di MOWA
In una semplice battuta di due parole, a chiusura dei suoi articoli, Vittorio Arrigoni sintetizzava quello che è il massimo dei pensieri filosofici progressisti di tutti i tempi: restiamo umani!
Persona decisamente squisita che, ognuno di noi avrebbe, probabilmente, voluto conoscere e frequentare, se non fosse stato ucciso in territorio di Palestina, esattamente a Gaza il 15 aprile 2011.
Una persona, Arrigoni, che lanciava messaggi di buoni propositi contro quelli che volevano la soppressione di vite umane o, addirittura, la distruzione di intere comunità come, in quel caso, in terra mediorientale. Una persona che si batteva contro i genocidi perpetrati in nome di un profitto e/o guadagno personale camuffato da guerra religiosa.
Quindi, quel restiamo umani valevole a 360 gradi in tutte le latitudini e longitudini del mondo senza se e senza ma, come direbbe qualcuno, diventa una dichiarazione di somiglianza, senza pari nel mondo, di enunciazione di eguaglianza tra esseri umani che non deve (o dovrà) essere soffocata sotto le fandonie culturali (o pseudo tali) portate avanti da chicchessia.
In quelle condivisibili due parole di Arrigoni si racchiude la sintesi del mondo desiderato dalla cultura marxiana per cui si sono battute milioni di persone e che, ahimé!, spesso, furono derise, infiltrate, dissacrate, denigrate, manipolate.. dai vari lacchè del capitalismo al punto di farle diventare una burletta da utilizzare contro sé stesso, come genere umano che, invece, non dovrebbe subire soprusi o sfruttamento dell’uomo sull’uomo ma rispetto ed eguaglianza, tanto ambiti e prospettati nella cultura comunista.
Per questo motivo bisogna difendere le dichiarazioni di Liliana Segre fatte al Senato (benchè ci sia la contraddizione del sostenere il sionistico Israele), soprattutto quando afferma:
“Porto sul braccio il numero di Auschwitz e ho il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero…
Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza…
Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana”…
Una dichiarazione che deve essere letta come proclama di fedeltà alla nostra avanzatissima Costituzione che dovrebbe diventare un faro per molte altre nel mondo molto meno progressiste.
Una Costituzione scritta a più mani dove i principi democratici traspiravano sia nei fatti che nella prassi del movimento comunista tanto che lo stesso Palmiro Togliatti nel merito scrisse ne La nascita della Costituzione:
Mi sembra però che nel momento presente noi siamo costretti a distaccarci da questa norma, e che ciò derivi dal carattere stesso del periodo che il nostro Paese sta attraversando. Non è avvenuta, tra di noi, una rivoluzione la quale abbia violentemente distrutto tutto un ordinamento sociale gettando le basi di un ordinamento nuovo. È crollata, sotto i colpi di un’azione popolare e di una offensiva militare condotta dalle grandi Nazioni democratiche col nostro concorso efficace, la tirannide fascista. Sono state, quindi, riconquistate le libertà politiche dell’uomo e del cittadino, e il fatto che queste libertà vengano scritte nella Costituzione ha veramente valore di registrazione e sanzione di una conquista in atto. Per quanto si riferisce, invece, alle trasformazioni sociali, si può dire che è in corso nel nostro Paese un processo rivoluzionario profondo, il quale, però, per comune orientamento delle forze progressive, si svolge senza che sia abbandonato il terreno della legalità democratica. Attraverso la democrazia, cioè accettando e rispettando il principio della maggioranza liberamente espressa, noi ci sforziamo di realizzare quelle modifiche della nostra struttura sociale che sono mature sì nella realtà delle cose che nella coscienza delle masse lavoratrici. Per questo parliamo ormai tutti o quasi tutti non di una democrazia pura e semplice, ma di una «democrazia progressiva», e il valore di questa definizione sta appunto nel fatto ch’essa riconosce e afferma questa tendenza a un profondo rivolgimento sociale attuato nella legalità.»
Una Costituzione che però non può avere la stessa valenza di un programma politico come correttamente sostenuto da Stalin:
«…la Costituzione non deve essere confusa con un programma. Ciò vuol dire che tra un programma e la Costituzione vi è una differenza sostanziale. Mentre il programma parla di ciò che non esiste ancora, che deve ancora essere ottenuto e conquistato nell’avvenire, la Costituzione, al contrario, deve parlare di ciò che esiste già, che è già stato ottenuto e conquistato, adesso, nel momento presente. Il programma riguarda, soprattutto l’avvenire, la Costituzione riguarda il presente». (Questioni del Leninismo, Roma, 1945, Vol. II, pag. 247)
e che dovrebbe impegnare ogni persona di buona democratica volontà a perseguire nelle varie forme che la stessa indica come valore aggiunto al genere umano e contro “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, [e che, quindi -ndr ] sono condannati a riviverlo” come anche rimarcato da Primo Levi e affermato dalla Segre in quel consesso istituzionale.
Ogni sopruso contro il genere umano o la natura va contro una visione comunista del mondo. E, non ci sembra cosa di poco conto, quindi ribadiamo le parole di Vittorio Arrigoni:
“Restiamo umani.”