Edward Luttwak, il politologo romeno naturalizzato americano, consulente strategico di numerose amministrazioni Usa, scavalca a destra i più estremisti tra i falchi americani e chiede il bombardamento immediato della Corea del Nord per evitare, lui dice, i milioni di morti che la permanenza al potere di Kim Jong-un causerebbero.
– Esclusi dal bilancio funebre, i milioni di coreani a nord e sud, e popoli attorno.
– Analisi commento di Michele Marsonet.
«It’s Time to Bomb North Korea»
Edward Luttwak non ha certo bisogno di lunghe presentazioni, dal momento che chiunque si occupi di politica estera sa bene chi è. Politologo romeno naturalizzato americano, consulente strategico di numerose amministrazioni Usa, è stato pure docente universitario in prestigiosi atenei e membro della Fondazione Italia-USA. Parecchi suoi saggi sono diventati dei classici negli ambiti della storia e della geopolitica. Si pensi, per esempio, a “La grande strategia dell’impero romano” e al più recente “Il risveglio del drago”, dedicato all’attuale rinascita della potenza cinese.
Luttwak è notoriamente un conservatore (o un reazionario, come molti preferiscono definirlo), ma nessuno ha mai negato che possieda un certo acume e una notevole capacità di analisi politica. Stupiscono, pertanto, le affermazioni contenute in un suo articolo da poco uscito (8 gennaio) su “Foreign Policy” e intitolato “It’s Time to Bomb North Korea”.
Il titolo stesso è tutto un programma e, d’altro canto, “Foreign Policy” è una delle più autorevoli riviste statunitensi nel campo delle relazioni internazionali, di recente acquistata dal “Washington Post”.
Ebbene, nell’articolo in questione il nostro esprime opinioni che superano di gran lunga quelle dei più estremisti tra i falchi americani, auspicando il bombardamento immediato della Corea del Nord per evitare, come lui stesso dice, i milioni di morti che la permanenza al potere di Kim Jong-un causerebbe.
Si rammenterà, a tale proposito, che persino Steve Bannon, il controverso – e poi silurato – consulente strategico di Donald Trump si è sempre dichiarato contrario all’intervento diretto contro Pyongyang, sostenendo a più riprese che in Corea “l’opzione militare non esiste”. E per la buona ragione che la capacità nucleare di Kim ha raggiunto livelli tali da scoraggiare ogni progetto di quel tipo. Si può ovviamente discutere sul perché la comunità internazionale abbia consentito ai nordcoreani di raggiungere simili livelli. Ma questo è un altro discorso.
Luttwak nel saggio dianzi citato non si pone tali problemi. O, ancor meglio, se li pone ma li giudica tutto sommato irrilevanti. A suo avviso, infatti, il fatto che un attacco metterebbe a rischio la vita di decine di migliaia di sudcoreani non è un valido motivo per non bombardare, giacché occorre sfruttare quest’ultima finestra temporale in cui, sempre a suo parere, l’arsenale nucleare di Pyongyang non ha ancora la capacità di colpire in modo diretto gli Stati Uniti.
Ma è davvero così? Lutwak ne sembra certo, anche se dubbi assai consistenti permangono. Inoltre occorre sempre rammentare che Seul, per esempio, si trova a poca distanza dal confine ed è quindi sotto il tiro dell’artiglieria nordcoreana, già schierata, che potrebbe addirittura raderla al suolo. In altri termini Kim in tal caso non avrebbe neppure bisogno di ricorrere al suo arsenale nucleare, dal momento che i più convenzionali cannoni sarebbero già in grado di infliggere danni irreparabili. Ed è assai dubbio che la pur potentissima aviazione Usa sarebbe in grado di prevenire tutto ciò.
La risposta di Luttwak è piuttosto imbarazzante, giacché accusa la Corea del Sud di essere essa stessa causa dei suoi mali. La sua vulnerabilità sarebbe “intenzionale”, avendo sempre rifiutato di adottare stringenti misure di sicurezza al fine di mantenere aperti i canali di dialogo con il Nord.
Si potrebbe anche pensare che il politologo sia preda dei mali della senescenza ma non è così. Ha “solo” 75 anni (essendo nato nel 1942) e, per le attuali aspettative di vita, risulta dunque ancora giovane. In ogni caso è quasi coetaneo del presidente americano in carica. Resta solo da sperare che Trump non sia sensibile alle sue tesi e che non si sogni di bombardare all’improvviso. Anche se, come ormai tutti sanno, le mosse di Donald Trump non si possono facilmente prevedere.
12 gennaio 2018