A cura di Enrico Vigna, portavoce Forum Belgrado Italia/CIVG – Forum Belgrado Italia
Come previsto, è stata ribadita la sentenza di condanna definitiva del Generale serbo bosniaco Ratko Mladic all’ergastolo.
La Camera d’appello del funzionamento del Tribunale Penale dell’Aia, ha confermato l’otto giugno la condanna all’ergastolo dell’ex comandante in capo dell’esercito della Repubblica Srpska.
Questo, nonostante la posizione dissenziente e favorevole ad un nuovo processo di fronte ad un’altra Corte, della presidente dell’attuale Corte, Prisca Matimba Nyambe, come richiesto dagli avvocati difensori del Generale, in quanto si erano verificati troppi vizi di procedura e violati numerosi protocolli giurisprudenziali del Diritto Internazionale.
“Data la natura e la gravità degli errori legali osservati in questo caso, a differenza di altri membri della Camera d’appello, la mia posizione è quella che ordinerei un nuovo processo a Mladic davanti a un’altra Camera, su tutti i capi d’accusa tranne l’accusa 6…” ha dichiarato al termine la giudice in un parere separato, scritto in circa 60 pagine.
Osservando che l’imputato ha proposto standard elevati nel suo ricorso e ha indicato correttamente i principali errori della Camera di primo grado, sui quali l’imputato ha adottato quasi tutti i motivi del suo ricorso.
Nyambe ha precisato che a causa del tempo limitato, e dato anche che lavora a distanza, nel suo parere separato si è occupata solo degli errori più gravi della Camera di primo grado.
Tra le altre cose, ha dichiarato che, contrariamente alle opinioni della maggior parte dei membri della Camera, lei non era d’accordo con l’idea che ci fosse un’impresa criminale congiunta (JCE) tra gli ufficiali delle forze serbo-bosniache e la leadership della RS per rimuovere con la forza la popolazione musulmana bosniaca. Ha aggiunto che non riteneva ci fosse stato un obiettivo comune per una simile impresa criminale, ma che la popolazione delle enclavi voleva andarsene e che, con l’aiuto dell’esercito della Bosnia-Erzegovina e della presidenza di guerra a Zepa, fu raggiunto un accordo sull’evacuazione delle persone a causa della guerra.
“Di conseguenza, non si può concludere che un “ricollocamento forzato” abbia contribuito all’ attuazione del genocidio o dell’associazione allo scopo di commetterlo…Per questo non posso concludere, sulla base delle prove complessive del fascicolo, che i civili musulmani nelle enclavi di Srebrenica e Zepa siano stati perseguitati dalle forze serbo-bosniache con l’intento specifico ricercato…”, ha scritto Nyambe nella sua memoria separata.
Nel giorno della lettura della sentenza, mentre leggeva scrupolosamente le decisioni della Camera, ha pronunciato ripetutamente le parole “ Giudice Nyambe dissenziente”.
Con i suoi dissensi ha inteso indicare che i precedenti processi conclusi con l’ergastolo al Generale Ratko Mladic, per genocidio e crimini contro l’umanità, fossero stati fortemente alterati da gravi vizi processuali legati al Diritto e il processo al Generale serbo bosniaco andasse rifatto.
La Nyambe ha anche dichiarato di ritenere, sulla base delle prove e documentazioni fornite, che la versione di Mladic, di aver fatto evacuare quasi 30.000 musulmani bosniaci da Srebrenica, per “motivi umanitari dopo la caduta e la conquista delle sue truppe dell’enclave, era fondata e reale. Ha anche affermato che la separazione di uomini e ragazzi musulmani prima dell’evacuazione, aveva solo l’intento legittimo, in una fase di guerra, di individuare tra gli adulti, eventuali criminali di guerra ricercati.
Pur essendo sola tra i cinque giudici della Corte, ha sostenuto queste tesi fino alla fine dell’udienza. Ella già nel 2012 aveva dissentito anche dalla condanna della Corte dell’Aja contro Zdravko Tolimir, un generale di Mladic, non ritenendolo corresponsabile degli avvenimenti di Srebrenica.
Per questo va dato atto del coraggio e dell’onestà intellettuale e professionale di questa Giudice e giurista internazionale, che pur attenendosi alle decisioni della maggioranza dei membri della Camera, ha OSATO dissentire fermamente e pubblicamente ai poteri forti e dominanti internazionali. Onore a lei.
Chi è Prisca Matimba Nyambe
La giurista è nata il 31 dicembre 1951 in Zambia.
