Patto ’ndrangheta-Cosa Nostra – Nuove rivelazioni sui contatti tra “Faccia di mostro”, l’ex poliziotto vicino agli 007 e l’ex numero 2 del Sisde
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C’è qualcuno che sta raccontando al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo il rapporto tra pezzi deviati dello Stato, Cosa nostra e ’ndrangheta. In particolare si parla di una “fonte dichiarativa” che la Direzione distrettuale antimafia (Dda) ha reputato attendibile e che ha fornito elementi sui contatti tra Giovanni Aiello, l’ex poliziotto vicino ai servizi segreti conosciuto con il soprannome di “Faccia di mostro”, e Bruno Contrada, l’ex numero 2 del Sisde perquisito la settimana scorsa dalla Squadra mobile di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “’Ndrangheta stragista”.
Un filo rosso che, a questo punto, rischia di aprire uno squarcio sul patto Cosa nostra-’ndrangheta nella stagione delle stragi “continentali”. Un filo che, soprattutto, lega Contrada a quel poliziotto con il viso deturpato da una cicatrice, amico dei servizi e che qualcuno ha avvistato sulla scogliera dell’Addaura, a Capaci e in via D’Amelio.
Lo stesso “Faccia di mostro” sospettato di aver partecipato all’omicidio di un bambino negli anni Ottanta, del commissario Ninni Cassarà oltre che di aver avuto un ruolo nel delitto dell’agente di polizia Nino D’Agostino. Il nome di chi sta svelando alcuni misteri al magistrato di Reggio Calabria è coperto dal segreto di indagine.
I suoi verbali non sono stati inseriti nella discovery dell’inchiesta perché ancora oggetto di approfondimento da parte degli investigatori guidati dal capo della Squadra mobile Francesco Rattà. Il riferimento a questa fonte “la cui identità non può essere rivelata”, però, si trova nel decreto di perquisizione notificato a Contrada. Lui lo sa e forse per questo sabato scorso ha reagito male, si è messo di traverso, ha chiamato il suo avvocato e i carabinieri impedendo alla squadra mobile di Reggio Calabria di portare a termine una semplice verifica a casa di una persona non indagata ma “informata sui fatti”.
Che l’ex numero 2 del Sisde non sappia cosa e chi la Dda di Reggio abbia in mano lo si comprende anche dalle dichiarazioni rese due giorni fa, non agli agenti della polizia che si erano presentati alla sua porta, ma durante una conferenza stampa con il Partito radicale.
Frasi dalle quali sembrerebbe percepirsi il tentativo di allontanare la sua figura da quella di Aiello: “Io non so nulla – dice – di questa inchiesta che sta svolgendo la Procura di Reggio Calabria. Posso dire solo che non ho mai prestato servizio in Calabria e non mi sono mai occupato di ’ndrangheta. Non ne so davvero nulla. Non riesco a capire che cosa vogliono da me. Ho un vago ricordo di circa 40 anni fa, sto parlando degli anni ‘70 quando c’era un agente alla Squadra mobile e mi sembra di ricordare che rispondesse ai connotati di questo signor Aiello. Ma non ricordo neppure in che sezione fosse. Lo ricordo per i capelli lunghi. Ho chiesto anche ad alcuni vecchi marescialli. Ma non riesco a ricordarmelo”.
In suo soccorso corre il deputato di Ap Fabrizio Cicchitto che si fa promotore di un’interrogazione indirizzata ai ministri Andrea Orlando e Marco Minniti che, secondo il parlamentare alfaniano, dovrebbero prima conoscere (magari chiedendolo ai pm) e poi rendere pubblici (commettendo un reato) i dettagli di un’inchiesta ancora coperti dal segreto istruttorio.
L’esponente di Alternativa popolare, infatti, vorrebbe sapere “per quali ragioni” la polizia ha perquisito Bruno Contrada il 26 luglio e poi ha tentato di svolgere un’attività di verifica e di approfondimento. A meno che Cicchitto non voglia sostituirsi ai pm, le sue parole hanno il sapore dell’ennesimo attacco alla magistratura “colpevole” di voler far luce sulle “stragi continentali” e sui “collegamenti – è scritto nelle carte dell’inchiesta – a livello politico-eversivo che rimasero in essere fino al momento della discesa in campo del ‘nuovo partito’, avvenuto agli inizi del ’94, Forza Italia”.
Lo stesso partito in cui per anni ha militato Cicchitto secondo il quale, oggi, assistiamo addirittura “ad una vendetta e ad un tentativo di rivalsa di fronte al fatto che Bruno Contrada ha ottenuto una sentenza liberatoria rispetto alla persecuzione giudiziaria di cui è stato vittima molti anni fa”.
Vendetta, tentativo di rivalsa e persecuzione giudiziaria nei confronti dell’ex numero 2 del Sisde che, però, al momento non è indagato ma considerato dalla Procura di Reggio solo come una “persona informata sui fatti”.
2 agosto 2017