Si faccia caso nella notizia sottostante come, ancora una volta, i servizi segreti israeliani si siano prestati a divulgare notizie destabilizzanti verso altri paesi.
Israele un paese artificiale sionista che di caos in caos (creato ad arte?) si è fatto strada in una sua indispensabile funzione ai Paperon de Paperoni del mondo.
Di destabilizzazione in destabilizzazione, Isreale, si è conquistato la nomea di paese democratico ma senza che nulla di tutto ciò esista realmente in quell’area geografica partendo dal sopruso e dall’occupazione arbitraria di quelle terre strappate ai nativi con la forza…in barba alle risoluzioni dell’ONU.
E le comunità ebraiche cosa dicono su questa funzione di intrusione negli Stati?
Nulla!
Lo stesso dicasi per noi, in Italia, con il caso Moro… Non dissero nulla sull’aiuto del Mossad a cedere armi alle Brigate rosse. Anzi, ne trassero, negli anni successivi, benefici sia in politica (arrivando ad avere propri esponenti sui controlli istituzionali dei servizi segreti) che di espansione geopolitica in Palestina.
MOWA
La posizione del presidente statunitense si fa sempre più complessa e pericolosa, con un nuovo super-procuratore incaricato di indagare su Russiagate e dintorni. E intanto si scopre che la sicurezza informatica di Trump è un colabrodo
Alfonso Maruccia
Roma – Dopo aver stupito il mondo con l’elezione di Donald Trump, l’America si trova ora sull’orlo di una possibile crisi istituzionale altrettanto inedita: a poche settimane dalla presa della Casa Bianca, il presidente USA (definito da più parti il più improbabile di sempre) potrebbe rischiare seriamente di finire sotto incriminazione tramite una procedura di impeachment.
Lo sviluppo più recente nella vicenda Trump si chiama Robert Mueller, ex-capo dell’FBI ora nominato dal vice-procuratore generale del governo federale a capo della speciale indagine che dovrà finalmente svelare gli eventuali legami fra il presidente, Vladimir Putin e la Russia.
L’indagine sul Russiagate va dunque avanti, con Mueller che rappresenta una scelta a sorpresa per un uomo che conosce bene il potere di Washington ed è stato a capo del bureau federale sia sotto la reggenza di George W. Bush – che lo nominò nel 2001, una settimana prima dell’attacco alle Torri Gemelle – che sotto quella di Barack Obama.L’aver licenziato in tronco James Comey non gioverà quindi a Trump, che secondo le soffiate riferite dai giornali statunitensi avrebbe chiesto all’ultimo capo dell’FBI (in ordine di tempo) di “lasciar perdere” le indagini sul Russiagate non ricevendo alcuna rassicurazione in tal senso.
Come prevedibile, Trump reagisce all’incarico di Mueller nel suo stile esagerato e Twitter-dipendente definendola testualmente la “maggiore caccia alle streghe di un politico nella storia americana”: Mr. President si lamenta di essere trattato ingiustamente, ma i sospetti sui suoi rapporti con la Russia sono antecedenti all’elezione e non fanno che ingigantirsi con la cronaca di questi giorni.
Trump ha rivelato ai russi informazioni cruciali fornitegli dall’intelligence israeliana, un nuovo “scandalo” che lo stesso presidente ha poi ammesso – sempre tramite il suo adorato Twitter – e che ora le autorità del paese mediorientale tendono a descrivere come poco importanti. Le indiscrezioni dei giornali americani, invece, parlano di un Mossad sconcertato e apparentemente pronto a usare maggior prudenza nelle collaborazioni future con la Casa Bianca.
L’effetto Trump si fa sentire anche sulle borse, mentre i ricercatori di sicurezza evidenziano una volta di più la totale incapacità del presidente quando si tratta di tecnologia e “tematiche cyber”: le sue proprietà sono un colabrodo dal punto di vista della sicurezza, e in tale ottica la nuova iniziativa sulla massiccia riorganizzazione delle cyber-difese statunitensi appare sconcertante e problematica.
19 maggio 2017