DANILO TOSARELLI – MILANO
I morti sul lavoro in Italia sono la nostra guerra in casa. Una mattanza.
Ecco i dati forniti dall’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro.
Nel 2023 le vittime sul lavoro sono state 1485. La media di una ogni 6 ore.
Negli ultimi 15 anni (2008-2023) i morti complessivi sono stati 21050.
Altro elemento non trascurabile. Fra questi, il 35/40% sono lavoratori in nero.
Nel tragico crollo nel cantiere Esselunga di Firenze, sono morti 5 operai.
4 di essi erano stranieri, ma ci si sofferma sempre troppo poco sui perchè.
In Italia, molte attività si fermerebbero senza il lavoro dei migranti.
Ognuno di loro ha già delineato quale sarà il lavoro precario che gli spetta.
I nordafricani faranno i muratori, gli indiani lavoreranno nelle stalle per le mucche.
Bengalesi e pakistani nei magazzini, senegalesi e ivoriani lavoreranno nei campi.
Il mondo del lavoro è diventato ormai un grande rodeo e chi lavora va in trincea.
Il modello di sviluppo è basato su sfruttamento, precarietà, infortuni.
La Ministra del Lavoro Marina Calderone ha fornito alcuni dati assai esplicativi.
Riguardano l’attività ispettiva nei cantieri. Tasso di irregolarità medio il 76,48%.
Peccato, che poi la Ministra si sia espressa contro l’obbligo di badge nei cantieri.
Giova precisare, che il 70% dei morti in edilizia stava lavorando in subappalto.
Il 4 aprile 2023 è stato approvato il Codice Appalti voluto dal Governo Meloni.
I punti cardine sono il principio di risultato ed il principio di fiducia.
La scelta di Meloni è stata quella di introdurre il cosiddetto “subappalto a cascata”.
Ciò significa poter aumentare la quota di appalti che saranno dati per affidamento.
Prima, chi vinceva l’appalto poteva subappaltare una parte dei lavori ad altra ditta.
Non erano consentite altre possibilità di subappalto. Adesso c’è invece il Dlgs 36/2023.
Nel crollo di Firenze dei giorni scorsi, erano ben 30 i subappalti che vi lavoravano.
Grave è, che molto spesso i lavori vengono svolti senza il necessario coordinamento.
Purtroppo, questa scelta del “subappalto a cascata” aumenterà il rischio di altre morti.
Le organizzazioni sindacali hanno da tempo messo in campo proposte alternative.
Innanzitutto, in tutti i lavori edili si devono applicare i contratti nazionali dell’edilizia.
I costi della manodopera e della sicurezza non possono essere ribassati lungo la filiera.
Lavoratori in appalto e subappalto devono avere lo stesso trattamento economico/normativo.
Finalmente, quella patente a punti qualificante per le imprese edili. Art.27 del Dlgs 81/2008.
Non ultima, l’Introduzione nella legislazione italiana del “reato di omicidio sul lavoro”.
Peccato che il Ministro della Giustizia Nordio sia contrario alla sua introduzione.
Contrario anche all’istituzione della “Procura nazionale per la sicurezza del lavoro”.
Proposta fatta dal procuratore di Torino Guariniello nel 2007, dopo i morti nel rogo della Thyssen.
Sono 16 anni che la politica se ne frega ed ignora l’importanza specifica che potrebbe avere.
La posizione dell’attuale Guardasigilli stride con le sue recenti prese di posizione di merito.
Ha approvato inasprimenti di pena verso scafisti, incendi boschivi, rave party ed altro ancora.
Buon ultimo l’introduzione dell’omicidio nautico. Ma il reato di omicidio sul lavoro a lui no piace.
Detto ciò, non esiste buona legge che non abbia bisogno di chi è preposto al suo rispetto.
Mi riferisco agli Ispettori del Lavoro e qui si apre un’altra questione dolente, insopportabile.
Pochi conoscono nel dettaglio, la drammaticità di una struttura di garanzia che è fondamentale.
Nel 2008 durante il governo Renzi, nasce l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. E’ parte del Job Act.
Ha unificato tutta la vigilanza INPS ed INAIL in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
C’è da chiedersi dopo 15 anni di attività, quale sia il bilancio di questa scelta. E’ fallimentare.
La pianta organica al 31/1/24 dovrebbe essere di 7800 unità. Si arriva a 5200, non tutti Ispettori.
Gli stipendi sono troppo bassi e molti ispettori si devono dividere tra sopralluoghi e lavoro d’ufficio.
Gli effetti sull’attività di contrasto all’illegalità e controllo sicurezza e salute sul lavoro sono gravi.
Il Direttore dell’Ispettorato del Lavoro Paolo Pennesi ha promesso un incremento delle ispezioni.
Dovrebbero passare dalle 70 mila del 2023 alle 102 mila nel 2024, perchè lo prevede il PNRR.
Ma visto le risorse in campo, è evidente che tutto ciò rappresenta una promessa. Un miraggio.
Il 30/1/2024 è stato audito in Commissione Lavoro il Presidente ANIV Giancarlo Sponchia.
Ha dichiarato che attualmente in Italia, un’azienda può subire un’ispezione ogni 18 anni.
E’ molto aumentata la burocrazia e spesso le ispezioni vengono “telefonate” prima alle aziende.
Noi Ispettori eravamo 1200 nel 2018 ed oggi siamo 844. Quali gli effetti? Purtroppo solo negativi.
Enorme l’evasione contributiva, in aumento le irregolarità nei luoghi di lavoro.
E’ una dichiarazione di impotenza da parte dello Stato, che offende profondamente le coscienze.
Da anni gli Ispettori INPS ed INAIL combattono per tutelare il loro lavoro. La politica li trascura.
Ci sono regioni in cui è presente un solo Ispettore INAIL. Province dove non c’è Ispettore INPS.
Un esempio è nella provincia di Rieti, dove l’INPS è costretta ad inviare quelli di Viterbo.
In Molise c’è un solo Ispettore INAIL. Devono arrivare rinforzi dall’Abruzzo che ne ha appena 4.
In Calabria ce ne sono 4, 3 sono gli Ispettori in Sardegna e soltanto uno in Basilicata.
Avanti di questo passo, potranno solo aumentare lo sfruttamento bieco e le vittime sul lavoro.
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Chi se ne rende davvero garante?
Foto di IslandHopper X