da Angelo Ruggeri
ALLE SOGLIE DEL FALLIMENTARE SPERIMENTALISMO VACCINALE E DELLO SCIENTISMO MEDICALE PRATICATO IN NOME DELL’ECONOMIA POLITICA DEL CAPITALE FINAZIARIO, DAL GOVERNO DRAGHI, DAI TEOSCIENZIATI DELLA MEDICIA E DAI GOVERNI DELL’EUROPA DEL CAPITALISMO FINANZIARIO DEL “BLOCCO STORICO ATLANTICO”.
Nelle riduttive angustie culturali dello scientismo e del materialismo positivista del capitale finanziario e farmaceutico.
J’accuse!
Angelo Ruggeri, del Centro S.d’Albego-Il Lavoratore
Si può ormai dire che ogni giorno che passa si prospetta palesemente il fallimento della economica politica seguita, voluta e imposta dal governo Draghi insieme ai teoscienziati della medicina controllata e sottomessa rigorosamente alla grande industria farmaceutica o Big Pharm e alle primarie esigenze della accumulazione capitalistica, per favorire la quale il governo del Banchiere e finanziare DRAGHI ha imposto, l’economia politica dell’accumulazione capitalistica, disattendendo ogni altra misure per la prevenzione e il controllo della sindemia pandemica. Cioè trascurando tutte le misure non immediatamente e non adeguatamente funzionali e in grado di favorire l’accumulazione capitalistica, rapidamente e quantitativamente come avviene col dirottamento delle risorse a favore dei vaccini e di una scienza medica che in due anni hanno risucchiato praticamente tutte le risorse del paese.
Una economia politica che decisionista avvallo di una sedicente scienza medica “ufficiale”, “ha praticamente sussunto” – come ha scritto anche Mario – non solo tutte le risorse disponibili e gli sforzi del Paese, ma che IN ACCORDO CON L’EUROPA E I SUOI FINANZIAMENTI A DEBITO ha disdetto una politica di investimenti delle risorse pubbliche degli stati sia nella medicina di base e nella sanità territoriale, nei posti letto d’emergenza, di assunzioni, spazi, misure di sicurezza, nelle scuole, nei trasporti, ecc., Insomma ha disdetto l’intervento IN TUTTI QUEI CAMPI che sono stati ritenuti meno adeguati al fine di fornire una rapida finalizzazione e crescita della accumulazione capitalistica.
Ovvero spingendo alle estreme conseguenze l’indicazione di una realtà che motiva l’ideologia del progresso e nella fiducia illimitata nelle conquiste della tecnica e della scienza medica, nello sviluppo del capitalismo, ancora e sempre in crisi. Dove le scolastiche affermazioni teoriche dei medici governativi e della loro scienza medica, assommate ai limiti sia culturali che politici propri del banchiere che tradì il suo maestro Federico Caffè per diventare l’‘uomo di Goldman Sachs‘, ovvero il Draghi del capitale, si ammantano di un scientista realismo borghese che svela le necessità “fisiologiche” e del positivismo capitalistico. Tendendo persino a ridurre quelle che erano state le conquiste dell’illuminismo settecentesco, quale filosofia della borghesia impegnata nella lotta rivoluzionaria, ad un PIATTISMO e ADIALETTICO oggettivismo, meccanicamente al passo con il mantenere il potere nelle mani della classe capitalistica, nella cui concezione del mondo (nella cui cultura di classe) il processo di reificazione comporta una visione staticamente sociologica della realtà, da controllare, da sfruttare per i fini di accumulazione del capitale, da ridurre a mercato.
L’uomo, in tale concezione – che la stessa cultura illuministica della borghesia aveva individuato nella sua centralità sociale e nei suoi materialistici rapporti con l’ambiente sociale e naturale – nelle mani degli attuali teomedici e teoscienziati, sembra essere è diventato un “animale mammifero dell’ordine dei primati, famiglia dei bimani” come nel “Dizionario di medicina” del positivismo ottocentesco: nelle mani dei medici di allora come in quelle dei teomedici di oggi, la società diventa un corpo naturale e statico, soggetto a trasformazioni graduali ed evolutive, la cui condizione di normalità è il buon funzionamento del meccanismo di accumulazione capitalistico.
Di questo corpo “naturale”, la classe borghese capitalistica costituisce il cervello e il popolo lavoratore e la classe operaia costituiscono le braccia. Ecco allora che a questi manutengoli del governo Draghi e della sua classe dominante, ogni insorgenza sociale è la peggiore malattia che possa capitare al corpo sociale , donde che va demonizzata ogni comparsa in piazza di gente autonoma dalla classe dominante, autonoma dallo scientismo e dalla teomedicina.
