Non accedeva dalla seconda guerra mondiale.
Come se tutti noi italiani dovessimo scappare a cercare salvezza
di Ennio Remondino
La denuncia, le cifre vengono dall’Onu: 50 milioni di profughi nel 2013, e la tendenza è a crescere, e molto. Senza andare a distinguere tra rifugiati e sfollati, le cifre dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati documentano l’aumento delle aree di crisi e la fuga di popoli colpiti dalle guerre.
I numeri sono freddi, danno la quantità ma non esprimono la qualità: quella della sofferenza, in questo caso. Cinquanta milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa di guerre o persecuzioni ha superato i 50 milioni che sono un po’ meno quanto siamo tutti noi italiani. Questi i dati del 2013 e l’anno che stiamo vivendo sta girando certamente verso il peggio. Dimensioni di tragedia che non si vedevano dalla Seconda Guerra mondiale ci racconta l’UNHCR, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati che ha diffuso il suo rapporto annuale. Nei dettagli, come spesso accade, si nasconde il peggio.
Intanto i 50 milioni sono per arrotondare: in realtà siamo a 51,2 milioni e, dato assolutamente allarmante, sei milioni in più rispetto all’anno precedente. Di questi 51 milioni e 200 mila disperati, circa 6,3 milioni sono persone rifugiate da più di un decennio. Rifugiati senza casa e patria a vita. Qualcuno di loro supera i vent’anni di esclusione. Il riferimento storico è ai palestinesi espulsi o in fuga dai territori occupati da Israele, ma non più soltanto loro. Basta pensare alle guerre in Siria, Africa centrale e Sud Sudan e ora anche l’Iraq, che hanno determinato un picco di profughi.
Secondo Antonio Guterres, capo dell’UNHCR, “I nuovi conflitti si moltiplicano, mentre i vecchi conflitti sembrano non morire mai”. Il triste primato di rifugiati va all’Afghanistan mentre il vicino Pakistan è il Paese ad ospitare più rifugiati di qualsiasi altro, calcolati in 1,6 milioni. Centinaia di migliaia in tutto il mondo i profughi quasi dimenticati. Esempio, al confine tra Thailandia e Birmania, 120 mila persone di etnia Karen vivono nei campi da tempi lontani, le nuove generazioni da sempre. Campi profughi divenuti vere e proprie città attrezzate con scuole, ospedali e aziende.
Distinzione tecnica tra ‘rifugiati’ e ‘sfollati’ costretti a fuggire dalle aree di crisi. Nella sola Siria si calcolano 6,5 milioni di sfollati, un quinto dei 33,3 milioni degli sfollati nel mondo. Un dramma che si aggiunge all’emergenza abitativa e che si riproporrà nel post-conflitto. E l’ONU -non immune da critiche- denuncia che calano i fondi e aumentano le crisi. Altro dato su cui riflettere: l’86% dei rifugiati sono ora in Paesi in via di sviluppo, mentre quelli ricchi ne ospitano solo il 14%. Dieci anni fa i ricchi ospitavano il 30% dei rifugiati. Crescono i disperati assieme a insofferenza e indifferenza.
25 giugno 2014