di MOWA
«Chi è bugiardo in una cosa, è bugiardo in tutte.» (proverbio italiano)
Una pessima rappresentazione di un presidente del Consiglio dei ministri che fa, vergognosamente, il gioco delle tre carte con i giornalisti quando chiedono spiegazioni sulla riforma dell’Irpef che, stante i loro calcoli e a quelli dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), smentirebbero apertamente la versione della riforma propagandata da Draghi.
Infatti, l’85% dei lavoratori e dei pensionati sarebbero, in realtà, penalizzati, come confermato, non solo dallo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, ma, anche, dal sindacato Uil il quale solleva al Governo l’accusa sia di inefficacia che di iniquità.
Non si vuole entrare nei particolari della manovra, i cui dati ufficiali si commentano – in negativo – da soli, ma parlare della sfrontatezza di una carica (meno male temporanea!) istituzionale che vorrebbe sfidare l’intelligenza di chi ha di fronte e sostenere la parte in cui la “verità parla per bocca sua e di nessun altro”; insomma, un “dio fatto a persona e somigliante a chi vi sta parlando”. Ci mancava solo che esponesse le tavole con i comandamenti e la “divinità” era completa.
Le cose che dovrebbero spaventare sono tante partendo, ovviamente, dallo stuolo di adepti che lo osannano come salvatore in patria o della Patria quando, invece, pare di capire che i disastri lasciati in Europa non siano così pochi. Anzi! Perché, in realtà, si dovrebbe parlare delle iniquità lasciate in eredità ai lavoratori e alle imprese, degli attuali Stati senza contare il depauperamento pubblico verso i (pochi) privilegiati privati che hanno battuto – e battono – cassa a proprio vantaggio. E questa non è un’altra storia del curricolae dell’osannato ministro ma la sua vera caratteristica: un bel Robin Hood ma che, purtroppo, non sta dalla parte (o è pro) dei poveri.
foto di Perlinator / 163