Donde che di fronte al fatto che ogni giorno che passa si palesa il GRANDE ERRORE DI ECONOMIA POLITICA COMPIUTO DALL’EUROPA DEL CAPITALISMO BUOROCRATICO E FINANZIARIO E DAL GOVERNO DEI “MIGLIORI” DI DRAGHI “L’INDISPENSABILE”, si rende necessario anche passare da un golpe all’altro – da un golpe presidenzialista ad un golpe economico/antiparlamentare (come quello di Amato nel ‘92) -, per cui anche Draghi, finirà probabilmente col passare alla storia come “Draghi il piccolo”, cioè come “Napoleone il piccolo” che, col suo “colpo di stato”, militarizzo la società ritenendola una medicina salutare, foriera di medicamenti necessari e indispensabili alla salute del capitalismo.
Insomma invece dei fucili veri e propri, oggi si ricorre ai fucili medicamentosi, ai caritatevoli medicamento ridotti esclusivamente alla siringa dei vaccini, che sono il fenomeno di cui i green passa sono l’epifenomeno della economia politica della borghesi capitalistica, che essendo storicamente la classe che ha sostituito quella precedente, che era arretrata e improduttiva sa ora essere tecnologicamente avanzata e produttiva anche con milioni di vaccini, avendo capito (sic) che l’esercizio del potere sulle classi subalterne, richiede che per mantenersi, debba operarsi un’ampia maggioranza politica del governo ed una unificazione politica e culturale della parte “sana” della nazione, e promuovere una acculturazione della parte “malsana” della società (cioè di chi si ribella) fino a che assommi e compendi le idee del positivismo e dello scientismo acriticamente, diffusi e inculcati dai teoscienziati della medicina, col concorso di politici e giornalisti loro manutengoli. Il tutto nella prospettiva culturalmente angusta e riduttiva che gli offrono il materialismo positivista e scientista – magari contaminati da nefaste influenze del materialismo dialettico, di un qualche pseudo marxista o pseudo sinistra di varie specie – propugnati tramite il governo con la sua CORTE, CASTE, LOBBY e CAMARILLE DI TEOSCEINZIATI DELLA MEDICINA, EGEMONIZZATI ED ETERODIRETTI DALLA GRANDE INDUSTRIA FARMACEUTICA, TUTTI INDISTINTAMENTE GRATIFICATI DI ESSERE “I MIGLIORI”, GLI UNICI COMPETENTE E I SOLI AD AVERE IL DIRITTO DI PAROLA E DI PARLARE.
In tutto questo gli intellettuali che un tempo andavano all’attacco illuminando la coscienza della borghesia sulla necessità di una rottura rivoluzionaria della macchina statale e produttiva, oggi che sono collocati al potere in un in un ruolo funzionale ai veri protagonisti della classe, i capitalisti, diventano gli INFERMIERI addetti alla manutenzione culturale della grande fabbrica/paese (oggi a PASOLINI avrebbero messo la camicia di forza!), con un preciso compito: unire la grande e media borghesia, egemonizzare la piccola borghesia, isolare la classe operaia e le classi popolari e lavoratrici. Perché queste classi, popolari e lavoratrici, sono il vero e unico grande paziente, che occorre sedare limitando e imbrigliano ogni suoi diritto sia individuale che sociale, nel ginepraio di una perenne e continua decretazione “d’urgenza”(5 decreti in due settimane), nel ginepraio ripetuti decreti tutti volti a limitarne non solo i diritti fondamentali, ma soprattutto volti a limitare e persino il loro diritto al lavoro, nonostante che siamo in una Repubblica fondata sul lavoro e la cui Costituzione non ci risulta sia già stata abrogata, ne trasformato in una autocrazia presidenzialista. Questo perché si vuole che sia chiaro che anche in questa Repubblica fondata sul lavoro, se mai accennasse segni di impazienza e se mai gli venisse lo sghiribizzo, di tornare addirittura a tentare di dare l’assalto al cielo dell’universo borghese del capitale, allora il compito degli intellettuali sarà: tenere unita la grande e media borghesia rassicurare la piccola borghesia, distruggere un’altra volta l’identità politica e culturale del popolo lavoratore e della classe operaia. Facendo terra bruciata della sua storia, guerra psicologica, evidenziarne il carattere di parte “ malsana” del corpo sociale, dicendo che la RIBELLIONE è peccato, che la “FOLLA” ha istinti bestiali, che il lavoro nobilita lo sfruttato e lo riscatta dalla colpa atavica di essere nato proletario.
Il messaggio è che in questa fase del modo di produzione capitalistico e di internazionalizzazione di tale sistema di produzione e di espansione dei mercati, nulla deve turbare il già fragile equilibrio su cerca di reggersi il potere della dominate borghesia capitalistica. Tutti è bene che ammirino la grande mostra-mercato dei capitalisti e dei loro apologeti.
Il messaggio è che il capitalismo finanziario e nel caso anche quello farmaceutico, deve poter propagandare la sua potenza di classe, sotto gli sguardi ammirati della piccola borghesia e lo stupore della classi lavoratrici. Il messaggio è: il PADRONE è forte, sia chiaro! Gli intellettuali che ancora ricordano un ruolo privilegiato di protagonisti che più non hanno, ridotti a ruoli parziali di professori, scienziati, giornalisti, letterati, anche loro ridotti a “mammiferi” oggettivizzati, utili socialmente solo nelle capacità di contribuire (da subalterni e impiegati), alla accumulazione capitalistica gestita da borghesi tecnici della finanza, di banche e istituti di credito, privi di “cultura”, di “sensibilità” umana, sostituita dalla materialità mercificata del denaro, vivono il processo di dequalificazione in modo assai contraddittorio.
