di MOWA
“L’ignoranza è la madre di tutti i crimini. Un crimine è, prima di ogni altra cosa una mancanza di ragionamento.” (Honoré de Balzac)
Perché alcune azioni particolarmente cruente vengono considerate criminali, quando ve ne sono altre in apparenza di “minor risalto” che lo sono altrettanto, ma non le si considera tali?
Primo esempio.
Se assistiamo o leggiamo sui giornali di una rapina fatta in banca dove i malviventi tengono i clienti ed i dipendenti sotto la minaccia delle armi per ottenere il loro scopo e cioè il “bottino” li valutiamo, subito, per quello che sono: criminali. Perchè, giustamente, i criminali li si annovera, antropologicamente, tra gli individui che culturalmente tentano di modificare i costumi e le forme di vita circostanti in modo cruento, repressivo e non concepiscono altri modi di approcciare la vita, se non quelli violenti, e non c’entrano nulla le ragioni fondate sui caratteri morfologici e morfometrici dell’antropogenetica perché vi sarebbero altre ragioni argomentative quali l’habit e il condizionamento sociale da cui può derivare il comportamento.
Sarebbe d’uopo, però, chiarire prima cosa si intenda, convenzionalmente, per criminale e cioè un individuo “colpevole di delitti gravi, delinquente”, il dizionario scrive: “in psicologia sociale, comportamento criminale, quello di certi individui che, respingendo ogni processo di socializzazione, violano le leggi accettate dal gruppo sociale cui appartengono“.
Quindi, le azioni che devono essere considerate criminali o criminose, o comunque meritevoli di sanzione penale, sono quegli atti derivati da comportamenti o ideologie, magari sotto forma di movimenti o partiti che diventano partecipi o autori e che, dunque, devono subire una condanna.
Secondo esempio.
La Storia ci dona bizzeffe di atti cruenti in cui le persone si sono macchiate di azioni criminose come nel caso delle atrocità perpetrate dai nazi-fascisti nel secolo scorso su categorie di individui spacciandole come giustificative di una realtà non normale, innaturale. E, giustamente, sono stati istituiti Tribunali (anche speciali per l’abbisogna) per dare la dovuta punizione a tali disumane atrocità.
Terzo esempio.
In tempo di pace, diventa più complicato saper distinguere se alcune scelte sono di quel genere criminoso o meno. E, infatti, diventa complicato capire se alcune di quelle che vengono passate nelle maglie del lessico politico assumano una valenza criminosa o meno. Diventa complicato comprendere se “tutta quella quantità numerica” di individui deceduta a causa del virus pandemico sia attribuibile a quel politico o a quella politica errata o ad entrambi. Se i vaccini non sono arrivati o non sono stati inoculati alle persone è dovuto alla cattiva gestione politica o sono responsabilità del, solo, politico che non è all’altezza della situazione? O entrambe le cose?
Allora c’è da chiedersi se le affermazioni di alcuni scienziati siano appropriate o meno come nel caso di quelle del prof. Vaia, sul “Corriere della sera” del 3 gennaio, dove si sostiene che “Il virus colpisce i più deboli e disagiati” e che sono, in sintesi, derivate da una “sindemia”, ovverosia da una sinergia tra problematiche sanitarie, sociali e ambientali.
Ma le condizioni ambientali, sanitarie e sociali… chi le determina se non alcune persone designate a rappresentare la popolazione?
Quindi, si può azzardare nel dire che se ci sono state scelte politiche, che hanno portato al decesso di migliaia di persone dovuti a una non programmazione e inefficace prevenzione sanitaria, sia stato un atto criminoso, perlomeno come delitto preterintenzionale?
E, forse, diventa delitto criminoso perché sono decenni che medici accorti, come ad esempio Vittorio Agnoletto, sostengono in più sedi la necessità e l’urgenza di
“finanziare la medicina territoriale, abbattere le liste d’attesa, istituire i distretti sanitari, far funzionare i servizi di medicina del lavoro, moltiplicare le USCA, fornire supporto ai medici di medicina generale, rilanciare i consultori, i CPS ecc. ecc., controllare e imporre regole precise alle RSA, rafforzare l’assistenza domiciliare pensando in futuro a strutture diverse dai cronicari attuali per ospitare le persone anziane malate; l’urgenza è: garantire tamponi e test sierologici gratuitamente inserendoli nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), assumere medici e infermieri, aumentare le strutture ospedaliere intermedie, aumentare i posti in medicina d’emergenza. Per sintetizzare l’urgenza è: ridurre pesantemente il ruolo del privato nella sanità, rafforzare i servizi sanitario nazionale”
e queste parole, sono rimaste “appelli” inascoltati.
Forse una distrazione temporanea nel non ascoltare ci può anche stare (?) ma se i suggerimenti continuano a cadere nel vuoto per decenni e decenni allora cambia il senso e significato, anche giuridicamente e diventa “criminale”. Appunto!