L’Esselunga di via Roma e il dipendente licenziato
Massa, delegato sindacale a casa. Lui: “Un pretesto, pago per le mie denunce sulle malattie professionali”
di Claudio Figaia
MASSA. Licenziato da Esselunga di Massa perchè aveva registrato un colloquio con alcuni “capi” della catena della grande distribuzione. Jonathan Milani, 43 anni, sposato con 2 figli, addetto al banco alimentare-gastronomia del negozio di Massa, delegato sindacale di Cgil e rappresentante della sicurezza per i lavoratori è dal 13 scorso senza lavoro. Da quando cioè Esselunga Spa gli ha notificato la lettera di licenziamento per avere, in sostanza, rotto il rapporto di fiducia che deve legare il dipendente al suo datore di lavoro con un atto, quello di avere cercato di registrare la conversazione che “merita” l’interruzione del rapporto di lavoro.
«È una ritorsione», insorge però la Cgil, che aveva nel dipendente una figura importante impegnata nel tutelare i diritti dei lavoratori. «Le ragioni formali del licenziamento, appaiono pretestuose. Nascondono molto più verosimilmente l’insofferenza aziendale verso la sua attività di assistenza ai lavoratori e di denuncia alle autorità, in merito alle numerose malattie professionali rilevate nella sua azienda e già riconosciute dall’Inail», scrive Dante De Angelis ex dipendente di Trenitalia, licenziato anch’egli per avere denunciato carenze di sicurezza sui luoghi di lavoro, in una lettera aperta inviata al presidente della Regione Enrico Rossi e al “capo” di Esselunga Bernardo Caprotti.
Intanto, la Cgil ha impugnato il licenziamento e ha presentato ricorso davanti al giudice del Lavoro con il suo avvocato Claudio Lalli. Aprendo una vertenza legale che si annuncia “calda” perchè, oltre al contenzioso sulla legittimità del licenziamento, stanno affiorando questioni legate ai ritmi di lavoro a cui sarebbero sottoposti i dipendenti Esselunga che provocherebbero, secondo Cgil, un numero “esagerato” di malattie professionali. Milani, infatti collabora attivamente con la “Rete Regionale Rls” della Toscana, promossa dalla stessa Regione, un network di rappresentanti per la sicurezza sui luoghi di lavoro nato appunto per condividere le problematiche riguardante la salute e la sicurezza dei lavoratori addetti alla grande distribuzione e non. In questa veste, il dipendente licenziato avrebbe messo in luce varie problematiche riguardanti la sua (ex?) azienda.
Ha inoltre partecipato in qualità di relatore a numerose iniziative formative organizzate dalle Asl e dalla stessa Regione Toscana sulla sicurezza dei dipendenti, mettendo in evidenza una (presunta) anomala incidenza di patologie tra i dipendenti Esselunga che sarebbe conseguenza delle modalità e del’organizzazione del lavoro adottate in quell’azienda. «Malattie professionali che l’Inail – spiega lo stesso Milani ha riconosciuto, assumendosi gli oneri di assicurazione e assistenza per questi lavoratori, in prevalenza cassiere e banconisti che hanno avuto patologie derivate da condizioni di lavoro non adeguate». Insomma, Jonathan sarebbe un lavoratore “scomodo” e il licenziamento punterebbe a fare fuori una voce critica nei confronti dell’azienda.
L’udienza di ieri sul licenziamento è stata però rinviata. Al 22 giugno. «È una vertenza complessa – dice l’avvocato Claudio Lalli – in cui c’è anche da tenere conto che il mio assistito ha cercato sì di registrare la conversazione con un suo superiore, ma lo ha fatto in un contesto di tensioni con l’azienda che lo hanno indotto a tutelarsi».
14 aprile 2016