Le caste sono dequalificate, le frustrazioni e le insoddisfazioni si susseguono, ma pochi sono gli intellettuali che si impegnano in uno sforzo di comprensione “realistica” del processo emergenziale e delle sue vere cause, di come lo vive e di cosa accade tra la gente.
I tempi dello sviluppo culturale non coincidono come sempre – ma in questo periodo il fenomeno è vistoso – con i tempi dello sviluppo economico: ritardi, arretratezze, fughe in avanti o anche indietro, giornalisti e scrittori che non solo da questi due anni di pandemia, allo spirito critico (come ben si vede quando compaiono in TV o dai titoli e contenuti dei loro libruncoli di una editoria capitalizzata), sostituiscono piatte descrizioni oggettiviste – e come si compiacciono di non fare altro da due che ripetere continuamente il mantra dei vaccini e i leitmotiv dei decreti non solo quando sono approvati e dopo ma già un mese prima della loro approvazione, e di ciò che sta per fare, fa e farà il governo – come se quella che non azzardano definirla sindemia, sia la più grande occasione per evitare di parlare di qualunque altra cosa e la migliore riempire pagine e ore di trasmissione.
Piatte descrizioni in cui non si pongono neppure il problema di cogliere il movimento delle contraddizioni all’interno del corpo sociale, e si limitano a descrivere “tranches” di realtà con pretesi atteggiamenti di analisi impassibili, dal giudizio inesorabilmente imparziale (sic) “scientifici”, proprio come fa un chirurgo sul suo tavolo operatorio. E’ il TRIONDO DELL’OGGETTIVISMO ELEMENTARE: la biologia è ricondotta alla fisica e alla chimica e il comportamento umano diventa un semplice fatto fisiologico. Proprio come al tempo in cui nella “Introduzione allo studio della medicina sperimentale”, si decretava con determinismo positivista, che la scienza dei fenomeni della vita non può avere altre basi che la scienza dei fenomeni delle sostanze semplici. E’ la verità del positivismo capitalistico, è la REALTA’ che Marx analizza nel Capitale e che la borghesia, al tempo e come oggi, stabilisce a misura d’uomo.
La CONOSCENZA deve essere IN FUNZIONE del “progresso” capitalistico. Gli intellettuali, pena la totale emarginazione dal mercato delle idee e dell’editoria capitalistizzata,, devono prendere partito e mettersi al passo con lo “sviluppo storico”, con l’evoluzione sociale del capitale. Per chi non accetta il programma medica mentale e politico dell’attuale cultura al potere, sono possibili SOLO REAZIONI MINORITARIE , mal accettate e mal tollerate. Ogni reazione al neo positivismo e neo scientismo della Teo/medicina sono e devono restare solo fiammate di ritorno dei tentativi di affermazione “autonoma” e di novità, della cultura democratica e sociale precedente (del “secolo scorso”, si sottolinea, anche se si tratto di pochi anni o decenni, come se la continuità storica si spezzi ad ogni Capodanno), che ripudiava lo scientismo e la neutralità della scienza e pensava che tutti avessero diritto di parola, anche i non scienziati, in quanto consideravano le scienze, le due cultura, umano/sociali e tecnico/naturali, una forma di valorizzazione sociale e, dunque, da controllare socialmente e democraticamente, come fecero su vicende come ad es. l’amianto, in cui il popolo dei non tecnici ebbe ragione contro il parere degli scienziati anche della medicina e degli “spez” o “specialisti” cosiddetti.
Agli intellettuali tutto è lecito (anche se grava sulla loro autonomia come su quella di ogni cittadino che voglia dire e misurarsi dialetticamente in modo critico, la censura delle posizioni da parte dei mass media e dei processi), finché rimangono all’interno del ghetto loro assegnato. Per quelli che mettono in discussine il proprio ruolo e sia pure confusamente rifiuta il sistema, c’è la condanna dell’emarginazione: e ne abbiamo avuto prova proprio nel corso di questa sindemia … E per chi si azzarda a contrapporre una alternativa politica e sociale non tanto come forma politica quanto come copertura della società capitalistica e di mercato, c’è la repressine violenta.
