di MOWA
«Ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai, ti volterai senza vedermi ma io sarò lì» (Pablo Neruda)
Quando le persone capiranno di essere state raggirate da autentici farabutti esploderà la rabbia e questi ultimi pur di non pagare il pegno, come attori consumati, fingeranno di pentirsi e scusarsi ma con il solo scopo di ritornare in auge e gestire quel potere sottratto ai giusti.
Questa frase racchiude un po’ la storia del genere umano soggiogato da sempre da abili prestigitatori del male che hanno, con destrezza, rubato, nei secoli, i sogni di milioni (ora miliardi) di persone perbene che avevano il solo torto di desiderare un pianeta in armonia tra loro e la natura. E, invece…
E, in effetti, sale la rabbia ad assistere, impietriti, a decisioni di esponenti politici che nascondono il loro ruffiano piano di seguaci di una esigua élite – che vorrebbe diventare ancora più ricca e potente, e non avere più a disposizione (sotto mano), uno “straccio” di struttura capace di reazione verso ulteriori imminenti piani di aggressione a paesi che hanno il solo torto di essere fonte di risorse naturali. Un atteggiamento, questo, che ricorda gli sciacalli che si appostano tra i cespugli in attesa di spolpare i resti di una preda uccisa da altri animali. E, infatti, così si comporta quella esigua élite che manda avanti altri al loro posto, i quali, a loro volta, fanno la stessa cosa; una metafora dell’acqua che scende dalle scale e solo l’ultimo piano, in basso, non avrà scampo e sarà sommerso.
Una rabbia che non deve, necessariamente, sfociare in azioni violente e nichiliste (forse, sperate da quella esigua élite per mettere in atto altre restrizioni contro quel popolo) ma deve essere indirizzata verso una maggior consapevolezza per applicare i valori sociali espressi dalla Costituzione che rimetta in forza un corposo tessuto civile capace di dissociarsi da servili politiche guerrafondaie che siano in grado di rimettere la barra verso una cultura della pace e della convivenza tra i popoli.
Una cultura della pace e della convivenza tra i popoli che smorzi, in ogni meandro delle istituzioni, i desideri di ingloriose scelte di riarmo e guerre a bassa intensità che portano a far pagare duramente e sulla pelle delle persone quelle inopportune decisioni.
Una cultura della pace che riprenda quel cammino difficile ma inevitabile, se si vuole bene ai propri figli o nipoti e non li si voglia, invece, spingere ad imbracciare strumenti di morte che non sono congeniali allo sviluppo dell’intelligenza e del progresso.
Bisogna prendere consapevolezza che le fake news, le distrazioni di massa e tutte quelle panzane fatte girare dal mainstream servono solo a depotenziare il comun denominatore che hanno gli abitanti di questo pianeta e cioè la solidarietà e la cooperazione, contro quella che sarebbe la vera causa della povertà sia materiale che intellettuale e spinta avanti da quella esigua élite che non vorrà mai ammettere la loro inequivocabile responsabilità dei problemi del Globo. Vanno privati del “giochino” delle armi perchè sarebbe già un buon passo in avanti verso la civilizzazione e il progresso con la “P” maiuscola.
Infatti, sarà la pace la chiave di volta di chi vuole che gli esseri umani si evolvano rispetto a chi, invece, li vuole tenere schiavi e prigionieri dei loro incubi di morte.
Foto di Natalie Chaney