di Luigi Grimaldi
(Autore televisivo)
Il tema è quello sulla bocca di tutti: il Covid19 e il suo impatto sulla vita sociale e politica del nostro come di altri paesi.
I dati certi.
Il Covid non è la peste. Lo sappiamo tutti. Certo è malattia seria, certo è in grado di uccidere, ma non è la peste.
Le certezze della scienza.
Non ci sono certezze. I biologi e i fan della scienza, spesso arroganti e viscerali, snocciolano certezze su questa malattie e sui suoi sviluppi spesso destinate a durare pochi giorni per essere poi corrette con disinvoltura in acrobatiche virate. Quante ne abbiamo sentite sempre dagli stessi soggetti all’inizio dell’epidemia.
Sicuramente persone qualificate e competenti, ma portatrici, nella vita sociale e politica di un difetto genetico della scienza (tutta la scienza, non solo la biologia): “Didatticamente si tende ad illustrare solo i successi ottenuti nel corso della storia delle scienze, ma la verità è un’altra: gli errori degli uomini, non sempre in buona fede, hanno spesso ostacolato il progresso scientifico e tecnico.
Molti degli scritti di Gregor Mendel, il monaco che diede inizio alla genetica, vennero cestinati senza essere letti; George Stephenson, inventore della macchina a vapore, fu considerato un “ciarlatano” o un “povero matto” (ad esempio, gli veniva imputato che con la pioggia il fuoco del motore si sarebbe spento, o che l’elevata velocità, sedici miglia orarie, avrebbe causato il delirium furiosum nei viaggiatori…); Ernest Rutherford, che pure indusse contro lo scetticismo della comunità scientifica la prima reazione a catena provocata artificialmente, negò qualsiasi possibilità di ottenere energia dalle trasformazioni degli atomi. E la lista degli infelici è lunga: molti sono gli scienziati screditati dai contemporanei. Addirittura Louis Pasteur è citato in quanto avrebbe adattato i dati dei suoi esperimenti per renderli più probanti” (http://www.irssat.info/rubriche/scienza-e-conoscenza/scienza-ed-errori/).
I peggiori disastri nella storia della scienza si sono manifestati quando potere politico, religioso e scientifico si sono alleati per isolare, mettere al rogo , punire insomma voci discordanti e dissenzienti dalla “novellistica” corrente.
“Abbagli, bufale ed errori hanno costellato la strada che l’umanità ha percorso per conoscere e interpretare il mondo, e non solo nella visione antica di una natura antropomorfa, fatta di spiriti e dei. È stato così anche dopo che il metodo di Galileo ci ha insegnato a guardare con più attenzione i fenomeni della natura, arrivando fino alla nostra era ipertecnologica e di comunicazione globale”.
Il punto della situazione.
Quello che sta accadendo ricade certamente in questa casistica. Le certezze scientifiche che ci vengono propinate quotidianamente non sono affatto tali, essendo frutto di calcoli probabilistici e provvisori, per nulla consolidati, ma, sulla base di queste, vengono assunte decisioni politiche di impatto fortissimo su tutta la società e l’economia.
La politica ha abdicato al suo ruolo di guida e direzione della vita sociale in cambio di uno scudo scientifico di irresponsabilità. Non importa se “è sbagliato”, se si è sbagliato lo si è fatto sulla base di ciò che diceva la scienza (in altri casi la tecnologia), una sorta di nuova religione.
Non ho alcuna competenza scientifica, non sono medico e non sono biologo. Però , per allenamento e per mestiere ormai quarantennale so leggere i fatti. E quello che leggo non mi piace affatto.
Ci hanno detto e ridetto che l’unica difesa contro questa nuova malattia era il vaccino. Che bisognava attivare con urgenza (tanto urgente da abbreviare i tempi di sperimentazione del farmaco) la più vasta campagna di vaccinazione planetaria della storia dell’umanità. Si è andati spediti in questa direzione.
Con decine e decine di milioni di vaccinazioni effettuate la musica cambia. Il vaccino non impedisce il contagio, forse lo rallenta o forse no. Perché? Colpa delle varianti.
Ci viene detto che, poiché si è intrapresa la vaccinazione di massa durante una fase epidemica acuta, il virus “naturalmente” organizza le proprie difese e da vita a varianti più pericolose ancora del precedente virus. Varianti che fanno ammalare sia vaccinati che non vaccinati. E’ la biologia, spiegano, che è fatta così. Più sono i soggetti vaccinati che entrano in contatto con il virus, più è probabile che il virus si modifichi per aggirare le difese immunitarie sollecitate dal farmaco.
Lo ha detto il premio nobel Luc Montagner (deriso e additato come rimbecillito dai pasdaran della “scienza”), e lo ha confermato lo stesso professor Ricciardi: “le varianti derivano dalla resistenza che i virus incontrano nei soggetti vaccinati”. Certo: quindi il meccanismo di degenerazione lo si sapeva anche prima di avviare una campagna di vaccinazione di massa.
