Foto: ANSA
Nelle notizie riportate sotto, apparentemente, non sembrano avere nessuna connessione tra loro mentre, invece, hanno un comun denominatore che si chiama: appropriazione indebita (tentata o conclusa) per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto.
In queste notizie vi sono, esattamente, le quattro fasi in cui l’élite imperialista mette in atto per “arraffare” (rubare fraudolentamente o meno) quelle che sono le ricchezze di un Paese. Partendo dalla notizia in ultimo a destra e risalendo alla prima di sinistra vi sono queste fasi: 1) provocazione immotivata di un soggetto nei confronti di un’altro con fake news; 2) indebolimento economico-finanziario della struttura portante del paese preso di mira con speculazioni; 3) false flag come giustificazione pubblica all’imminente intervento; 4) ingaggio di prezzolati emissari senza scrupoli per scompaginare geopoliticamente aree intere del mondo ripagandoli con altri tesori come ricompensa (bottino) del lavoro eseguito.
Quante volte ci sono state queste cose nella storia e non abbiamo mai collegato il nesso causale che ha provocato la morte di milioni di persone?
MOWA
Ritrovato dopo 70 anni il Busto di Cristo di Civitali rubato a Lucca dai nazistiL’opera, del valore di oltre un milione di euro, è stata consegnata dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri di Firenze al Museo della Cattedrale di Lucca
Dopo oltre 70 anni è stato recuperato dai carabinieri, e restituito al Museo del Duomo di Lucca Firenze, il «Busto di Cristo» di Matteo Civitali: una scultura in terracotta, del valore di oltre un milione di euro, rubata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. L’opera dell’artista quattrocentesco è stata trafugata nella notte tra il 7 e l’8 febbraio del 1944, a Lucca, dalla chiesa di Santa Maria della Rosa. Il busto era stato realizzato dall’ illustre esponente del Rinascimento toscano nel 1470 e catalogato alla fine degli Anni 30 dalla Soprintendenza di Firenze con due fotografie, conservate nel Gabinetto Fotografico (oggi della Gallerie degli Uffizi) e segnalata in una nota del 1947 dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione, come asportata dalle truppe tedesche. Le indagini sulla rocambolesca sparizione hanno portato prima ad un antiquario e infine a un collezionista privato, ignaro della illecita provenienza della preziosa opera d’arte che il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri di Firenze hanno restituito oggi al Museo della Cattedrale di Lucca, con una cerimonia nell’oratorio di San Giuseppe, alla presenza del vescovo, monsignor Italo Castellani, del procuratore della Repubblica di Lucca, Pietro Suchan, e del tenente colonnello Valerio Marra. 15/12/2017
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Militari italiani in Niger, dietro c’è la mano di Macrondi Alessandra Caparello
BRUXELLES (WSI) – Si concluderà quasi certamente con una fumata nera il vertice in chiusura oggi sulla riforma di Dublino tra i capi di Stato e di governo dell’Unione europea in merito alle quote obbligatorie di ripartizione dei migranti. Mentre il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha fatto sapere di essere contrario al sistema delle quote – “si è dimostrata essere altamente divisiva e l’approccio è risultato essere inefficace” – a difendere a spada tratta il sistema quote Italia, Germania e altri paesi i cui rappresentanti avrebbero definito la nota di Tusk “inaccettabile” e ricordato che “l‘Ue è basata sullo Stato di diritto” e “le decisioni prese vanno rispettate”. Mentre si consuma l’ennesimo scontro sul tema migranti l’Italia si prepara ad una missione militare in Niger con lo scopo di combattere il traffico di migranti diretto in Libia e di addestrare l’esercito nigerino. Ad annunciarla il premier Paolo Gentiloni al termine del G5 Sahel:
Secondo Repubblica i primi 150 soldati potrebbero partire entro la fine dell’anno o nei primi giorni di gennaio. La missione italiana ha ricevuto molte critiche, considerando che il governo del Niger è visto come particolarmente corrotto e inefficiente e le sue forze militari sono state spesso accusate di lassismo sul traffico di migranti. A puntare il dito contro la missione nigeriana anche Padre Mauro Armanino, missionario da anni a Niamey secondo cui dietro tutto c’è il presidente francese Emmanuel Macron che ai giacimenti di uranio e all’influenza politica nel Sahel – la fascia di territorio africano in cui vi è anche il Niger – non intende rinunciare.