Del resto lo hanno saputo bene, già nel 1871, quei pochi intellettuali borghesi della Comune, e da allora lo sanno tutti quelli che da allora in poi si sono messi col proletariato, contro cui quando viene sconfitto, la borghesia scatena una repressione feroce. Un’orgia di sangue come alla Comune. La borghesia si vendica duramente, più di qualsiasi altra classe, contro l’attacco operaio all’insultante ricchezza l’ipocrisia, l’egoismo della borghesia … e di fronte ad un attacco ai suoi privilegi materialistici, al suo denaro mercificato, con unità di classe ricompone ogni contraddizione interna. Persino fra gli intellettuali l’unità di classe si manifesta immediatamente. Proprio come ci insegna l’esperienza storica e indimenticabile della Comune, quando persino l’esiliato politico Hugo non esitò ad attaccare i comunardi come fecero tutti – anche se fino a ieri denunciavano le vergogne dell’Impero – , tra cui, della schiera, faceva parte anche E. Zola, anche se dalla tragica esperienza della guerra e della Comune ricavò il concetto della “questione sociale” come grande tema “moderno”, che pur confermando la sua concezione “naturalista” e “fisiologica” della società, comprese che questa era malata. La società è malata, la miseria del proletariato e dei ceti poveri è una grave malattia da denunciare, come pure l’insensibilità della borghesia e del capitale finanziario di fronte a un corpo sociale, a una società che il capitalismo condanna a corrompersi ogni giorno di più.
Il positivismo cominciò a dubitare del futuro, da allora in poi. Fino ad oggi in cui per giustificare le insufficienti risorse messe a disposizione per mitigare e superare l’accrescimento classista a dismisura delle ingiustizia sociale e delle disuguaglianze e delle disfunzioni strutturale nei vari campi dell’organizzazione della società, comprese scuola e sanità, anziché prendere le distanze dall’economia politica del governo Draghi, la sedicente medicina “ufficiale”, torna a manifestare il proprio “positivismo” e idee “naturaliste”, deterministe e fataliste della malattia: chi tocca tacca per sua esclusiva responsabilità individuale. Per l’irresponsabilità, dicono, soprattutto di chi non ha fiducia in una sedicente scienza medica “ufficiale” , che sembra considerare come ineluttabile la malattia e l’emergenza sanitaria da fronteggiare con uno, due, tre, mille richiami vaccinali, pur di non modificare i fini d’uso e di classe dell’economia politica del governo.
Pur di non intraprendere una politica di espansione a lungo termine in tutti i campi dell’organizzazione e dei servizi economici e sociali, di provvedimenti e interventi che non siano quelli che contestualmente e principalmente siano finalizzati ad accrescere l’accumulazione capitalistica, per la quale, si sa, è massimamente funzionale sia il campo della farmaceutica che del macchinismo della tecnologia ospedaliera. Mentre sono poco funzionali al profitto e all’accumulazione di ricchezza, le politiche e le spese per accrescere le unità di terapia intensiva e di medicina di base, e quelle per la prevenzione della circolazione del virus e delle malattie: nemmeno dopo che queste sono state smantellate dai primi anni del Secolo ad oggi. Comprendo e condivido, quindi, l’osservazione di Mario Agostinelli quando scrive che “l’approccio della scienza medica “ufficiale”… sembra “dedicata ai sopravvissuti, anziché più compiutamente alla cura universale del vivente”.
Lo schermo del “verismo scientista” e del positivismo medicale che riflette la distorta realtà sociale di Teomedici e Teoscienziati
2) La nozione di “realismo” che vediamo emergere oggi, come nel passato, é ancora una nozione di “positivismo” e di “scientismo” applicato nel campo medicante della medicina, della salute. Ma lo “schermo di realismo”, intermedio fra medici e scienziati della sedicente medicina “ufficiale” e la loro “materia”, è una lente ottica con determinate proprietà deformanti, tant’è che hanno creduto che il vaccinare fosse risolutivo, che non servisse altro. Non hanno saputo corrispondere al compito della sanità che è di delineare una medicina in grado di corrispondere ad obbiettivi di salute in tutti i campi dei nuovi rapporti degli uomini con la natura e con la società, quindi, ad es., per una organizzazione epidemiologica diffusa nel terriotorio (valevole da sempre); interventi per la prevenzione di base socio/sanitaria nei luoghi di maggiormente facile trasmissione del virus: quindi scuole, trasporti, ambiente dei luoghi di lavoro e di risanamento ambientale del territorio, ecc.. Vale a dire tutto quello che invece è stato e continua ad essere trascurato, diffondendo l’idea che basti iniettasi il vaccino per una totale la messa in sicurezza della popolazione.
Si è preferito non prevenire la diffusione del virus la dove avviene, per poi medicamentare il contagiato col vaccino, di fatto alimentando l’idea di un ineluttabile destino della sua circolazione e di una permanete emergenza sanitaria a tutto vantaggio ancor di più, della industria farmaceutica e delle sue lobby, della boria “accademica” di scienziati e di baroni della medicina (sorprendentemente manifestata anche da virologi apparentemente meno boriosi, come il Prof. Galli), invece di puntare in tutti i campi ad un risanamento e adeguamento necessari già da prima di questo ormai terzo o quarto virus e validi anche per il dopo. Senza pensare nemmeno lontanamente a strategie di salute per debellare l’indigenza, la miseria, l’ingiustizia e l’ineguaglianza sociale, la sanità privatizzata e industrializzata, la povertà anche culturale di una nazione che in questo risulta generalmente degradata, a partire dalle sue élite e dirigenze dei vari campi, in cui non si compendia più come primario bene della salute la condizione e la necessità di benessere di ciascun vivente, al di la e al di sopra degli interessi della classe e delle corporazioni dominanti.
