accuse che gli muovono, il caso del murales nell’east End dell’americano Mear One (Kalen Ockerman), che rappresentava sei ricchi attorno a un tavolo che mangiano. Il tavolo poggia sui poveri del mondo. Agit-prop insomma, nemmeno molto originale. All’epoca c’erano state proteste da parte di ebrei che vivevano nella zona secondo cui era antisemita. Perché avevano pensato che i ricconi fossero tutti ebrei. Il sindaco di Tower Hamlets, un musulmano, lo fece ricoprire. Corbyn intervenne per dire che non si nega il diritto all’espressione: cioè fece esattamente lo stesso di chi aveva tuonato contro la censura delle vignette danesi nel nome della tolleranza volterriana. Era il 2012 e nessuno si sognava che sarebbe diventato leader. E il Jewish Chronicle, non esattamente lassista in materia, parlò solo di «toni antisemiti». Oggi che l’episodio è tornato in auge, si parla di «nazismo puro».
Ho fatto una piccola ricerca: ebbene, dei sei personaggi sono ebrei soltanto due di loro, uno è Rotschild con tanto di naso vistosamente pronunciato:, l’altro Warburg, gli altri sono Rockefeller, JP Morgan (il cui naso è perfino più grande di quello di Rothschild), Carnegie, l’occultista Crawley. Due su sei, insomma. E se fai una lista di banchieri ‘storici’ noti in tutto il mondo è difficile non metterci Rothschild. Quanto al naso, chi conosce la storia dell’arte sa benissimo che i tratti del volto umano che meglio si prestano alla caricatura sono i nasi e le orecchie, basti guardare le vignette che ritraggono Thatcher o May. Tutte queste cose sono state montate dalla stampa, Guardian compreso, pur di non farsi accusare di antisemitismo, dato che solo gli ebrei come me possono dire cose simili. Che poi lo stato di Israele e la sua ambasciata facciano di tutto per demonizzare Corbyn è normale. Ma c’è un gruppo di deputati che ancora lo combatte come ineleggibile, pur avendo Corbyn fatto meglio di Attlee nel ’51, di Gaitskell, di Wilson nel ’70, di Callaghan nel ’79, di Kinnock, fino, dopo Blair, a Brown e Miliband.
Corbyn ha fatto meglio di tutti costoro portando il Labour a essere il primo partito d’Europa per iscritti. Ma ha sbagliato a scusarsi e a fare di tutto per andare incontro agli accusatori senza vedere le statistiche sull’antisemitismo. Chi lo condanna oggi tra i deputati moderati, ebrei e non, lo fa perché lo odia. Quest’accusa è una strumentalità politica. Io sono nel partito dal ’79 e non ho mai incontrato un anti-semita. Con tutti i problemi di questo paese mi pare davvero una cosa ridicola.
Le stesse accuse sono costate a Ken Livingstone l’espulsione dal partito.
Livingstone gioisce se si parla di lui. Ma ha detto una verità storica, cioè che c’era un entente fra i nazisti e certi ebrei: basti guardare la Jewish Encyclopedia. L’altra è che Hitler era sionista, il che è una fesseria perché sappiamo bene che voleva sbarazzarsene: una forzatura che confonde i fini con i motivi. Ma è antisemitismo? No. Lo sarebbe stato se avesse detto che Hitler aveva ragione a volersi sbarazzare degli ebrei.