La prepotenza dell’establishment USA non ha sortito nessun effetto sui componenti dell’ONU in merito alla proclamazione di Gerusalemme capitale di Israele.
Risoluzione passata con 128 voti a favore, 9 contro e 35 astenuti (dati ANSA), determinando una decisione storica che riabilita positivamente il ruolo dell’ONU.
Minacciose e irrispettose le parole dell’esponente dell’amministrazione Trump, l’ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley, nei confronti degli altri Stati membri che si sono opposti. Lo stesso dicasi per l’esponente sionista israeliano il quale dichiarava sprezzante che “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della Storia” denotando quanto tengano alla pace ed alla democrazia come abbiamo sostenuto in Netanyahu e Trump globali diffusori di fake news.
MOWA
Netanyahu definisce l’ONU la “casa delle bugie”Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rigettato il voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite su Gerusalemme e ha bollato l’organizzazione come la “casa delle bugie”. Lo riferisce la AFP. “Israele rigetta il voto su Gerusalemme alla “casa delle bugie” ONU: Netanyahu”, scrive l’agenzia su Twitter. In precedenza, Netanyahu ha espresso gratitudine all’ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite Nikki Haley e al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la decisione di porre il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla revisione dello status di Gerusalemme come capitale di Israele. Il 6 dicembre Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele. 21.12.2017
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Gerusalemme, Onu condanna la decisione di spostare ambasciata Usa. Haley, nuova minaccia: “Ci ricorderemo questo voto”Poco prima del voto, l’ambasciatrice di Washington alle Nazioni Unite Nikki Haley era tornata a minacciare: “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto farà cambiare questo proposito. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti terranno a mente“. E’ stato il secondo avvertimento in poche ore: “All’Onu – aveva scritto il 20 dicembre la Haley su Twitter – ci chiedono sempre di fare e donare di più. Quindi, quando prendiamo la decisione, su volontà del popolo americano, su dove collocare la nostra ambasciata, non ci aspettiamo di essere presi di mira da quelli che abbiamo aiutato. Giovedì ci sarà un voto che critica la nostra scelta. Gli Usa prenderanno i nomi“. Il testo, presentato da Turchia e Yemen, è praticamente la fotocopia di quello presentato dall’Egitto e bocciato giorni fa in Consiglio di Sicurezza a causa del veto posto dagli Stati Uniti: si chiede che tutti gli Stati rispettino le precedenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza (ben 10 dal 1967) secondo cui lo status finale di Gerusalemme può essere deciso solo nell’ambito di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi. Ogni altra decisione – si spiega – deve quindi essere considerata non valida. “Gli Stati Uniti sono il principale contributore delle Nazioni Unite, ma se i nostri investimenti falliscono, non portano risultati allora abbiamo l’obbligo di destinare le nostre risorse ad altre cose più produttive”, ha detto Haley, ribadendo come la decisione di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme “non pregiudica lo status finale della città, non pregiudica la soluzione dei due stati e non danneggia gli sforzi di pace”. “Ma è un nostro diritto – ha aggiunto – scegliere dove avere un’ambasciata”. “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della Storia”, protestava prima della votazione il rappresentante israeliano al Palazzo di Vetro. “Israele respinge la decisione all’Onu e allo stesso tempo è soddisfatta per l’alto numero di Paesi che non hanno votato in favore” della risoluzione sullo status di Gerusalemme, si legge in una nota dell’ufficio del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Il quale “ringrazia il presidente americano Trump per la sua posizione chiara a favore di Gerusalemme e i Paesi che hanno votato con Israele”. In giornata Netanyahu aveva definito l’Onu la “casa delle bugie“: “La città – avevaa spiegato parlando all’inaugurazione di un ospedale nel sud di Israele – è la capitale di Israele, che l’Onu la riconosca o no. Ci sono voluti 70 anni prima che gli Usa la riconoscessero come tale, e ci vorranno anni anche per l’Onu”. 21 dicembre 2017
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L’Assemblea generale Onu boccia Gerusalemme capitale di Israele. Nikki Haley: “Usa ricorderanno questo voto”Contro 128 Paesi tra cui l’Italia. In 9 si sono espressi a favore e 35 si sono astenuti. Minaccioso intervento dell’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, prima del voto sulla risoluzione contro la decisone di Trump. Netanyahu: “Qualunque sia l’esito quella è la nostra capitale”. Abbas: “Una vittoria per la Palestina” NEW YORK – L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha bocciato la decisione di Donald Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, con l’implicito riconoscimento della Città Santa quale capita di Israele. Contro la risoluzione Usa – che avevano esplicitamente minacciato di rappresaglia i Paesi che si sarebbero espressi contro di loro – hanno votato in 128, tra cui l’Italia, mentre in 9 hanno votato a favore e 35 si sono astenuti. Sul