Lo “schermo realista” dello scientismo e del positivismo medicale, non è in grado di vedere questo, tanto che non ha saputo riflettere certi livelli della realtà sociale, che cosi sono stati trascurati, finendo di fatto col riflettere “oscenità” e “immoralità” di comportamenti e atteggiamenti degli addetti ai lavori, virologhi, medici, capi-caporioni di reparti ospedalieri pronti a decidere chi curare e chi no, come se non fosse colpa anche loro restare supini rispetto all’economia politica che ha scelto di non investire in personale e in posti letto di terapia intensiva ed ospedalieri, scienziati che più della scienza scelgono di servire l’industria e le lobby della farmaceutica: tutti quanti in batter d’occhio si sono conformati subito e all’unisono alla “SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO”, con facilità incredibile, riempiendo di se gli schermi, ad ogni ora del giorno e della notte, da ormai due anni, cavalcando i limiti angusti del materialismo positivista, ancor più che nel passato, e ribadendo e ripetendo sempre e continuamente lo stesso leitmotiv … con espressione arbitraria di “individualismi”, inteso come “apoliticismo animalesco”, che assume le forme del politicismo più bieco che copre la decisione politica come decisione solo tecnica, oggettivistica, adialettica e scientista, che è una forma di ricerca di “clientela personale” , proprio come “quelli che sono uomini di partito ma vorrebbero essere “capi-partito per grazia di dio o dell’imbecillità di chi li segue” (Gramsci, Q 15, pagg.1752-1755).
E questo è stato e viene fatto ergendosi come unici paladini della salvaguardia dell’ordine costituito, su cui vigilano i “graduati” e gli “appuntati” del sapere e della polizia. Per cui sono sconsigliabili letture ed analisi eccessivamente approfondite della realtà sociale e della branca della salute. Ad esempio, in una eventuale descrizione della miseria di un quartiere popolare, è bene limitarsi a descrivere il tutto con cura fotografica ma senza approfondire; mettere soprattutto in evidenza lo stato di degradazione non solo fisica ma anche intellettuale e mentale dei “miseri”, cosi che oltre da attribuire la colpa della loro “miseria” ad essi o alla “fisiologia” si possano ritenere non abilitati e non credibili se come e quando rifiutassero di accettare la verità ufficiale della scienza medica “ufficiale”; specie se volessero dire e far sapere che la scienza non è affatto neutra e che essa è in massima parte controllata dalle Big Pharma della farmaceutica. L’analisi della cause della miseria è assolutamente proibita; essa può essere descritta solo fisiologicamente. Compito degli scrittori, dei giornalismo, degli intellettuali e di chiunque è solo di dare una descrizione della “realtà”; al potere politico attaccato come un’ostrica al capitale privato, il compito di intervenire con rimedi “opportuni”.
Il livello del “realismo” del “verismo scientista” di tale scienziati-medici e dei loro caporioni e Burioni, giunge al punto di considerare pochi 100 euro di multa per chi viola le imposizioni governative, commisurando tale cifra ai propri stipendi in base ai quali 100 euro sono come un buffetto compiacente.
La realtà quotidiana, nei suoi rapporti immediati ed evidenti, deve essere colta nella sua staticità, isolata e astratta dalla condizione sociale e da un movimento reale cosi che le sue conseguenze non siano sensibilmente visibili.
L’osservazione scientista della realtà deve essere guidata da criteri oggettivisti e deterministi. Il grande movente di ciò che si descrive deve essere la dipendenza dei personaggi dall’ambiente in cui vivono e dall’ereditarietà, considerati staticamente e meccanicamente più alla maniera di Lombroso che non di un chirurgo.
Fermandosi all’apparenza, rifiutando di penetrare nel movimento delle cose e delle cause, nei mille fattori che determinano la personalità umana è inevitabile che i loro discorsi, scritti e interventi, contengano sempre una evidente componente giornalistica, di un giornalismo descrittivo, continuamente ripetitivo, che si pretende obbiettivo e scientifico, che afferma di presentare la realtà cosi com’è.