Ha una notevole esperienza professionale internazionale, resterà nei libri di storia, da un lato, per aver presieduto una delle storiche udienze del Diritto, della Camera d’appello sul genocidio e sui crimini in Bosnia, dall’altro per aver coraggiosamente e pubblicamente dissentito e contrastato le decisioni del Tribunale dell’Aja, da un punto di visto del Diritto stesso, non essendo stata in accordo con quasi tutte le sentenze emesse e mettendosi in una cattiva luce ai “padroni del mondo” e dei loro Tribunali politicizzati e illegali nel Diritto Internazionale.
Prisca Matimba Nyambe è descritta dall’ “Institute for African Women in Law”, come “ un esempio coraggioso, elevato e di alta competenza e di brillantezza legale”. Ella parla fluentemente oltre all’inglese e il francese, il Tonga, il Soli, il Nyanja e il Bemba, lingue africane, con una conoscenza pratica dello Swahili e del Lozi. Ha fatto parte del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, il Tribunale simile al Tribunale per l’ex Jugoslavia, divenendone una dei suoi principali consiglieri.
È stata eletta giudice dell’International Residual Mechanism for Criminal Courts nel 2011, mentre dal 2006 è giudice dell’Alta Corte dello Zambia.
In Serbia le reazioni sui maggiori media e nella popolazione sono state di aperta solidarietà, celebrando come “eroe” il generale Mladic, denunciando e definendo come ingiusta la condanna dell’ex capo militare serbo-bosniaco.
In Serbia il verdetto finale del Tribunale dell’Aja per i crimini di guerra che ha condannato Ratko Mladic all’ergastolo, è stata la notizia in prima pagina, su quasi tutti i giornali serbi, accompagnata dalle condanne verso il Tribunale, definito della NATO e “anti-serbo“.
Il quotidiano vicino al governo Informer ha dichiarato che Mladic sarà “per sempre un eroe serbo”, che è stato condannato nonostante non ci fossero prove reali di “presunti crimini di guerra”.
Kurir aveva come apertura il titolo “Aja: ingiustizia per Mladic”, mentre Vecernje Novosti sotto la foto del Generale ha messo il sottotitolo: “Hanno sparato il colpo finale.”
Tutti i giornali hanno scritto dell’anello che Mladic ha indossato durante l’udienza del verdetto, che raffigura un capo dei nativi americani con un copricapo. Il figlio di Mladic, Darko, ha spiegato a Vecernje Novosti che era stato donato al capo militare serbo-bosniaco, da un ex soldato e che ha un significato per i serbi, in quanto essi stanno soffrendo ciò hanno vissuto i nativi americani negli Stati Uniti.
Ci sono state anche reazioni indignate da parte di politici serbi.
L’unico funzionario del governo che ha reagito pubblicamente è stato il Ministro degli Interni A. Vulin, il quale ha affermato che l’ergastolo a Mladic era “una vendetta, non un verdetto. Istituito non per cercare la giustizia e contribuire alla riconciliazione, ma per processare i serbi, il Tribunale dell’Aia ha raggiunto il suo scopo. dichiarando i serbi genocidi“, ha detto Vulin in una nota.
L’avvocato di Mladic, Branko Lukic, è apparso in un programma sulla Televisione di stato serba RTS e ha elogiato il giudice dell’Aja Prisca Matimba Nyambe, che ha espresso opinioni dissenzienti sulla maggior parte delle deliberazioni nella sentenza di Mladic. Lukic ha affermato che Nyambe aveva constatato “la grande quantità di errori” nella sentenza e aveva capito che “era necessario che il processo fosse ripetuto“.
Anche il figlio di Mladic, Darko, è stato ospite della RTS e ha encomiato la posizione dissenziente del giudice Nyambe.
” Per me è stato inaspettato questo coraggio personale e professionale del giudice Nyambe che, nonostante tutte le pressioni e tutta l’atmosfera lì presente, si è ribellata agli interessi delle potenti persone e forze che hanno fondato questo Tribunale e hanno ordinato questi verdetti, avendo il coraggio di dire: avete fatto tutto male e questi non sono i fatti reali… “, ha detto Darko Mladic, congratulandosi con lei per questo coraggio.
Anche il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, durante una Conferenza organizzata insieme al Club degli Ammiragli e Generali della Serbia nella capitale serba, sul tema “L’AGGRESSIONE DELLA NATO sulla RFJ del 1999 e la NUOVA GUERRA FREDDA”, ha dato un riconoscimento alla giudice Prisca Matimba Nyambe dello Zambia per la sua coraggiosa posizione in occasione del verdetto del Tribunale dell’Aja al generale Ratko Mladic.
10 giugno 2021