tabellone di conteggio dei voti si legge che hanno votato contro la risoluzione sono: Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Togo e ovviamente Israele e Stati Uniti. Contro tutti i principali Paesi Ue, a partire da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Tra i 35 astenuti: Australia, Canada, Argentina, Polonia, Romania, Filippine e Colombia. Tra gli astenuti ci sono Argentina, Australia, Benin, Butan, Bosnia-Erzegovina, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Sud Sudan. Il voto dell’Assemblea Generale, a differenza di quelli del Consiglio di Sicurezza non è in alcun modo vincolante ma ha una forte impatto politico. “E’ una vittoria per la Palestina”, ha dichiarato un portavoce del presidente palestinese, Mahmoud Abbas. La convocazione dell’Assemblea generale è stata richiesta dai rappresentanti di Turchia e Yemen, a seguito del veto posto il 19 dicembre dagli Stati Uniti a una bozza di risoluzione simile proposta dall’Egitto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nell’Assemblea generale, nessuno dei 193 stati rappresentati possiede il potere di veto, a differenza del Consiglio di Sicurezza dove i membri permanenti Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti possono bloccare con un solo voto qualsiasi risoluzione. L’ambasciatore dello Yemen, Khaled Hussein Mohamed Alyemany, presentando il testo della risoluzione ha definito l’azione di Trump “una palese violazione dei diritti del popolo palestinese e delle nazioni arabe, e di tutti i musulmani e cristiani nel mondo”. Duro e persino minaccioso intervento dell’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley: “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti ricorderanno, ricorderanno il giorno in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro diritto come nazione sovrana.azione sovrana. Questo voto farà la differenza su come gli americani guarderanno l’Onu e i Paesi che ci mancheranno di rispetto. Ricorderemo questo voto”. A seguire, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu: “Prima di questo incontro, uno Stato membro delle Nazioni unite ha minacciato tutti gli altri membri, è stato chiesto a tutti di votare ‘no’ per non affrontare conseguenze. Questo è bullismo. Non ci lasceremo intimidire, il mondo è più grande di cinque nazioni (i membri permanenti al Consiglio di sicurezza Onu). Potete essere forti, ma ciò non vuol dire che abbiate ragione”. L’ambasciatore israeliano Danny Danon: “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia. Nessuna risoluzione dell’Assemblea Generale ci farà uscire da Gerusalemme”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è detto soddisfatto per il numero dei Paesi che non hanno votato la risoluzione. “Rigettiamo questa decisione dell’Onu”, ha affermato il premier in una nota. Il ministro degli Esteri palestinese, Riyad al Maliki, ha aperto il suo discorso sottolineando come “la decisione degli Stati Uniti non influenzerà lo status di Gerusalemme, ma colpisce la condizione degli Stati Uniti come mediatore di pace”. “Gerusalemme è la chiave per la pace e per la guerra – ha ricordato il diplomatico palestinese -. Gli Stati Uniti hanno perso un’opportunità per rivedere la decisione e unirsi alla comunità internazionale ponendo fine al suo isolamento nel mondo”. La decisione di Washington invece serve il governo israeliano e incoraggia l’estremismo e il terrorismo nella regione”. “Questa decisione ribadisce ancora una volta che la giusta causa palestinese gode del sostegno della comunità internazionale e che nessuna decisione da qualsiasi parte può cambiare la realtà: Gerusalemme è un territorio occupato in base alla legge internazionale”. Lo ha detto il portavoce del presidente Abu Mazen, Nabil Abu Rudeineh. “Continueremo i nostri sforzi all’Onu e nelle organizzazioni internazionali per mettere fine all’occupazione e stabilire il nostro stato di Palestina con Gerusalemme est su capitale”, ha concluso. “A nome mio e del popolo palestinese voglio ringraziare l’Italia e tutti i Paesi che hanno votato per lo Stato della Palestina e la causa della pace. Il mio cuore è pieno di gioia e speranza per il voto all’Onu che riconosce il diritto legittimo del popolo palestinese sulla terra occupata, compresa Gerusalemme est”, ha affermato Anton Salman, sindaco cristiano di Betlemme. “Gerusalemme è fondamentale per il processo di pace, città santa per tutti i credenti, simbolo nazionale per i palestinesi e chiave per la pace. L’imposizione di una sola parte non porterà la pace ma risentimento, odio e intensificazione conflitto”, ha proseguito Salman, chiedendo a tutti di “usare dialogo e negoziato per risolvere il conflitto e giungere a una pace lungamente attesa”. Prevedendo la probabile approvazione della risoluzione da parte dell’Assemblea generale, il voto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito le Nazioni Unite “la casa delle bugie”. “Israele respinge il voto ancor prima del suo esito – le parole del premier -. La dichiarazione di Trump del 6 dicembre (l’annuncio dello spostamento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, ndr) si distacca da decenni di politica Usa basata sulla convinzione, e con il consenso internazionale, che la sorte di Gerusalemme può essere decisa da un negoziato. Gerusalemme è la capitale di Israele, qualunque sia il risultato del voto” all’Onu.
