La visione aziendal-industriale non è una visione democratica ma prettamente gerarchica e verticistica. Non segue alcun concetto meritocratico (per quanto questo termine sia stra-abusato oggigiorno) ma piuttosto premia la fedeltà e la deferenza alla dirigenza di turno. Non per niente i più grandi teorizzatori dell’azienda (industria) moderna in occidente sono stati Henry Ford e Frederik Taylor, due accesi simpatizzanti del nazismo. La loro azione era più tesa all’ottimizzazione quantitativa più che qualitativa; quindi più tesa al profitto che alla qualità del lavoro e della condizione dei lavoratori. Celebre la frase di Ford riferita agli operai: <<siete pagati per lavorare e non per pensare.>>
Portare questo metodo nella scuola e nella sanità significa snaturare queste due istituzioni universali; piegando le esigenze del personale sanitario e scolastico, dei malati e degli studenti a questa logica perversa, antidemocratica e classista. Per quanto si (stra)parli di merito, dare più potere ai dirigenti significa nei fatti accentuare il nepotismo e favorire la “raccomandazione” e la corruzione. Significa ridurre, svilire la qualità delle prestazioni.
Negli ultimi venti/trent’anni il concetto aziendalistico ha portato la sanità – che dopo la riforma sanitaria, voluta dai comunisti, era diventata la seconda dell’occidente dopo quella svedese – a regredire, facendo aumentare sempre più i casi di “malasanità”; la scuola e l’università italiana hanno accentuato inesorabilmente il “gap” con la restante Europa.
Questi sono i fatti e le chiacchiere stanno “sotto” zero”!
Le nuove riforme poste in essere, soprattutto quella prevista dal presente esecutivo per la scuola, accentueranno questo peggioramento. Determinate valutazioni aziendalistiche (come il test invalsi per la scuola) sull’operato di chi lavora in queste strutture sono appunto “determinate” e servono a creare scuole e ospedali di serie “A” e di serie “B” , in poche parole accentuare ancora di più le differenze tra Nord e Sud, con scuole e ospedali più scadenti, perché meno finanziati, al Sud e nelle zone meno sviluppate dell’Italia.
La meritocrazia negli stati capitalistici non è mai esistita davvero.
Chi ha i soldi conta sicuramente più di chi non li ha e ha conseguentemente più opportunità.
La meritocrazia di cui parlano politici liberal-fascisti come Renzi – che occupa il posto di Primo Ministro non per merito ma per “spinta” esterna (chi l’ha votato?) – non nasconde altro che questo: classismo e differenza spinti all’inverosimile.
Scuola e sanità di qualità per tutti: questa deve essere la parola d’ordine.
RENZI DIMETTITI!
Domenico Marino
Sezione comunista Gramsci-Berlinguer di Pisa