Attualmente in Niger è in corso un grave scandalo che coinvolge la società francese Areva, che nel paese possiede numerose miniere di uranio, e alcuni politici locali, accusati di corruzione e di aver sottratto fondi pubblici. 15 dicembre 2017
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Deutsche Bank speculò sull’Italia, ma “Tesoro non riscontrò anomalie”di Alessandra Caparello
ROMA (WSI) – Continua a tenere banco il caso Deutsche bank e la speculazione al ribasso sui titoli di stato italiani: è la storia di una massiccia operazione di vendita e successivo riacquisto di asset del nostro debito pubblico, per un importo pari a svariati miliardi di euro, e organizzata dai vertici dell’istituto tedesco in assoluta segretezza, informando i mercati e i governi con un ritardo che ora viene giudicato sospetto dagli inquirenti. I fatti risalgono al 2011, anno della crisi nera del nostro paese che porterà all’arrivo del governo tecnico guidato dal professore Mario Monti. Proprio in quei giorni concitati con l’impennata dello Spread, Deutsche Bank rivelò che la somma dei titoli del nostro paese in suo possesso erano precipitati da otto miliardi di euro a soli 996 milioni. Un chiaro messaggio per i mercati: scappate dall’Italia. Ma nel frattempo che annuncia la fuga dai titoli italiani, in realtà Deutsche bank ne ha già ricomprati una grossa quota di nascosto, riuscendo così a vendere quando i prezzi sono ancora alti e ricomprarli segretamente quando crolla tutto. Una scommessa miliardaria realizzata attraverso operazioni combinate sui titoli di Stato e su un particolare tipo di derivati (chiamati Credit default swap): prodotti finanziari che permettono di assicurarsi contro i rischi di fallimento. Ora Deutsche Bank è sotto indagine a Milano – l’inchiesta prima era sotto il controllo della Procura di Trani ma poi è stata trasferita a Milano dalla Cassazione, per motivi di competenza – per presunta manipolazione di mercato. Possibile che nessuno si accorse di nulla? Il Tesoro ha vigilato e non ha riscontrato anomalie, ha detto il capo del debito pubblico italiano, Maria Cannata, a chi chiedeva in audizione di chiarire il ruolo della banca tedesco nel 2011 sull’andamento dei titoli di Stato italiani.
Fino a quel momento “la giustificazione plausibile è che nel dicembre 2010 c‘era stata l’acquisizione di Post Bank con un portafoglio di 8-10 miliardi di titoli di stato italiani (…) Il peso in portafoglio dei titoli italiano si era fatto quindi troppo pesante, ed è naturale, secondo Cannata, che la banca abbia deciso di ridimensionare l’esposizione al debito del nostro paese. Nel secondo semestre la situazione è diventata più modesta, il saldo è stato un deflusso netto di 1,1 miliardi. “Che comprassero nel momento turbolento era quello che ci serviva, perché quando tutti scappavano loro compravano”. Nel 2011-2012 “il Tesoro si è attivato, le spiegazioni sono state ragionevoli, sulle evidenze del mercato non abbiamo trovato niente di deplorevole”. 15 dicembre 2017
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Corea del Nord minaccia gli Usa: “blocco navale come un atto di guerra”di Mariangela Tessa
Se gli Stati Uniti metteranno in atto un blocco navale si tratterebbe di un “atto di guerra” al quale la Corea del Nord reagirebbe con “spietate misure di auto difesa”. Questa la minaccia lanciata da un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang, rilanciata dall’agenzia di stato Kcna. Un blocco navale contro la Corea del Nord, ha detto ancora il portavoce, sarebbe una “arbitraria violazione” della sovranità e dignità del Paese. Per il portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang, nel perseguire il blocco navale contro la Corea del Nord, il presidente Usa Donald Trump sta facendo “un passo ampio ed estremamente pericoloso verso la guerra nucleare”. Al momento non ci sono proposte ufficiali da parte degli Usa di un blocco navale contro la Corea del Nord. Ma la minaccia di Pyongyang è maturata in risposta alle recenti valutazioni del segretario di Stato americano Rex Tillerson sul “diritto a interdire il traffico marittimo di trasporto di beni” per e dalla Corea del Nord a causa dell’ultimo test di missile balistico intercontinentale del 29 novembre, rivendicato come il più potente mai messo a punto e in grado di “raggiungere ogni angolo del territorio degli Stati Uniti”. E sempre sulla crisi nordcoreana, ieri il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo americano Donald Trump. Lo ha riferito il Cremlino in una nota in cui si precisa che i due capi di Stato hanno discusso della “situazione in diverse zone di crisi, ponendo l’accento sulla soluzione della questione nucleare nella penisola coreana”. 15 dicembre 2015 |