Confermate anche le condanne all’ex deputato di Fi Massimo Parisi e agli amministratori Girolamo Strozzi Majorca, Pierluigi Picerno e Gianluca Biagiotti
La Cassazione ha confermato la condanna all’ex senatore di Forza Italia Denis Verdini a cinque anni e sei mesi per il reato di bancarotta fraudolenta nel fallimento della Società Toscana di Edizioni, che pubblicava “Il Giornale della Toscana”. Verdini sta già scontando alla detenzione domiciliare, per motivi di salute, nella sua casa di Firenze, una condanna definitiva a 6 anni 6 mesi per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui è stato presidente per circa 20 anni. La Suprema Corte ha confermato anche le condanne per gli altri imputati: 5 anni all’ex deputato di Forza Italia Massimo Parisi, che invece andrà in carcere, 3 anni come amministratori nelle varie fasi a Girolamo Strozzi Majorca Renzi, Pierluigi Picerno e Gian Luca Biagiotti. Il procuratore generale aveva chiesto l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Firenze ma i giudici della quinta sezione della Cassazione hanno dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati.
Secondo l’accusa Verdini “era il dominus di questo gruppo di fatto assumendo tutte le decisioni strategiche con il consenso dell’intero consiglio di amministrazione” della Ste, che, disse nella requisitoria del processo di primo grado (condanna a 5 anni e mezzo, ndr) il pubblico ministero, “è stata costituita per un fine nobile, arricchire il pluralismo dell’informazione locale” ma “la storia è stata diversa” e “vede arricchirsi due persone, Verdini e Parisi”. Secondo l’accusa, la Ste, già in perdita, sarebbe stata svuotata di 2,6 milioni di euro, con un’operazione che non avrebbe avuto ragione economica.
Somma che, stando alle indagini della Guardia di finanza, sarebbe finita su conti correnti di Verdini e di Parisi. Secondo la difesa dell’ex senatore, quel depauperamento avvenne 10 anni prima del fallimento della Ste e comunque sarebbe stato seguito da un atto riparatorio dello stesso ex senatore con cui sarebbero stati compensati i debiti. Al quotidiano, replicò l’ex senatore, “ho solo dato, ho versato soldi, dall’inizio alla fine per tenerlo in vita. Dispiace che alla fine sia arrivato comunque al fallimento nonostante lo sforzo”. In appello la condanna era stata confermata e ora anche in Cassazione.
29 Novembre 2023