Ieri (2 dicembre) si è ufficialmente costituita la Sezione del CSP dei dipendenti pubblici di Milano dove ha visto la partecipazione del segretario Nazionale Marco Rizzo.
Per l’occasione siamo riusciti ad avere l’intervento scritto di uno dei partecipanti (Walter Montella) il quale spiega molto dettagliatamente il taglio politico di questa sezione.
iskrae.eu
Cari compagni
sono contento di trovare, finalmente, uno spazio dove discutere, studiare e condividere quelle che sono le riflessioni da un punto di vista comunista.
Uno spazio dove le idee si confrontano e si concretizzano come pratica politica.
Uno spazio, soprattutto, dove le esposizioni partono da una critica al sistema capitalistico, elemento deleterio per l’umanità intera.
Capitalismo che, in tutte le sue fasi, ha prodotto e produce, senza alcuna smentita, disastri ecologici, fa mercificazione di esseri umani sia sul versante lavorativo che nella condizione sociale e produce diseguaglianze e disparità di diritti.
Quel capitalismo che ricorre, periodicamente per raggirare le proprie contraddizioni, a soluzioni drastiche come guerra, fame, epidemie che sono frutto della povertà prodotta e… molto altro.
Uno spazio, dicevo, dove poter scoprire parole di conforto reciproco rispetto all’abbandono a cui ci hanno abituato.
Uno spazio dove le diversità di vedute possono diventare patrimonio culturale a fronte di un pensiero unico e dominante.
Le diversità di ognuno di noi sono un vantaggio se siamo capaci di coglierle e trasformarle in patrimonio in opposizione al potere. Ma solo con l’unità di intenti possiamo raggiungere l’obiettivo del cambiamento.
Una ricerca di cambiamenti reali, e non di facciata, a favore del genere umano.
Questa è sempre stata la linea dei comunisti che, a volte, purtroppo, sono invece incappati, nel tempo, in organizzazioni della sinistra (più o meno istituzionale), che hanno portato a conclusioni parossistiche e confliggenti con il cambiamento dell’intero sistema. Un vero ed autentico fronte revisionista.
Spesso abbiamo visto la cultura borghese essere presente nei nostri comportamenti senza coglierne in prospettiva il danno che avrebbe arrecato a noi e a quelli che a noi facevano riferimento.
Il collettore borghese più facile che ha pervaso le nostre file (ed alludo, da molti anni a questa parte, alle esperienze politiche e di movimento) è stato quello del carrierismo meglio conosciuto come poltronismo.
Questa pratica politica ha prodotto l’atomizzazione dei rapporti sociali tra gli individui là dove, invece, avrebbe dovuto essere più inataccabile in quanto la storia, i percosi ed i passaggi politici avrebbero dovuto immunizzare… ed invece.
La borghesia ha prodotto non solo disparità sociale come sistema ma anche amoralità.
Il sistema produttivo su basi capitaliste, (lo vediamo tutti i giorni), riesce a sgretolare anche le alleanze su basi di cooperazione e socializzazione minando quei valori, anche etici, che potrebbero rendere più efficace la collettività.
La parola imperante della borghesia era, ed è rimasta, quella dell’individualismo tout court.
Lo dimostrano le continue lotte tra i vari poteri forti esistenti, dove, però, trovano comunione d’intenti solo quando vi è di mezzo una visione generale collegiale che li contrasta: quella comunista.
La nostra storia, di oppressi, è sempre stata percorsa da grandi sacrifici e, a volte, da arretramenti ma questo non vuol dire che abbiamo rinunciato ad avere una vita migliore… a misura d’uomo.
Direi che siamo giunti ad un momento storico, perché il capitalismo, con la sua crisi di sovrapproduzione, non trova le condizioni oggettive per uscire dalla gabbia in cui si è infilato mentre noi abbiamo l’opportunità di trovare gli argomenti per far comprendere agli oppressi le effettive e vere cause del declino socio-economico verso cui stiamo pian piano scivolando.
Per assurdo ci sono le condizioni oggettive ma non quelle di consapevolezza per stravolgere il sistema…
Ed è lì che noi dobbiamo essere tempestivi.
