Dopo i Panama Papers, un altro ciclone sui soldi depositati nei paradisi fiscali. 175 mila società coinvolte nelle indagini giornalistiche coordinate dall’Icij, di cui l’Espresso è partner esclusivo per l’Italia. Nelle carte anche l’ex commissario alla concorrenza dell’Unione europea. E da domenica in edicola i nomi italiani
di Paolo Biondani, Gloria Riva e Leo Sisti
Non si è ancora spenta l’eco dello scandalo Panama Papers – l’inchiesta giornalistica internazionale che ha svelato quarant’anni di affari offshore gestiti dallo studio Mossack Fonseca – che una seconda gigantesca fuga di notizie è pronta a far tremare, di nuovo, i palazzi della finanza mondiale. Si cambia paradiso: non più Panama, bensì le Bahamas. Ma il vizio è lo stesso: anche qui politici, imprenditori, banchieri, finanzieri, insieme a mafiosi, latitanti e trafficanti, hanno aperto conti correnti e società anonime per sfuggire al fisco e alla giustizia.
Ancora una volta sono stati i giornalisti d’inchiesta dell’Icij, International Consortium of Investigative Journalists, di cui fa parte l’Espresso in esclusiva per l’Italia, a bucare il muro di riservatezza di uno dei paradisi fiscali più impenetrabili del mondo, le Bahamas appunto. L’inchiesta, che per ampiezza è seconda solo ai Panama Papers, nasce da una fuga di notizie che ha portato alla luce un archivio di oltre 175 mila società inserite nel “Registrar General Department”, l’imponente archivio di Nassau, capitale di questo paradiso esentasse. I documenti sono stati acquisiti dai reporter del giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, che li hanno messi a disposizione del consorzio Icij, per condividerli con decine di media partner di tutto il mondo, tra cui l’Espresso. Nasce così #bahamasleaks.
Tra i nomi registrati nelle offshore delle Bahamas ci sono i potenti di tutto il mondo. Il più sorprendente è quello di Neelie Kroes , l’ex commissaria alla concorrenza dell’Unione Europea, in carica dal 2004 al 2010. Un nome che rischia di creare qualche problema e non pochi imbarazzi nelle istituzioni continentali. A Bruxelles l’avevano soprannominata “Steely Neelie”, Neelie l’inflessibile, e tutti ricordano quando la signora della politica olandese intimava alle multinazionali: «Non potrete sottrarvi alle nostre regole fiscali». Ma adesso salta fuori che, mentre lanciava strali mirati, aveva interessi non dichiarati alle Bahamas. Dove ha rivestito la carica di “director”, cioè ha amministrato, dal luglio 2000 all’ottobre 2009, una società offshore tuttora attiva. Lo dimostrano le carte rimaste finora nascoste nell’isola caraibica: la società si chiama Mint Holdings Ltd era stata creata nell’aprile di sedici anni fa da “Steely Neelie”, oggi autorevole esponente di un partito di centrodestra dell’Olanda.
Tra gli altri potenti della politica con le offshore alle Bahamas spiccano lo sceicco del Qatar Al Thani, il ministro colombiano Carlos Caballero Argaez, il figlio dell’ex dittatore cileno Pinochet . E poi ci sono i familiari di un ex premier della Nigeria, il ricchissimo uomo d’affari giordano Amin Badr El-Din e tanti altri.
Questo primo articolo è solo un inizio, un assaggio. Perché a partire da oggi un centinaio di giornalisti di tutto il mondo, dopo aver scavato per mesi tra un milione e 300 mila documenti (in tutto 38 gigabytes), stanno cominciando a pubblicare solo i primi risultati di un’inchiesta internazionale che continua. L’archivio offshore delle Bahamas riguarda oltre 175 mila società registrate dal 1990 ai primi mesi del 2016. Nelle prossime ore ogni testata associata al consorzio pubblicherà, per il propri paese, i nomi di politici, banchieri, finanzieri, uomini di Stato, criminali ed evasori fiscali con i soldi alle Bahamas. I nuovi file portano alla luce decine di società, finora ignote o semisconosciute, collegate a politici in carica o ad ex governanti delle Americhe, dell’Africa, dell’Europa, dell’Asia e del Medio Oriente.
Ovviamente nel database di Bahamas Leaks c’è anche l’Italia. L’Espresso ha scoperto 417 file di documenti con la targa Italy. Nel numero in edicola da domenica prossima, l’Espresso diffonderà parecchi nomi. C’è di tutto: industriali, banchieri d’affari, nobili, big della finanza, un gran nugolo di avvocato e commercialisti. Volti celebri e persone semi-sconosciute. Personaggi in vista nelle grandi città, dalla Lombardia alla Sicilia, ma anche nella provincia più profonda: particolarmnente nutrita è la rappresentanza del Nordest.
I file delle Bahamas ottenuti dal consorzio Icij non riguardano solo società offshore. Chi è più addentro nei meccanismi dei paradisi fiscali, spesso decide di affidare le proprie fortune a entità ancora meno trasparenti: trust e fondazione. Chiaro lo scopo: erigere un’altra barriera, e sperare che non arrivino a varcarla magistrati e investigatori. Ma con i Bahamas Leaks ora il muro del segreto è caduto…. (continua)
21 settembre 2016