In questa pretesa di adialettica scientificità, risiede la ragione delle tante contraddizioni che pure risultano conclamate. Descrivendo o pensando in tale modo adialettico, la realtà “cosi com’è” della società, dei malati e delle persone più bisognose e più indigenti, delle classi popolari e lavoratrici, vengono viste come mondo separato da quello dell’insultante ricchezza dell’ipocrisia dell’egoismo della borghesia capitalista e dei suoi banchieri e finanziari, in cui si muovono “scientologi” della scienza “ufficiale” del governo e del capitale, giornalisti governativisti, ecc. . Sicché anche quando registrano la spaventosa realtà della miseria, lo faranno (lo fanno) sempre con l’atteggiamento del medico di classe, usando lo schermo del “verismo scientista” di classe e profumato di riflessi tardo umanitaristici. Senza addentrarsi nelle cause di tale miseri, tacendo che essa e conseguenza della subordinazione in cui versano i ceti popolari deprivati dei loro primari diritti costituzionali. Al punto che in questi anni 2000-21-22 si perviene ad accentare ancor più la distinzione, già in corso da tempo, tra diritti civile e diritti sociali (scomparsi da tempo dal dibattito politico e tanto più dagli obbiettivi di lotta), distinzione che teorizzava la borghesia agli albori dello “stato di diritto”, nelle forme dello stato liberale e costituzionale, tramite il quale si delegittimava la classe operaia persino nei più elementari civile che sociali, proprio perché allora come oggi, in materia economica e sociale si impone una economia politica che garantisce solo i diritti della proprietà e quindi delle imprese capitaliste, in particolare oggi quelle farmaceutiche, industriali e finanziarie in genere, non solo nel campo della salute come si vede bene dal PNRR (sigla che sembra evocare la prima pianificazione sovietica, con i cui contenuti non però nulla a che vedere), che dimostra che non solo non è finito ma si rafforza, ancor più di prima, l’economia politica del liberismo/statalista (mistificato come neoliberismo, come se si potesse replicare, in forma “neo”, il liberismo pre-crisi del ‘1929, che ha decretato per sempre che il capitale mai più può fare a meno del primario sostegno e intervento dello stato in economia), in cui si mette in competizione tra loro la destinazione delle risorse: per la rivalutazione delle pensione rispetto l’inflazione o un intervento vero e più serio, strutturale, sulle bollette di cui si lasciano intatte le accise,le spese per la scuola o per la sanità e cosi via, che in nome della politica economica del banchiere Draghi, lascerà insoddisfatte le necessità primarie di provenzione della circolazione del virus e quelle di un pur minimo intervento per ridurre l’ingiustizia sociale ed economica di cui soffrono famiglie e ceti che non siano quelle e quelli dei pochi straricchi, detentori del potere economico che fa dell’attuale governo il suo “comitato d’affari”.
In un modo che, in verità, dimostra come tale potere, delle imprese farmaceutiche e finanziarie, si configurano come poteri reali di dominio sulla società e tramite il governo capeggiato direttamente da Draghi, un uomo che dopo aver tradito il suo maestro Federico Caffè, nella sua vita non ha fatto altro che servire il sistema della speculazione finanziaria e tali poteri, di cui ora, come “capo del governo”, si pone direttamente come il loro garante.
L’economia politica della “libertà negativa” di pochi che nega la “libertà positiva” di tutti
Sicché proprio oggi, nel mezzo di una lunga crisi capitalistica, di una sindemica pandemia e di una emergenza volutamente resa continua in quanto l’emergenza è ormai garanzia e forma stessa della governabilità, quella che si AGGRAVA è la distanza tra la “miseria”dei molti e la “ricchezza” dei pochi, in un quadro dialettico tra la libertà negativa di pochi detentori dei poteri d’impresa e la libertà positiva dei molti privi di ogni potere, si determina l’incessante e progressivo arricchimento dei primi e l’altrettanto e progressivo impoverimento dei secondi – lavoratori e popolo. Donde che trionfa la libertà negativa dei “pochi” che prevale sulla libertà positiva dei “molti”, perché attraverso l’uso insultante e apodittico della sovrapponibilità della libertà di tutti con l’ideologica libertà dei mercati dei canoni propri dello “stato di diritto”(sic), la dialettica contraddizione tra le classi si accentua a dismisura. Perché entrambe dipartendo dalla conformazione del processo di accumulazione capitalistica della ricchezza sino alla crisi dell’economia “reale”, fa si che quei diritti della proprietà e quindi dell’impresa, in verità, si configurano sempre e più ancora come poteri economici non già neo-liberisti come si mistifica, ma come poteri di uno statalismo/liberale o liberale/statalista che giunge ad assumere il comando persino al vertice del governo e dello stato.
Donde che il palesarsi senza impicci e senza nessuna critica o opposizione dell’ECONOMIA POLITICA del capitale in una fase di emergenza e crisi e pandemia, fornisce più visibilmente la natura intrinseca del mercato economico-finanziario nel rapporto con le più grandi imprese, tra cui primeggiano, appunto, quelle farmaceutiche, rispetto le quali il governo Draghi prosegue l’economia politica per la cui attuazione è stato chiamato al governo. Economia politica, per la quale va palesando che ogni scelta e rapporti di valore, devono conformarsi al processo di accumulazione della ricchezza, anche e, anzi,soprattutto in periodi di emergenza sanitaria e di crisi dell’economia che si cerca di sfruttarle per accrescere – tramite una diffusa paura – il consenso all’economia politica del capitale e del governo, che avendo investito la quasi totalità delle risorse nel campo farmaceutico, non lascia alternative al vaccinarsi ripetutamente e per il quale si ricorrono ai sotterfugi di varie tipologie di green passa pur di imporre ripetute vaccinazioni, e che servirà a zittire chi invocasse investimenti nei tanti campi rimasti scoperti, sostenendo che “non ci sono più soldi”.Forse, solo allora, molti capiranno che le scelte di investimenti fatte dal governo e dei governi altro non sono che il frutto dell’economia politica del capitale finanziario che domina l’azione di governo, in Italia e nell’Europa dei liberal/statalisti.
