La guerra non dichiarata di Israele ad Assad passa per ‘aiutini’ agli jihadisti del Califfo. Sporchi segreti
Il 7 dicembre cacciabombardieri israeliani colpiscono alla periferia di Damasco e lungo la frontiera con il Libano. La Siria chiede condanna e sanzioni contro Israele anche per il supporto ai jihadisti dell’Islamic State. Le bombe israeliane danno respiro a Isis perdente che riprende l’attacco.
di Aldo Madia
Sporca storia
L’attacco israeliano avviene per singolare coincidenza nel giorno in cui un Rapporto dell’ONU rivela che Israele ha da mesi costanti contatti con ribelli siriani.
Lo denunciano le ‘Forze di Disimpegno degli Osservatori ONU’ che operano lungo le linee di armistizio sul Golan riferiscono secondo cui, ufficiali israeliani e ribelli collaborano direttamente lungo la frontiera siriana.
Ma i militari dell’UNDOF aggiungono qualcosa di più.
Dicono di avere visto due soldati israeliani aprire il confine per favorire l’ingresso di civili e combattenti feriti, che di solito sono ricoverati negli ospedali israeliani di Safed e Nahariyah, e identificato altri militari della parte israeliana consegnare in territorio siriano due casse a miliziani dell’opposizione siriana armata.
Golan siriano occupato. Un soldato istraeliano prega l’altro ispeziona in cannone
Vantaggi inconfessabili
Alcuni fatti raccontano una situazione singolare.
Da tempo il dissidente siriano Kamal al-Labwani, membro fondatore del Consiglio Nazionale sostiene la necessità di cedere a Israele la parte siriana delle Alture del Golan in cambio dell’aiuto da parte di Tel Aviv nella lotta contro Assad e della protezione dell’area di 100 km che comprende Damasco, Dara’a e il confine siro-libanese a Ovest della capitale siriana.
Il sostegno di Israele consoliderebbe l’opposizione -di cui fa parte anche il Fronte al-Nusra- che già controlla l’80% del lato siriano delle Alture del Golan.
Le dichiarazioni di al-Labwani vengono riprese in un articolo pubblicato dal ‘Washington Institute for Near East Policy’ il cui commentatore politico israeliano Ehud Yaari sostiene che Israele, per difendere i suoi confini con la Siria, dovrebbe aumentare la cooperazione con ‘i gruppi moderati non islamici’, rifornendoli di armi.
Aiuti ai ‘moderati’ o alla jihad?
Inoltre, Yaari scrive che a Lajaa, la regione vulcanica a 50 km da Sud-Est di Damasco, vi sono campi di addestramento con molti combattenti non islamici e gruppi tribali armati per cui Israele dovrebbe riunire la sue Forze militari a quelle statunitense e giordane per trasformare la zona in una base territoriale adeguata ad addestrare ‘i ribelli moderati’.
In realtà, nel silenzio dei media occidentali, dall’inizio della guerra in Siria, Tel Aviv ha curato effettivamente numerosi siriani feriti in battaglia ricoverandone 398 nell’Ospedale di Nahariyah e centinaia in quello di Safad.
Inoltre, fonti militari avrebbero confermato che esponenti dell’opposizione siriana avrebbero frequenti e segreti incontri con le Israel Defence Forces a Tiberiade.
O jihad o ‘moderati’ ma contro Assad
Di fatto, la Siria è attaccata da entrambi:
l’ opposizione ‘moderata’, combatte con le armi ricevute da Arabia Saudita, Paesi del Golfo e degli ‘Amici della Siria’ che ne assicurano anche l’attraversamento delle frontiere, il supporto logistico-finanziario e addestramento in Giordania e Turchia;
nel novembre 2012 Tel Aviv lancia missili contro l’Esercito siriano in risposta a un colpo di mortaio esploso contro oppositori che sparavano dal Golan occupato;
nel gennaio 2013, bombe su un convoglio in territorio siriano ritenendo contenesse armi destinate ad Hezb’Allah e colpisce anche una struttura di ricerca militare a Jamariya nel Nord-Est della capitale, replicando la stessa azione nel maggio successivo;
il 23 settembre 2014, abbatte un caccia siriano che attraversava per errore lo spazio aereo delle Alture del Golan.
La Siria non ha mai reagito.
Strana tregua Netanyahu Califfo
Infine, c’è una sorta di ‘tregua non dichiarata’ fra Israele e i qaedisti, che finora non hanno mai attaccato l’Esercito israeliano.
In merito, sin dal giugno 2014, dopo la creazione del Califfato in Iraq e Siria da parte dell’auto-dichiarato Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, numerosi commentatori se ne sono chiesti la ragione.
Nessuna formazione di matrice qaedista risponde, tranne l’ISIS.
Con un twitt diffuso da un sito utilizzato spesso dal gruppo, ISIS scrive: ‘non abbiamo avuto ordine di uccidere ebrei e israeliani. La cosa più importante è la guerra contro il nemico più vicino: quelli che si ribellano alla fede. Allah ci comanda nel Corano di combattere gli ipocriti perché sono molto più pericolosi di quelli eretici’.
E la strana non belligeranza prosegue.
A chi sarà utile ?
10 dicembre 2014