di MOWA
«La questione morale esiste da tempo. Ma orami essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.» (Enrico Berlinguer, La nostra proposta di governo intervista su L’Unità, di Alfredo Reichlin, 7 dicembre 1980)
Siamo agli sgoccioli delle consultazioni tra i vari partiti, a caccia di alleanze per le prossime votazioni nazionali, che si terranno il 25 settembre p.v., e si moltiplicano i contorcimenti al fine di trovare soluzioni da far digerire ai cittadini dopo le vergognose modifiche del sistema elettorale che hanno portato via agli elettori il potere decisionale.
Un’autentica pagliacciata quella del “rosatellum” (ma dovremmo dire la stessa cosa per il “mattarellum” che per primo ha portato via il proporzionale puro e di cui dovremmo ringraziare proprio Mattarella, e poi, il “porcellum”) che ha mortificato il senso ed il valore del voto in uno Stato di diritto come quello italiano. [1]
Una scelta imposta dall’alto agli italiani, come si è detto più volte, e che esclude i cittadini dalla scelta dei candidati dal basso per subire, invece, quella voluta dai dirigenti di partito che precludono il senso civico della democrazia partecipativa sostituendola con quella di vertice e potendo, in questo modo, manipolare in itinere qualsiasi programma adattandolo ai propri fini.
Il compagno Enrico Berlinguer, già nel 1975, aveva segnalato i pericoli della smania di alcuni partiti di voler sopraffarre le istituzioni occupandone le stanze e non lasciare, quindi, le vere forme di democrazia diffusa. Infatti, Berlinguer sottolineava anche quanto erano differenti i comunisti da molti altri perché gli
«elettori hanno potuto confrontare le amministrazioni nelle zone dove i comunisti sono una forza di governo con quelle zone che sono state amministrate dai democristiani, con l’esclusione dei comunisti.
È generalmente riconosciuto, in Italia e all’estero, che i comunisti hanno amministrato meglio rispetto agli altri. Le loro amministrazioni sono migliori in termini di pulizia e di onestà. Nessun episodio di scandalo o di corruzione è mai stato loro imputato. Inoltre le amministrazioni di sinistra sono state migliori in termini di efficienza e di capacità di realizzazioni concrete. Soprattutto esse sono migliori perché sanno mantenere il contatto con i cittadini sollecitandoli a partecipare al processo democratico, a cominciare dagli organismi di base.» [2]
Enrico Berlinguer rilevava quale fosse la differenza nella composizione dei partiti di sinistra e come il Partito comunista italiano fosse un vero partito di massa con un milione e settecento mila iscritti e attivisti, di cui più della metà erano
«operai dell’industria o lavoratori agricoli, ma abbiamo anche iscritti che sono impiegati, artigiani, intellettuali, medici, insegnanti, donne che lavorano e casalinghe: insomma il popolo lavoratore nel senso più largo. Dal punto di vista numerico, siamo il più forte partito comunista del mondo occidentale, e anche il carattere di massa del nostro partito è una garanzia contro il settarismo.» [2]
Il partito comunista di Berlinguer si era posto il problema annoso di superare alcuni nodi vitali che bloccavano lo sviluppo democratico sostenendo che si doveva
«…porre fine alla commistione fra i centri pubblici e privati del potere economico, e fra questi gruppi e i partiti. Lavoreremmo anche per porre fine al vasto sistema di clientelismo, che è fonte di tanto spreco. Esiste un nesso fra la criminalità comune e il disordine politico, e fino a che non elimineremo la corruzione – specialmente in alto – non possiamo aspettarci grossi cambiamenti al livello della criminalità di strada.» [3]
Principi e obiettivi che sono ormai, purtroppo, sfumati a causa della forte ingerenza dei lacchè del potere presenti nei partiti o, addirittura, per la creazione di centri di potere di partiti che hanno scavato all’interno delle istituzioni sino a costruire un golpe silente, sempre presente, nella macchina statale e che oggi vedono stazionare, in forma stabile, banchieri, criminali, massocapitalisti… con l’unico intento comune di impedire che gli oppressi si riapproprino dei valori costitutivi che Berlinguer considerava le
«…forze democratiche [intendendo ndr] quelle forze antifasciste che hanno partecipato alla elaborazione della Costituzione italiana.»
NOTE
[1] http://www.iskrae.eu/come-fare-alla-de-gaulle-un-colpo-di-stato-tecnico-e-pulito/
[2] Berlinguer: “Non abbiamo fretta” Intervista a Time Magazine, 30 giugno 1975
[3] Intervista con il segretario del Pci, Berlinguer di Luca Giurato, La Stampa, sabato 26 maggio 1979