Il presidente turco si scaglia contro dieci paesi (tra cui Usa, Francia e Germania) dopo l’appello congiunto per il rilascio del filantropo Osman Kavala, detenuto dal 2017. Intanto processa la stampa di casa. Una cinquantina di giornalisti rischiano fino a 649 anni totali di carcere, sei di loro già condannati a settembre. Sanzionati 28 siti e 6 canali tv, mentre in strada la polizia impedisce a tanti reporter di lavorare.
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Turchia sempre più regime autoritario a disonorarla di fronte al mondo
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La sfida arrogante alla democrazia
«Il presidente turco Erdogan ieri ha alzato ancora l’asticella dello scontro con Unione europea e Stati uniti. Al centro dell’ultima schermaglia sta il caso di Osman Kavala, filantropo turco detenuto da ottobre 2017». La sintesi di Chiara Cruciati sul manifesto. Su Kavala pesa l’accusa di aver preso parte al tentato golpe del luglio 2016, imputato dalle autorità turche della resa dei conti del presidente Erdogan alla rete Hikmet dell’imam Gülen. Kavala era già stato processato per le proteste di Gezi Park del 2013, partite dalla difesa del parco a Taksim Square e diventate una mobilitazione contro le politiche del governo Akp, il partito prenditutto del presidente.
Nonostante una magistratura fortemente legata al potere governativo, Kavala era stato assolto, ma poi -procedura decisamente ‘originale’, il processo era stato «rianimato» e fatto confluire nel secondo, del mega e infinito processo per il tentato golpe.
Turkia uber alles
Ieri Erdogan, di ritorno dall’Africa, ha minacciato di espulsione gli ambasciatori di dieci paesi (Usa, Francia, Germania, Canada, Danimarca, Olanda, Norvegia, Svezia, Finlandia e Nuova Zelanda), colpevoli di aver chiesto il rilascio di Kavala: «Siete voi a dover dare lezioni alla Turchia? Chi credete di essere?».
Paradosso
Due giorni prima, martedì, il ministero degli esteri turco aveva convocato gli ambasciatori definendo «irresponsabile» il comunicato con cui insieme chiedevano una soluzione al caso, come tra l’altro aveva fatto già due anni fa la Corte europea dei Diritti umani, secondo cui mancano del tutto le prove della colpevolezza di Kavala.
Paranoia
«Il nostro sistema giudiziario – ha proseguito Erdogan – è uno dei più begli esempi di indipendenza».
Non sembrerebbe, soprattutto alla luce dell’ondata di epurazioni seguita proprio al tentato golpe e che ha permesso al governo di licenziare decine di migliaia di dipendenti pubblici, insegnanti, giudici, professori universitari, militari, ridisegnando di fatto la geografia politica delle istituzioni dello Stato.
Giornalista brutto mestiere, in Turchia
E la Turchia processa la stampa non allineata al personaggio. In cinquanta rischiano fino a 649 anni totali di carcere, sei già condannati a settembre. Sanzionati 28 siti e 6 canali tv, mentre in strada la polizia impedisce a tanti reporter di lavorare. «Libera stampa, paese libero», «Non respiriamo»: i cartelli durante la protesta a Istanbul per l’arresto del fotografo dell’Afp Bulent Kilic
La Turchia dell’era Erdogan rimane «la più grande prigione al mondo per giornalisti», come la definì due anni fa in un rapporto Amnesty International.
22 Ottobre 2021