Angelo Ruggeri
Come attesta il passaggio alle drammatiche vicende mediorientali, nelle quali l’attacco contro Israele come l’attacco terroristico dell’11 settembre contro gli USA, rappresenta una sorta di tremendo contrappasso al di fuori del diritto, inflitto a chi del diritto ha fatto uno spregiudicato uso a senso unico , da cui si dipanano non solo descrizioni a senso unico di atrocità come non ci fossero tutte quelle che durano da settantacinque anni, come se la guerra fosse iniziata l’altro ieri, con in più talune atrocità inventate che ricordano quello che per alimentare e promuovere una guerra di sterminio, facevano giornali, politici e militari statunitensi attribuendo agli indiani d’America perché nel West attaccavano i coloni insediatisi sulle loro terre. Tutto ciò comporta che si istituisca un nesso tra teoria e prassi, allo scopo di dare un spiegazione compiuta di un fenomeno che ha tratti oggettivi e verificabili nei loro contorni nello svolgersi anche di una contrapposizione tra fedi e religioni e di una sorta di missione e occupazione di terre. Imposta anche facendo uso arbitrario e rovesciato e tipica dell’Occidentalismo, di concetti come umanità e di democrazia in realtà solo apparente in quanto trattasi di un presidenzialismo dietro cui si maschera il criptico sionismo del governo israeliano di estrema destra religiosa e fondamentalista, che si trova nelle condizioni di una forza più che superiore terrorizzante e annichilente, per il succedesi di eventi storici ben precisi: sicché occorre dare inevitabile risalto al significato che ha assunto, appunto storicamente, l’evoluzione di rapporti di forza sulla base dell’applicazione da parte di Israele, del principio ideologico di sempre maggiore pervasività del territorio circostante, nell’apparenza di essere e anzi di fare dell’isolamento un motivo di difesa occupando territori in violazione di accordi e risoluzioni ONU, con la potenza di un esercito senza pari nel mondo, di una forza militare e di un potere armato e repressivo di contrapposizione, volto a piegare ogni disubbidienza e resistenza. Con la premessa di una identificazione della religione e dello stato israeliano, non solo con l’emisfero occidentale ma con la “civiltà occidentale” e con la stessa unilateralità dominate occidentale e della strategia di guerra Nato e angloamericana, nei confronti di popoli, paesi e civiltà del mondo, e che nel caso sono popoli e civiltà presenti nella stessa area circostante su cui insiste Israele, con un potere che si auto-legittima col primato della forza che gli ha consentito di violare ignorare centinaia e centinaia di risoluzione e deliberati dell’ONU, riguardanti sia il rispetto delle norme di occupazione previste dal diritto internazionale che Israele non rispetta, sia, come previsto anche da accordi come quello di Oslo, la restituzione delle terre occupate con le guerre precedenti e con gli illegali insediamenti dei coloni. Sempre sfoggiando la pretesa morale e culturale di rappresentare in modo sano e non corrotto (mentre di corruzione è accusato il suo “capo” del governo), lo stesso diritto dell’occidentale, che ha esportato e imposto il proprio modello di dominio e di potere in veste di forza militare portatrice di guerra ben al di là dei sui confini, come è d’uso e abuso delle potenze occidentali ex-post-coloniali e della strategia angloamericana che, approfittando di una presunta fine della storia, ha esportato, tra una guerra e l’altra, il dominio e l’oppressione di classe di un imperialismo sia economico che politico di cui Israele è parte integrante, che proprio la sua unilateralità della sua forza annichilente provoca, anche nell’area mediorientale, una spinta ad opporsi e a reagire superando i limiti della sola Resistenza, tra cui i Palestinesi che senza essere ne considerati ne coinvolti nei cosiddetti accordi di Abramo tesi a realizzare accordi tra Israele e paesi terzi per circondare e isolare ancora più i territori di vita di ogni palestinese. Donde che gli eventi in corso, con il drammatico acutizzarsi di manifestazioni di violenza sono suscitate dalla stessa violenze attuata di decennio in decennio, dall’Occidentalismo nel mondo e da Israele nel Medio Oriente, atte a proporre sia a livello planetario che a livello mediorientale l’incidenza della contraddizione tra “fatto” e “diritto” come esito dell’esercizio del potere unilaterale (vedi le guerre Nato) che travalica il diritto della comunità internazionale e provoca un contrappasso contro chi l’ha violato per primo e per decenni. |
Tra piano esterno e piano interno
In tal guisa le conseguenze della contraddizione tra “fatto” e “diritti” risultano tali, da imporre una rimeditazione del quadro, poiché quando si profila il dominio di una potenza che si autoproclama “gendarme”, a livello planetario come gli USA, o a livello regionale mediorientale come Israele, finisce per spostare all’estremo limite, reale e logico allo stesso tempo, quella che apparentemente sembra essere una scontata contiguità tra ciò che è legittimo e ciò che è legale, mentre non è cosi, perché come anche in questo caso, sembra facile dire che Hamas ha aggredito Israele dopo settanta anni di occupazione e violenze di questo, resta sempre in predicato chi ha aggredito prima chi e chi ha prima terrorizzato chi, come e quando. |
La cultura neofascista in cromatica versione nero/bruno/reazionaria
La situazione morale si degrada contestualmente a quella finanziaria e alla sempre maggiori insignificanza culturale della politica, dal costringerla a ricorre al delitto politico, che oltre che con tutto quanto sopra rammentato, storicamente e necessariamente, si compie con l’aiuto di norme morali e politiche legalmente ma illegittimamente codificate, rigirando e raggirando gli articoli di un Codice o, nel nostro caso, della Costituzione, ad opera del potere acquisito da chi, con tali norme, domina la società tramite l’uso della politica e delle leggi come strumento di potenza personale. |
Insignificanza culturale della politica del governo reazionario e neofascista e l’ignoranza dell’anti Occidentalismo di Mattei
Un neofascismo che è stato ampiamente votato dalle forze e dai gruppi corporativi italiani, a parte quello che la Meloni ha detto essere “difesa corporativa” quella dei magistrati: dando prova di ridicolaggine e della sua insignificanza culturale e quindi anche politica, sia dimostrando di non sapere o di non conoscere la distinzione tra il “far ridere” e l’essere ridicoli”, che ci insegna Pirandello, con la sua monumentale documentazione sul plurisecolare dibattito in merito alla grande differenza tra il “far ridere” e “ essere ridicoli”. |