Ma quali scuse don Amendola (prete di Quarto Oggiaro) per aver fatto, a conclusione del suo discorso, il saluto fascista.
Un saluto, come ricordano bene quelli della trasmissione, che ha portato restrizioni/proibizioni delle libertà civili ed umane, guerre, colonialismo e morti… tanti morti! Morti innocenti.
Il saluto si diceva come conclusione del suo discorso a ricordo di un assassino criminale (e nulla centra la pietà umana cattolicamente evocabile) di fronte alle sue parole di riabilitazione di un golpista come Umberto Vivirito.
Non sono perdonabili dagli uomini (e nulla centra il suo superiore) di questa Repubblica antifascista che videro cadere a terra morti il fior fiore delle persone che si ribellarono alla barbarie sanguinarie della dittatura, in questo caso, mussoliniana.
Lei vergognosamente disse :
“diventava ancora più nemico quando vedeva derisi e olttraggiati gli eroi del passato quelli che per gli altri erano simboli da cancellare”
e il don (prete di Quarto Oggiaro) sta parlando dei nazi-fascisti. E, ancora, il don supera la vocazione pacifica del cattolicesimo:
“Umberto era coraggioso e non schivava di certo il combattimento. Non ci sarebbe stato nessun combattimento se ci fosse stata la libertà di parlare”
Don Amendola, prete di Quarto Oggiaro, cosa insegna in un quartiere difficile come quello milanese dove l’edonismo, l’individualismo la fanno da padrona e dove la criminalità va a braccetto con il potere?
No, mi spiace, don Amendola, non è sufficiente il perdono del suo superiore gerarchico (e dovremmo riflettere su questo significativo attributo in una comunità che vorrebbe essere fatta di eguali) per il suo vile gesto che ha sfidato la Repubblica che glielo vietava espressamente e con divieto del Prefetto… No, non può fermarsi qui.
MOWA
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