di MOWA
Quante volte al casello autostradale, di ritorno dalle ferie, siamo stati tentati di fare dietro-front e ritornare in quel paesino, di poche anime, dove ci eravamo rifugiati per diversi giorni durante le vacanze?
In quel paesino trovavamo tutto, senza strafare nei consumi e senza sprecare nulla; avevamo, inoltre, una dimensione del tempo esattamente rispondente alle nostre esigenze: quell’insediamento urbano lo identificavamo come un progetto urbanistico che ci consentiva una vita sostenibile.
Quel luogo fa ricordare “L’Utopia”, opera che Tommaso Moro scrisse nel 1516. Le 54 città descritte, molto simili tra loro, erano circondate da un esteso territorio, con case attrezzate di tutto punto per le attività agricole delle famiglie contadine, che erano composte da 40 adulti, metà dei quali veniva sostituita periodicamente da altrettante persone provenienti dalla città.
In Utopia la produzione agricola confluiva nei magazzini pubblici della città e i contadini venivano, a loro volta, riforniti dalla città stessa di tutto ciò che serviva in campagna e che era produzione cittadina.
Gli abitanti di Utopia svolgevano mestieri commisurati ai bisogni reali, realizzando così una struttura economica che rendeva effettivamente praticabile il comunismo e il cui scopo principale era quello di dedicare maggior tempo alla libertà ed alla cultura di tutti.
Obiettivo dell’isola di Utopia era di evitare che la superbia diventasse quel “serpente infernale [che] impedisce all’uomo di imboccare la strada che lo conduce ad una vita migliore”.
Le città di oggi, invece, si sono sviluppate secondo un modello platoniano, sono suddivise in tre classi: governanti (gli attuali amministratori pubblici), guerrieri (oggi forze dell’ordine) e cittadini/lavoratori che, purtroppo, pagano lo scotto di non avere un reale potere contrattuale a causa della corruzione degli amministratori.
L’urbanizzazione è esplosa.
Sono state create megalopoli che producono paradossali contraddizioni.
Questi governanti hanno fatto costruire fagocitanti edifici deturpato il territorio circostante, rovinato il campo visivo essenziale agli esseri umani; hanno sottratto il verde, hanno portato via, oltre ad un miglior equilibrio psico-fisico delle persone, anche i sogni dei bambini che vivono in città perché, purtroppo, cresceranno senza la gioia di vedere il rinnovarsi delle stagioni nelle coltivazioni.
Schiere di architetti e urbanisti, asserviti ai desideri di chi detiene potere e soldi ma non il buongusto, hanno brutalizzato ciò che c’era di bello e naturale per costruire ributtanti edifici o ripugnanti ragnatele stradali, dando contezza al mercimonio della propria coscienza, lasciando insoddisfatta la maggioranza della popolazione che è costretta a vivere in antiestetiche dimore che sono l’inconfondibile profusione del caos e della violenza.
Nel tempo, in queste metropoli, si sono susseguiti vari governanti che hanno proposto ai cittadini soluzioni pasticciate, hanno strillato che avrebbero reso queste aree urbane più vivibili pur sapendo benissimo di mentire e che questo non sarebbe stato possibile senza un nuovo progetto che ridisegnasse la città, la rendesse più piccola, con un maggior decentramento produttivo e con un limitato numero di abitanti.
Se i governanti fossero onesti intellettualmente dovrebbero chiedere ai propri concittadini e alle attività produttive di distribuirsi sul territorio in modo più armonico; questo, però, contrasterebbe con l’esigenza di maggior controllo da parte del capitale e quindi, si preferisce perseverare nel mentire alle persone e “gridare ai quattro venti” che, per debellare l’asocialità, la criminalità e tutte quelle paure che nascono da una metropoli che chiude alla popolazione interi quartieri – perché aree riservate ai soli uffici – è necessario, secondo lo slogan ormai ricorrente “aumenti il controllo della polizia”, dare la sensazione che, se il problema non viene risolto, sia colpa delle forze dell’ordine che non agiscono in modo sufficiente e non del governante che è asservito al capitale.
Lo sconcerto sta nello scoprire che nessuna forza a sinistra si distingue dagli altri su questo tema… e allora… sic!
da: http://iskra.myblog.it/archive/2010/11/12/dens-dŏlens-81.html