Non possiamo attendere oltre, tantomeno, che gli altri (i soliti) si organizzino con partiti burletta per far perdere tempo…
Non possiamo permettercelo!
Questo è uno dei motivi per cui, a Milano, c’è bisogno di un vero intervento organico e, se possibile, più capillare anche fra i dipendenti pubblici.
Perché siamo in una città che è nata per scambi commerciali tra le varie realtà geografiche e dove il capitalista se la intende con i malavitosi e la finanza, a volte, con entrambi.
Non credo di sbagliare nel dire che la realtà milanese ha saputo dare valori alti come la Resistenza partigiana ma, purtroppo, ha anche espresso nel tempo il peggio di se nel fascismo e, poi, nella “Milano da bere”.
Ed è in quel brodo di strane connivenze tra i vari poteri forti che l’imbarbarimento delle politiche ha saputo logorare i buoni progetti e le sane possibilità.
Il fenomeno di Tangentopoli (ma dovremmo parlare anche delle nuove Tangentopoli) è il frutto di quelle scelte scellerate che hanno diviso gli oppressi in partiti borghesi (con categorie interclassiste strutturate), dove la regola principale era la sistemazione occupazionale clientelare e, quindi, l’occupazione “stabile”, aveva per contro un voto di ritorno. (voto di scambio)
Non c’era, quindi, solo l’arricchimento per alcuni ma anche espressione culturale di un incubo.
La proiezione di questo arrangiamento individuale ha portato all’imbarbarimento delle regole condivise per un buon funzionamento generale minando, quindi, intere aree di quello che si dovrebbe definire paese civilizzato.
Questa deregulation dei diritti, in realtà, ha prodotto danni alla prevenzione, alla salute, all’istruzione, alla pianificazione territoriale degli interventi urbanistici, alla distribuzione delle risorse sia energetiche che naturali… Ma il danno peggiore è stato quello che ha contrapposto i dipendenti pubblici a quelli privati alzando l’asticella della divisione tra poveri.
Il nostro obiettivo di lungo respiro sarà quello di organizzare un versante unico sia locale che nazionale ed internazionale di sfruttati contro sfruttatori e ridare voce a quel mondo che per lungo, troppo tempo, è rimasto nell’angolo ad incassare.
Le idee non ci mancano…
Mi riservo di chiedere massima attenzione verso coloro che vorranno avvicinarci… è meglio essere parsimoniosi negli ingressi per capire quali siano i veri interessi di costoro, troppe volte ci siamo trovati lastre di ghiaccio lungo la strada del socialismo.
Una parola, però, va spesa nei confronti di coloro che non hanno approfondito (ma dovranno farlo! Come ci hanno insegnato Marx e Gramsci) quello che è il fenomeno del trasversalismo di alcune associazioni che si dichiarano filantropiche e che di filantropico, in verità, non hanno nulla se non quello di favorire i grandi gruppi capitalistici e mi riferisco alle “fratellanze” massoniche e/o similari come i Lions, il Rotary che hanno prodotto ideologie antitetiche alla visione comunista.
Queste organizzazioni hanno saputo capovolgere propositi ed obiettivi dei comunisti infiltrandosi nelle nostre organizzazioni di massa come il sindacato (CGIL a Milano con l’Umanitaria ad esempio) facendoli diventare spessissimo soggetti di partito (il PSI ed il PCI non erano immuni).
Dobbiamo arrivare a comprendere che molte delle proposte di queste organizzazioni sono perfettamente corrispondenti ai desideri del nostro nemico di classe: la borghesia.
Se non comprendiamo questo vuol dire che non sappiamo fare buon uso degli insegnamenti dei compagni che hanno cacciato i vari Mazzini o Bakunin dall’Internazionale comunista in quanto avevano accertato l’antiteticità degli scopi degli uni con gli altri.
Grazie ai nostri predecessori, abbiamo imparato che non sono l’avventurismo o le spinte individualistiche a portarci a buoni obiettivi ma il lavoro disciplinato e collegiale che diventa l’essenza del rispetto del lavoro comune… Comunista appunto.
Buon lavoro a tutti compagni.
Walter Montella