di Francesco Dall’Aglio *
Questo titolo di Repubblica di ieri, “Il giorno dei droni in Russia: “Avrebbero potuto colpire il Cremlino”. L’ira di Putin“, è molto astuto (Di Feo ci si è buttato subito, infatti): collega gli attacchi di ieri su territorio russo al discorso di Putin, in maniera tale che il discorso, che era programmato da tempo, e soprattutto la frase sulla “feccia che sabota” sembri pronunciato in conseguenza degli attacchi.
Pronunciato, inoltre, con ira, mentre si è trattato del solito, soporifero, lunghissimo discorso putiniano in cui nulla di concreto si aggiunge. Nessuna ira, dunque, soprattutto nessuna ira nei confronti dei droni, e nessuna consequenzialità: così come nessuna possibilità che i droni potessero “colpire il Cremlino”, essendo Mosca non solo fuori dal raggio di azione di quei droni ma anche piuttosto ben difesa.
Per ciò che riguarda l’attacco in sé, si possono fare a distanza di un giorno alcune considerazioni. Si è trattato certamente di un attacco coordinato, i cui bersagli non sono tutti noti poiché alcuni sono stati intercettati o sono precipitati per altre cause (pare che quello diretto a Kolomna si sia sfasciato negli alberi della locale foresta).
I droni erano di vari tipi: “Dobush” T-10 su Belgorod, UJ-22 su Kolomna, Tu-141 Strizh e, attenzione, un Aerostar israeliano (non pare fornito direttamente da Israele, non è difficile procurarsene uno) su Tuapse. I droni che hanno colpito Tuapse, poi, non hanno sorvolato la linea del fronte e il territorio russo, ma vi sono giunti via mare, volando a pelo d’acqua per sfuggire alle rilevazioni radar.
Una conferma la si ha non solo dalla direzione in cui volavano e dagli angoli di impatto, ma dal fatto che il Mar Nero centrale, la notte del 28 febbraio, era trafficatissimo da mezzi di sorveglianza NATO: un drone USA RQ-4B, un R-135s britannico scortato da due Typhoon, un DRLO E-3F francese e un AWACS G-550 italiano, che ovviamente non si trovavano tutti lì per caso.
In particolare l’E-3F francese è una garanzia: ogni volta che si è trovato nel Mar Nero ci sono statti attacchi di droni ucraini o sulla Crimea o su altre zone della Russia.
Infine, per quanto riguarda l’attacco all’aeroporto bielorusso di Mačuliščy, che secondo fonti dell’opposizione bielorussa avrebbe portato al danneggiamento di un AWACS Beriev A-50 dell’aviazione russa, la notizia è falsa. La branca bielorussa di Radio Liberty ha pubblicato una foto (che allego) dalla quale, secondo loro, si capirebbe che il Beriev è stato danneggiato perché è stato spostato.
Un’interpretazione, diciamo, piuttosto tenue, visto che l’aereo non presenta alcun segno di danneggiamento.
* Componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio