C’è voluto lo scandalo della riunione para-nazista in cui si pianificava la deportazione dei migranti a due passi dalla Villa di Wannsee dove venne organizzato l’Olocausto per smuovere la coscienza collettiva tedesca dall’inclinazione alla rimozione storica. Ma la Germania dimostra di essere ancora un Paese con gli anticorpi dell’antifascismo al di là dell’obbligo scolpito in Costituzione: in strada a gridare «Raus!» contro l’estrema destra è scesa fisicamente l’intera società: dal cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, in prima fila nella demo con oltre 30 mila persone organizzata dalla Linke sull’Unter den Linden, fino ai preti di quartiere impegnati a comunicare ai fedeli il perentorio ordine impartito ieri dai vescovi: «Non votate per Afd». Si sommano alle «Nonne contro la Destra» (Oma gegen Rechts), i sindacati, gli studenti, associazioni di categoria, ultras sportivi, fondazioni culturali, e soprattutto a centinaia di migliaia di tedeschi mobilitati spontaneamente nella più grande manifestazione popolare contro il fascismo dell’ultimo decennio.

IERI LE DEMO per chiedere la messa al bando definitiva delle sigle dell’estrema destra e un solido argine istituzionale alle possibilità di governare di Afd sono state 18, oggi se ne prevedono 49, domani sono in calendario altre 32, mentre da lunedì ricomincia la mobilitazione con sit-in, cortei e assemblee pubbliche da Kiel fino a Monaco passando per Berlino Amburgo, Francoforte, Colonia, Duisburg, Kassel, Dresda, Lipsia, Stoccarda, Erfurt.

Le rivelazioni giornalistiche di Correctiv sulla riunione segreta a Wannsee tra neonazi ed esponenti legati ad Afd ha fatto tracimare il vaso nero già colmo da tempo. Prima dello scandalo era rimasto inascoltato l’allarme dei servizi di controspionaggio Bfv che – dopo aver cambiato il direttore beccato a girare le mappe dei centri per rifugiati ai deputati della destra – hanno inserito l’organizzazione giovanile di Afd tra i gruppi da monitorare attivamente in almeno due Land. Attualmente vietare Afd appare una missione quasi impossibile e forse controproducente. Proprio su questo si concentra il dibattito innescato dalla petizione pubblica che chiede di proibire per legge il partito guidato da Alice Weidel. «La messa al bando non ha funzionato per la Npd, l’attuale partito di ispirazione nazista che continua a esistere, però nel 1952 servì il veto al filonazista Partito socialista del Reich» spiegano i giuristi mentre studiano la fattibilità, almeno, del taglio dei finanziamenti pubblici ad Afd.

TUTTO CIÒ NON INVERTE però il trend del consenso. Dopo lo scandalo del coinvolgimento della riunione per deportare gli stranieri, Alternative für Deutschland non è calata minimamente nei sondaggi e Alice Weidel continua a guidare il secondo partito a livello nazionale dopo la Cdu, insidiato solo dal boom della nuova alleanza della Linkspopulisitin Sahra Wagenknrcht.

NEI LAND DELL’EST Afd è sempre la prima forza di opposizione e non governa soltanto in virtù del patto del cosiddetto «cordone democratico» che impedisce a Spd, Verdi, Cdu, Fdp e Linke qualunque alleanza con i fascio-populisti. Attualmente nel Parlamento della Sassonia Afd vanta già quasi un terzo dei deputati mentre i sondaggi segnalano il definitivo sorpasso sulla Cdu che governa il Land: 34% contro 32%, con il resto ridotto a poco più di comparsa: la Linke a quota 7,4%, i Verdi al 7%, la Spd al 6%. Partita apparentemente perduta anche nella confinante Turingia, altra roccaforte che esprime «Der Flugel» corrente di ultradestra interna ad Afd guidata dal negazionista della Shoah, Bjorn Hocke. Se si votasse oggi il Landtag di Erfurt, unica capitale governata dalla Sinistra dove Afd occupa un quinto degli scranni, sarebbe record di consenso per il partito di Weidel: 33% contro il 20% dei democristiani e il 15% della Linke. Stessa storia nel Brandeburgo tradizionalmente nell’orbita socialdemocratica. Qui Afd nelle rilevazioni da mesi è il primo partito con il 27% seguito da Cdu e Spd entrambi al 17% e da Verdi e Linke ambedue al 7%.
A scombinare le carte, insomma, a Est sembra poter essere solo l’Alleanza Sahra Wagenknecht che a differenza di Afd «non è un soggetto politico di destra» come riassume il fondatore della Linke, Gregor Gysi, ma «nemmeno più di sinistra» come sostiene la dirigenza della Linke rimasta sulla linea internazionalista e pro migranti.