DIFENDIAMO LA NOSTRA COSTITUZIONE – PERCHÉ VOTARE NO
APPELLO alle cittadine e ai cittadini della Repubblica italiana
Siamo alla vigilia di uno dei passaggi più drammatici della storia della nostra Repubblica fondata sulla centralità del Parlamento, sulla sovranità popolare e sulle autonomie istituzionali, sociali, politiche e religiose.
Il trentennale processo di delegittimazione dei valori specie economici e sociali, che vanno attuati e rilanciati e non solo “difesi”, ha raggiunto il suo apice nella “deforma” costituzionale Renzi-Boschi, destinata a sconvolgere il sistema sociale ed economico e non solo politico della Costituzione del ‘48 nata dalla Resistenza, una Costituzione definita “programmatica” perché volta a realizzare un nuovo modello economico con finalità sociali tramite la strategia delle riforme economico-sociali per attuare la democrazia sociale mediante la programmazione democratica e il controllo sociale e politico dell’economia e delle imprese e con il potere pubblico che garantisca – con la centralità del parlamento e la forma di governo parlamentare – le finalità sociali dell’economia sia pubblica che privata.
In nome di false, demagogicamente “populiste” parole d’ordine come “rapidità nelle decisioni” “maggiore efficienza legislativa”, “modernizzazione del paese”, si stanno nascondendo i veri obiettivi: spostare il potere decisionale nelle mani del governo, eliminare la centralità del Parlamento come proiezione della dialettica tra le forze sociali e le forze politiche portatrici della sovranità popolare (garantita solo dalla nostra Costituzione, l’unica che dà centralità al Parlamento) e renderlo subalterno allo stesso governo, ridurre ai minimi termini la funzione delle autonomie locali. In questo quadro risultano ancora più chiari i continui tentativi diretti a stabilire il dominio dell’impresa e della finanza sul lavoro e l’attacco sferrato con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
È un caso o, viceversa, non corrisponde a un preciso obiettivo politico l’enfasi con cui i grandi gruppi industriali e finanziari, le istituzioni europee, molti stati (vedi le dichiarazioni a favore del “si” al referendum dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, della finanza e di banche come ad es. la JP Morgan) hanno accolto e persino “dettato” tale “riforma”?
Tra i tanti sfregi alla Carta fatti dalla “revisione” vogliamo evidenziare il più grave e pericoloso pericoloso per il nostro ordinamento poiché rovescia il rapporto tra Parlamento e Governo che la “revisione” trasforma da “potere esecutivo” in legislatore al posto del Parlamento, in una logica che porta ad omologare – nei momenti di crisi – i regimi c.d. democratici con i regimi di tipo autoritario e reazionario che dominano dall’alto sul Parlamento e quindi sulla societàInfatti l’art. 12/sesto comma, della “revisione costituzionale”, che modifica l’art. 72 della Costituzione, interferendo/determinando l’O.d.g della Camera, istituisce una corsia preferenziale per i progetti di legge del governo considerati essenziali per l’attuazione del suo programma. In questo modo viene sancitoil predominio del Governo sul Parlamento- proiezione della dialettica tra le forze sociali e le e forze politiche portatrici della sovranità popolare– e lo snaturamento della forma di governo parlamentare addirittura rievocando il principio del primato del capo del governo introdotto dal fascismo con l’art. 6 della Legge del 24 dicembre 1925 n. 2263 («Attribuzioni e prerogative del Capo del Governo»), che conferiva proprio al “governo del capo” il potere di determinare addirittura la formazione dell’ordine del giorno della Camera.
La misura delle prevaricazioni in atto è giunta al colmo, e singoli cittadini, forze culturali, sociali e politiche, ispirati ad una genuina esigenza di lotta per la difesa e la promozione della Costituzione del 1948 (già profondamente ferita negli scorsi anni da revisioni quali quella dell’art.81 o del Titolo V) testimoniano la forte volontà di difendere i valori sociali ed economici della nostra democrazia, che costituiscono la vera modernità, il vero progresso che non ci può essere se non è orientato verso i fini sociali ed economici di interesse generale, dei “tutti” e non dei “pochi” detentori del potere economico privato. La vera posta in gioco non è la stabilità dei “governi” ma della democrazia, ossia non solo “chi decide” ma “chi comanda”: il popolo o il governo che lo esclude dall’esercizio effettivo del potere affidato in esclusiva al solo governo? Non è democrazia se – secondo la “deforma” Renzi-Boschi – si perviene a fare del governo, dell’esecutivo una variabile indipendente dalla società e dalla comunità, venendo così “esautorate” le forme del potere democratico espresso dalle assemblee elettive locali e nazionali, persino con un Senato non elettivo.
La vera posta in gioco non è la stabilità dei “governi” ma della “democrazia”
Al prossimo appuntamento referendario del 4 dicembre facciamo appello alle cittadine e ai cittadini italiani a schierarsi per un secco e forte NO popolare come quello che nel 2006 seppe respingere in blocco le smanie di revisione neo-autoritaria a favore del premierato e del “governo del capo”
(l’elenco dei firmatari riprende e riprenderà in buona parte anche chi aveva già sottoscritto l’appello contro l’abolizione dell’art.18 e per l’attuazione della democrazia economico-sociale, promosso dal compianto Salvatore D’albergo)
Alcuni es. di firme …
Agostinelli Mario (ex segretario generale CGIL Lombardia, Sito e Comitato “Un NO per la democrazia sociale”, Presidente Ass. Energia felice)
Luigi Fasce (psicologo e saggista Genova)
Algostino Alessandra (Università di Torino)
Andreini Carlo (Centro Salvatore d’Albergo-Il Lavoratore)
Angelini Francesca (Università di Roma)
Astengo Franco (politologo)
Bardelli Beatrice (giornalista, Comitato per la democrazia costituzionale di Pisa)
Barrucci Paolo (Università di Firenze)
Bianchetti Filippo (Comitato NO-M346 ad Israele” e Comitato varesino per la Palestina”)
Bigli Enrico (ex segretario Fiom Torino)
Bucci Gaetano (Università di Bari e Comitato“Un NO per la democrazia sociale”)
Caggiati Giovanni (Movimento Antifascista-Parma “Centro S. d’Albergo-Il Lavoratore”
Calamida Franco (Presidente Costituzionebenecomune)
Capecchi Vittorio (Direttore di “Inchiesta”)
Carla Filosa (autrice e redattrice della Rivista La Contraddizione, Roma)
Carrosio Giovanni (Università di Trieste).
Carmignani Micol (Editrice)
Chiellini Giovanni (avvocato, “Centro Salvatore d’Albergo-Il Lavoratore”)
Chirico Domenico (Università Bologna “Centro Salvatore d’Albergo-Il Lavoratore”
Chirico Tonino (Circolo “La casa di tutti” Lecce)
Ciampi Angelo (Università di Winterthur, Sito e Comitato “Un NO per la democrazia sociale”)
Hobel Alexander (Università Napoli, della rivista HISTORIA MAGISTRA)
Kammerer Peter (Università di Urbino)
Lanini Enzo (“Ass. Il Lavoratore-S. d’Albergo) e Centro documentazione per la storia dell’Emigrazione, del Movimento operaio e contadino”)
…seguono altre firme