Per cui si deve convenire sulla necessità di guardare ben al di la della congiuntura, per comprendere come da tempo e nel tempo il capitalismo mira a sostituire i valori identitari delle classi lavoratrici e popolo sovrano, operando indisturbatamente sul terreno del degrado dei diritti umani (nel mentre stesso che li strumentalizza per polemiche contro stati concorrenti), terreno rappresentato dall’economia politica e dal mercato, in cui la competizione concorrenziale, mentre riproduce “monopoli” incontrollabili nella loro titolarità di poteri dominanti ( solo penalizzabili per talune loro operatività conseguenti, con qualche multa ridicola e a posteriori), nel contempo fa della liberalizzazione dei capitali un valore distruttivo di tutte le soggettività sociali – e quindi anche individuali – di quanti sono inseriti nei sistemi di produzione e di riproduzione del capitale, con forme sia di dipendenza o di sola apparente autonomia.
Questo conferma che L’ECONOMIA POLITICA DEL GOVERNO E DI QUELLI DEL “BLOCCO STORICO EURO ATLANTICO” (come i gruppi gramsciani statunitensi definiscono quello tra angloamericani e Unione Europea, sostenendo che il concetto gramsciano di “blocco storico” va applicato all’intero Pianeta) sono dati organici di una crisi del capitalismo privato emersi esemplarmente nel 1929, circa il carattere classista della rivendicazione della stabilità della moneta e i1 carattere organicamente cosmopolita della finanziaria vita economica in “continua crisi” . Per cui la rapidità di circolazione delle divise monetarie è un fatto di economia politica negli scambi internazionali in cui gli “attori reali” non si sa chi siano, dato scompaiono dietro il fenomeno dello scambio. Si spiega così perché va respinto l’incombente economicismo connesso col positivismo determinista e scientista, con analisi che colgano la idoneità di collegamento dei valori valorizzandoli nel segno dello concezioni del mondo che storicamente si contrastano in nome di una umanità coinvolta dal nesso tra persona e società negato dagli incalzanti “individualismi”, senza però subordinare – nella scomposizione dei valori dalla personalità – aspetti interrelati di una realtà nella quale l’uso e il confronto/scontro DIALETTICO tra i privilegiati fautori della libertà “negativa” e gli oppressi rivendicatori della libertà “positiva”, fa emergere quella nozione di “potere” che ha tante valenze, ma che nel caso della libertà economica, occulta le decisive differenze di classe – che viceversa caratterizzano il classismo dell’economia politica capitalista e la necessità della sua critica – determinano la generale e classista organizzazione del potere a livello nazionale e internazionale (e sovranazionale).
3) Con rifermento all’atteggiamento di classe del verismo scientista, si può aggiungere che del resto, anche il pubblico anche dei mass media è costituito essenzialmente da borghesi e piccolo borghesi che culturalmente e politicamente semi analfabeti, seguono passivamente e in modo adialettico, l’evoluzione di ciò che accade nella “politica politicante” e nel governo, nonché le ”evoluzioni”della cultura dominante.
Messo in crisi dalla fase storica e congiunturale, tale pubblico è in cerca di un rapporto stabile e rassicurante con la realtà sociale, e nella misura in cui serve a rassicurarlo, privilegia i contenuti “positivi” dello scientismo (si spiegano cosi il consenso al capo dei due ultimi governi e agli “scientologi” della medicina), e le analisi puramente descrittive, germinate da una ideologia del lavoro e del progresso capitalistici estesesi all’intero Pianeta. Donde che anche la letteratura prodotta “per il popolo”, diventa didascalia, stereotipata, attraverso la quale vengono trasmessi i valori di una morale media-mediocre, in cui il movente è quasi sempre costituito dalla anormalità patologica, alimentata anche dai fatti giornalistici di delitti, crimini passionali e/o inspiegabili. Una letteratura mass mediologica che esalta provincialmente ogni anche piccolo successo sportivo dell’Italia, a cui si prestano Mattarella e Draghi il quale ultimo ha soprattutto bisogno di due cose: pubblicità e denaro, per poter impossessarsi dei favori della folla, usando tutti i mezzi in questo momento, assumendo un comportamento meno decisionista e di maggiore disponibilità alla mediazione per non inimicarsi la “folla” dei grandi elettori del Presidente della Repubblica anche a costo di provocare un caos di decreti e misure confuse che si sovrappongono le une alle altre senza chiarificazioni esaustive, facendo pagare al Paese, a studenti e lavoratori il prezzo della INEFFICENZA E INEFFICACIA dell’economia politica del governo dei sedicenti “migliori”.