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L’Onu vota contro lo strappo di Trump su GerusalemmeGli Usa: “Ce ne ricorderemo”. Israele: “Questo voto finirà nella spazzatura” L’Assemblea generale dell’Onu ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione presentata da Yemen e Turchia che condanna il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele da parte dell’amministrazione Trump. La risoluzione è passata con 128 voti a favore (tra cui quello dell’Italia), 9 contrari (compresi Stati Uniti e Israele) e 35 astenuti (tra cui il Canada, che i funzionari palestinesi erano convinti supportasse la posizione Usa). “Una vittoria per la Palestina”, l’ha definita un portavoce del presidente palestinese, Mahmoud Abbas. “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia”: ha detto Danny Danon, ambasciatore israeliano all’Onu. “Nessuna risoluzione dell’Assemblea generale potrà cacciarci da Gerusalemme”. Al voto è stata sottoposta una mozione che respinge il riconoscimento da parte degli Stati Uniti di Gerusalemme come capitale di Israele. L’Italia ha votato a favore, insieme a 25 Paesi dell’Unione Europea, tra cui Francia, Germania e Regno Unito. Sul tabellone di conteggio dei voti si legge che hanno votato contro la risoluzione, tra gli altri, Guatemala, Honduras, Israele e Usa. Tra gli astenuti ci sono Argentina, Australia, Benin, Butan, Bosnia-Erzegovina, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Sud Sudan. Il testo, presentato da Turchia e Yemen, è praticamente la fotocopia di quello presentato dall’Egitto e bocciato giorni fa in Consiglio di Sicurezza a causa del veto Usa. Si chiede che tutti gli Stati rispettino le precedenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza (ben 10 dal 1967) secondo cui lo status finale di Gerusalemme può essere deciso solo nell’ambito di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi. Ogni altra decisione – si spiega – deve quindi essere considerata non valida. “Gli Usa ricorderanno questo giorno in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro diritto come nazione sovrana […]. L’America metterà la propria ambasciata a Gerusalemme. Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo voto farà la differenza su come gli americani guarderanno l’Onu e i Paesi che ci mancheranno di rispetto. Ricorderemo questo voto”, ha detto l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Nikki Haley di fronte all’Assemblea generale, ribadendo la minaccia del presidente Trump di tagliare i fondi a chi voterà contro gli Stati Uniti. Un discorso che la Turchia respinge come un atto di “bullismo” da parte di Washington. “Prima di questo incontro, uno Stato membro delle Nazioni Unite ha minacciato tutti gli altri membri, è stato chiesto a tutti di votare ‘no’ per non affrontare conseguenze… Questo è bullismo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, all’Assemblea generale Onu. “Non ci lasceremo intimidire, il mondo è più grande di cinque” nazioni, ha aggiunto, facendo allusione ai membri permanenti al Consiglio di sicurezza Onu. “Potete essere forti, ma ciò non vuol dire che abbiate ragione”, ha aggiunto Cavusoglu, facendo riferimento soprattutto agli Stati Uniti, che hanno minacciato ritorsioni sui Paesi che si esprimeranno a favore della risoluzione.
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