I pezzi da novanta della finanza a Shangai per un summit di Jp Morgan, la superbanca d’affari a stelle e strisce che continua a spadroneggiare sui mercati internazionali. Da Bill Gates a Tony Blair, dai nostri Sergio Marchionne e Paolo Rocca, sarà la parata delle 25 stars che popolano l’International Advisory Council della banca, alle prese con decisioni strategiche per il presente e il futuro del gruppo.
Tra le quali, ad esempio, un assalto all’azionariato del Monte dei Paschi di Siena, che torna sul mercato di piazza Affari.
A far gli onori di casa il ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, un ottimo amico del nostro ex premier Matteo Renzi e ospite d’onore anni fa dell’allora sindaco di Firenze. Un incontro che, proprio con Blair, si è rinnovato sulle rive del Tamigi l’anno seguente. Tema di discussione, allora, il Jobs Act, poi approdato a casa nostra, e le picconate alla Costituzione, poi fallite in seguito al ko referendario di poco meno d’un anno fa.
QUEI ROCCA DEL POZZO DI SAN FAUSTIN
L’Italia è presente con il vertice Fiat, Marchionne, e con il numero uno del gruppo Tenaris Paolo Rocca. Fratello, quest’ultimo, del timoniere di Techint, Gianfelice Rocca, sotto inchiesta per la maxi tangente del secolo, la mazzetta Petrobras, e indagato sia dalla procura brasiliana che da quella milanese per corruzione internazionale. E’ in ottima compagnia, Techint, dal momento che sotto i riflettori c’è anche la Saipem del gruppo Eni nonché l’ex presidente del gruppo petrolifero, Paolo Scaroni. Il quale ha iniziato la sua carriera, metà anni ’80, proprio alla corte dei Rocca, in casa Techint.
La Voce ha più volte scritto della super mazzetta verdeoro, fino ad oggi quantificata in 4-5 miliardi di dollari, con la possibilità di un top a 20-25 miliardi. Mazzetta che ha mandato in tilt l’establishment carioca, sia di maggioranza che di opposizione, con le chicche della presidentessa detronizzata, Dilma Rousseff, e del suo grande sponsor, Ignacio Lula da Silva, sotto i riflettori della ‘Lava Jato‘, la Mani pulite verdeoro scaturita dagli appalti facili spartiti da Petrobras e aggiudicati, tra gli altri, alla Saipem e alla Techint di casa nostra.
Il nome della Techint, tra l’altro, fa capolino nell’inchiesta sulla tragica morte, 23 anni fa a Mogadiscio, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Della circostanza parla, nelle carte processuali, l’allora inviato del Corriere della Sera Massimo Alberizzi, il quale ricostruì la vicenda di un dipendente della Techint che aveva a suo tempo denunciato – subendo il licenziamento – tutta una serie di affari portati avanti in Somalia. Miliardi che si intrecciavano con quelli del fondo FAI per gli aiuti internazionali, sui quali aveva puntato la sua attenzione proprio Ilaria Alpi.
La procura di Milano, che già indaga su Techint per riciclaggio internazionale, ha allargato l’inchiesta anche sulla cassaforte dei Rocca acquartierata in Svizzera. Quel tesoro di ‘San Faustin‘ del quale ha già scritto la Voce, e terminale per una serie di vip & parenti eccellenti degli stessi Rocca.
Non è finita, perchè gli affari – ma anche le grane giudiziarie – di famiglia arrivano fino in Argentina, dove opera l’altro colosso d’acciaio, Tenaris, alle prese con parecchi problemi sindacali e non solo. Quella Tenaris guidata da Paolo Rocca.
A Milano il gruppo Rocca punta parecchie fiches sulla mega città della scienza, da acquartierare nell’area ex Expo, e sul polo europeo del farmaco. Due ghiotti bocconi che l’ex presidente di Assolombarda e eminenza grigia del Sole 24 Ore, Gianfelice Rocca, non vuol certo farsi sfuggire.
UNO DEGLI OBIETTIVI DI JP MORGAN, LA SCALATA AL MONTE
Torniamo a Jp Morgan, cui la Voce ha dedicato una cover story a novembre 2016 (vedi link).
Proprio per via degli stretti rapporti con Renzi e per una serie di vicende che portano al Monte dei Paschi di Siena.
Ecco l’incipit di quell’inchiesta della Voce: “Alto tradimento. E’ questa la pesantissima denuncia contro il premier Matteo Renzi presentata alla Procura di Roma da Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, l’associazione a tutela dei risparmiatori, e sottoscritta da alcuni portavoce del movimento 5 Stelle. Il j’accuse è indirizzato anche contro il vero burattinaio, il colosso della finanza statunitense Jp Morgan, che in questi giorni ha in mano il salvataggio (sic) del Monte dei Paschi di Siena”.
E così proseguiva: “Ma il copione della nuova svendita del nostro Stato e soprattutto della scientifica distruzione della nostra Costituzione è stato recitato, sempre da Renzi, in vari atti, anche a Londra, con l’amico Tony Blair, che oggi è uno dei più fidati e pagati consulenti di Jp Morgan”.
Lannutti, un anno fa esatto, presentò in rapida successione, sia a Roma che a Milano, due denunce contro Renzi e Jp Morgan, articolate in una dozzina di punti bollenti. Sarebbe interessante sapere cosa hanno scovato le procure, di certo al lavoro dopo tali esposti al calor bianco.
Dopo un anno, quagli gli esiti?
Sempre a ottobre dello scorso anno Ferdinando Imposimato lanciava una serie di pesantissime bordate. Rivolto a Renzi, chiedeva: “signor presidente del Consiglio, in tv e sulla stampa qualcuno sostiene che per lo sviluppo della nostra economia occorre il SI alla riforma, che favorisce la vendita del Monte dei Paschi alla banca Jp Morgan. Ma lei ignora – incalzava Imposimato – che Jp Morgan è stata condannata dal dipartimento di Giustizia Usa a pagare la penale di ben 31,6 miliardi di dollari per gravi inadempienze commesse prima, durante e dopo la crisi finanziaria del 2007, con un crollo verticale del mercato immobiliare e centinaia di famiglie buttate fuori casa con procedure approssimative?”.
Sta per ricominciare in borsa la collocazione del titolo Monte dei Paschi dopo la bufera.
Cosa farà Jp Morgan? Sarà caccia al titolo? Troverà attuazione quella previsione di Ferdinando Imposimato, a un anno esatto di distanza? Staremo a vedere.
26 ottobre 2017