Come nello schermo verista del positivismo di fine ottocento,ancora oggi si cerca di trovare e di seguire il filo che conduca matematicamente da un uomo ad un altro nelle vicende torbide che emergono dallo scandalismo e/o dai fatti più crudi, della cronaca quotidiana, che si riproducono in forme di spettacolo sul piccolo schermo, ma anche nell’arte cinematografica e nella letteratura, dove prevale un deteriore soggettivismo e un marcescente individualismo interiore e psicologistico, in cui i personaggi si muovono come determinati “naturalmente” e “socialmente” secondo un sociologismo borghese e piccolo borghese che era stato ampiamente criticato in passato.
Nella bandiera del naturalismo scientista prevalgono i colori dell’eclettismo approssimativo, mutuato dal dominante positivismo scientista, che piacciono alla borghesia e al capitale per l’immagine degenerata criminosa che finiscono col dare del proletariato quando vi si di dedicano in modo puramente descrittivo, trattando dell’abbrutimento prodotto dalla miseria e dalla povertà nelle periferie ma anche nei centri urbani delle metropoli più ricche del mondo.
Le classi nemiche del popolo si saziano delle bruttezze compiaciute, delle orride piaghe della miseria, quando queste vengono solo descritte senza analizzarne le cause e indicarne le responsabilità. Alla borghesia capitalistica e, siamo certi, anche ai suoi capitani come Draghi che per porsi alla testa e comandarla ha “abbandonato” Federico Caffè, piace che si spieghino i costumi del popolo in modo deteriore e caricaturale, i suoi vizi, le cadute, la sporcizia morale e fisica attraverso il suo ambiente, attraverso la condizione indigente imposta all’operaio e ai ceti più deboli ed emarginati, dalla società capitalistica e dai rapporti di produzione ed economici che favorisco “i pochi” e svantaggiano “i tutti”.
Questo tipo di descrizioni viene favorevolmente accolto dai reazionari, felicissimi di vedere rappresentare la temuta classe operaia, il popolo e le classi popolari, sui giornali o in pseudo causali “interviste” TV o nella letteratura, come “ignoranti”, semi analfabeti. Sono felici delle descrizioni della miseria e della povertà materiale e spirituale causate dal capitalismo, dall’ingiustizia sociale, dallo sfruttamento, dal classismo dell’ ineguaglianza economica-politica e sociale, ma in cui si tace dei responsabili e delle cause. Tanto sono rallegrati quando tali ceti e lavoratori vengono coperti di fango, quanto sono ferocemente contrari ad una descrizione fedele dei costumi della borghesia, di banchieri, finanzieri, dello loro ville di Città della Pieve coperte dal segreto, e dei politici al loro servizio: allora, se capita, levano alte grida contro la privacy violata, specie se la diffusione di notizie non è penalmente perseguibile ma riguarda “soltanto” la loro moralità e o onestà comportamentale, intellettuale o politica, di se stessi e del loro clan.
La loro supponenza e il loro odio di classe proprio del borghese, non permettono che si dica la “verità”, preferiscono rifarsi a un qualche sedicente radicalismo democratico, a qualche specie di mazzinismo ortodosso, o all’idea dell’ereditarietà, del determinismo fisiologico, al fatalismo, alla divina provvidenza, al distorcente specchio del verismo scientista che rende ciechi tanti opinionisti ed osservatori, impedendogli di vedere come le cose vanno nella vita reale, come anche le ereditarietà più profondamente radicate sono senza sosta modificate dalla società e dall’ambiente in cui l’individuo si sviluppa …
La teoria che seguono tanti, troppi scienziati e sociologi di oggi non è quella del matematico o del freddo chirurgo come asseriscono, ma è quella di Lombroso, teoria che quest’ultimo non ha saputo trovare in sé, ma che lui e tanti che di lui si sono serviti, hanno sfruttato per crearsi una fama europea grazie all’ignoranza delle persone sedicenti colte. Teoria e teorie che non sono altro che fatalismo volgare … di chi cerca il successo per il successo e stima il talento dal numero degli articoli e delle edizioni, come l’artista cerca l’art per l’art e stima il talento dal numero delle sue opere … che possono anche riuscire a produrre malgrado i difetti del loro metodo di osservazione, malgrado i numerosi errori di documentazioni e anche malgrado la mancanza di buona fede … Accade anche oggi a tanti intellettuali come accadde a quegli intellettuali assunti come guida intellettuale e morale della sedicente sinistra progressista riformisti, e anche a quelli riformisti della Seconda Internazionale, che diedero l’immagine del “progressista” malgrado fossero dei “retrò”, più per una loro pratica “a sinistra” che per una loro pratica di scrittori e di teorici di una trasformazione e rivoluzione sociale … anche se spesso sono stati acriticamente assunti anche successivamente … ad ogni rispuntare di un naturalismo scientista, impassibile e sedicente sperimentatore freddo della realtà …