Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.
Contributo di un giovane comunista
alla comprensione della realtà italiana
dopo il risultato elettorale del 4 Marzo 2018
di Gianluca Ardolino
Queste elezioni politiche hanno chiuso un’epoca, quella dell’inciucio trentennale tra centrodestra e centrosinistra, responsabili della svendita del nostro paese al grande capitale finanziario internazionale: gli italiani hanno voluto mettere il bastone fra le ruote alla narrazione neoliberista dominante, stanchi e stremati da una classe dirigente collusa con le mafie e con i poteri occulti dello Stato, che ha ripetutamente colpito al cuore la Carta costituzionale nata dalla Resistenza antifascista.
In assenza di forze di sinistra credibili e di un forte Partito comunista, sono risultate vincitrici le organizzazioni populiste e reazionarie di Lega e Movimento cinque stelle che hanno saputo interpretare il forte malessere sociale delle classi subalterne e del popolino egemonizzato dalla sottocultura berlusconiano-grillina anticasta e contro i partiti e i sindacati, ha quindi trionfato l’Italia del basso ventre, composta da un popolo oramai disamorato da anni e non per sua diretta colpa da una politica che non offre più spazi di reale partecipazione democratica ma che appare esclusivamente come una grande commedia televisiva che si svolge nei salotti dei talk show, nei teatri o alla Stazione Leopolda, il tutto a debita distanza dai posti di lavoro di operai e impiegati, dai pensionati, dai disoccupati e dai quartieri popolari e, in ultima analisi, dalla vita concreta delle persone comuni.
Occorre osservare che oltre ad un sentimento nazionalista, fascista e razzista presente in maniera consistente nel paese – in misura crescente nelle nuove generazioni – vi è tuttavia un vastissimo popolo che con questo risultato elettorale ha voluto far sentire la sua voce e forza nella difesa della nostra democrazia, che si è manifestato anche con il grande NO alla controriforma costituzionale del 4 Dicembre 2016 voluta dalle classi dominanti italiane e occidentali. Il dato più importante da evidenziare è la enorme esigenza di pulizia delle istituzioni dalla corruzione e dall’immoralità, per far ritornare il nostro un paese realmente democratico e che rispetti la Costituzione nata dalla Resistenza.
Il fatto che moltissimi elettori comunisti e di sinistra si siano rivolti al Movimento cinque stelle deve far riflettere sulla degradante situazione in cui versano gli attuali “partiti comunisti” e di “sinistra” di questo paese, i quali oramai hanno perso da anni la classe operaia e il proletariato dal segnale radar e mai hanno operato in maniera realmente sincera e lucida una seria e approfondita analisi delle motivazioni reali di questo costante declino, che va avanti dalla seconda metà degli anni ’70.
L’attuale quadro politico sociale del paese mette in chiaro quale sia il problema più urgente da affrontare, ossia la ricostruzione di grandi partiti popolari che rappresentino tutti gli interessi della realtà italiana e organizzino in maniera adeguata la vita democratica nazionale, insieme ai sindacati, che devono tornare a essere conflittuali e non più concertativi, e alle altre realtà associative organizzate, comprendendo che un regime democratico è tale se in questo vi è rappresentato concretamente il conflitto sociale. Per questo motivo è necessario condurre un’importante battaglia politica per la riaffermazione della legge elettorale di tipo proporzionale puro senza soglia di sbarramento né premi di maggioranza, contro lo stravolgimento dell’assetto democratico operato in questi anni dalla P2 e dall’ideologia neoliberista e turbocapitalista che ha dirottato il nostro paese verso il modello angloamericano del bipolarismo ipermaggioritario, anticamera della marea nera del neofascismo montante in questo periodo e dei fenomeni di populismo e di demagogia dominanti.
Fatta questa doverosa riflessione sul quadro politico, mi preme riportare di seguito alcune considerazioni riguardo il senso comune presente in larga parte del paese e che ho avuto modo di riscontrare parlando con molte persone che, come all’unisono sostenevano la stessa tesi. Il discorso corrente suona grosso modo così:
“…questo tipo di politica ci fa schifo e vogliamo dare una scossa a un sistema marcio fino alle fondamenta…”, percezione assai diffusa anche tra molti ragazzi, anche più giovani di me che percepiscono in maniera acuta di essere intrappolati in un meccanismo che non sopportano e che hanno costruito altri. Tutto ciò per dire che nella stragrande maggioranza della popolazione si comprende che qualcosa non va in questo strano paese e in tutto l’Occidente capitalistico; sta a noi comunisti, alle forze della sinistra, essere capaci di indirizzare nella giusta direzione questa rabbia che ogni giorno cresce sempre di più.
È oggi più che mai attuale il bisogno di una grande forza rivoluzionaria, un grande e forte Partito comunista che riporti al centro dei problemi la lotta di classe, ossia la lotta dei lavoratori e del popolo tutto per la riconquista dei diritti e della dignità di uomini e di donne, per troppo tempo umiliati dai voleri di una globalizzazione capitalista che ha posto come unica legge fondamentale quella del denaro e del commercio illimitato e senza regole né vincoli, anche e soprattutto questo è il messaggio che esce dal voto italiano, quello di una volontà di riscossa popolare che dobbiamo essere capaci di intercettare.
Ce la possiamo fare, con la tenacia e la coerenza nella lotta politica quotidiana, tipica dei comunisti. Al lavoro e alla lotta perché oggi in Parlamento ci sono solo formazioni di matrice economica capitalista e politicamente democristiana, quindi per noi si aprono delle immense praterie.