E allora ora ci dicono che no, che il vaccino serve comunque perché i vaccinati non si ammalano ma sono comunque infettivi e quindi le “varianti” si rafforzano e si diffondono passando dai vaccinati ai non vaccinati. Poi accade che più di un centinaio di membri dell’equipaggio della portaerei della Marina britannica HMS Queen Elizabeth vengono infettati da Covid-19 con nuovi sintomi e nuove manifestazioni della malattia .
A riportare per prima la notizia è stata la BBC che conferma che anche diverse altre navi da guerra della flotta che la accompagnano sono state colpite.
Il segretario alla Difesa Ben Wallace ha affermato che tutto l’equipaggio del dispiegamento ha ricevuto due dosi di un vaccino contro il Covid-19. Tutti vaccinati!
Il coronavirus è scoppiato anche sulla seconda portaerei del Regno Unito, la HMS Prince of Wales, il che significa che entrambe le navi più grandi della Royal Navy hanno a bordo casi di COVID tra i marinai coperti da due dosi di vaccino.
Questo sviluppo è stato riportato per la prima volta dal quotidiano The Sun.
E così, nuova acrobatica virata, si comincia a predisporre quanto serve per una “Terza” dose di vaccino. A questa chissà quante altre seguiranno perché è evidente che si è innescato un meccanismo diabolico, un corto circuito in cui vince il virus e il vaccino è praticamente inutile. Per interrompere questo meccanismo bisognerebbe che tutti, ma proprio tutti, fossero vaccinati più o meno contemporaneamente su tutto il pianeta. Impossibile.
E così è l’ora delle colpe. Per i pasdaran della scienza la colpa della situazione è di coloro che non intendono vaccinarsi. Sono loro i nuovi untori, i colpevoli, i diffusori del virus potenziato che sconfigge la colossale operazione di vaccinazione di massa a livello planetario. E quindi si platelizza la responsabilità cercando di rendere la vaccinazione obbligatoria (per norma o di fatto con pass e cavilli che aggirino i diritti acquisiti).
Io non ci sto. Non ho nulla contro i vaccini, anzi credo siano una barriera importante per la difesa della salute. Credo anche però che determinati precedenti abbattano barriere che non devono essere abbattute. Che determinati principi non possano essere superati. E’ un discorso nuovo? No affatto. Il meccanismo della paura e della difesa è già stato usato in questo senso. Basti pensare a quanti diritti fondamentali della persona sono stati soppressi o sospesi in nome della lotta al terrorismo. Terrorismo che sembra scomparso mentre le norme liberticide che ha generato restano.
Non ci sono untori. Se la campagna vaccinale planetaria non funziona, e non funzionerà, ormai è evidente, non è colpa di chi rifiuta il vaccino. La colpa è di politiche sbagliate assunte per scaricare sulla “scienza” responsabilità che non le competevano salvaguardando interessi e logiche del capitalismo.
Quindi niente campagne contro i presunti untori, niente obblighi a trattamenti sanitari preventivi, si badi bene preventivi, dall’esito incerto poiché onestamente nessuno oggi può garantire il successo di una operazione come quella avviata.
Gli scienziati facciano gli scienziati.
E cosa fanno gli scienziati? Curano gli interessi e gli obiettivi imposti dalla ricerca , il che vuol dire “da chi finanzia la ricerca” e intende ricavarne un utile. Biologi, epidemiologi, infettivologi e compagnia bella devono scendere dal podio, smettere di fare gli imbonitori, parlare non alla gente o ai media ma solo nelle pubblicazioni scientifiche e non influenzare le politiche sanitarie che, rispetto a loro, hanno uno scopo diverso: non quello di compensare i finanziatori della ricerca ma salvaguardare la salute delle persone, dei cittadini.
Le scelte politiche si fanno su dati sicuri, non su approssimazioni temporanee.
Il professor Massimo Andreoni, direttore dell’Infettivologia del Policlinico di Tor Vergata a Roma, ha segnalato “diversi casi di infezione da Covid-19 anche tra soggetti vaccinati con due dosi. “Sono in aumento – ha spiegato al Fatto quotidiano – perché legati alla maggiore circolazione della Delta. I vaccini, pur proteggendo dalle varianti, non garantiscono una protezione totale dalla Delta, perdendo circa il 15 per cento del loro effetto su questa variante rispetto alla variante Alfa. Ciò anche dopo le due dosi”.
Il 15% non è la fine del mondo. Ma siamo solo all’inizio e il dato statistico non può essere considerato stabile dato che non è difficile prevedere la diffusione di questa come di di altre varianti.
E l’unico metodo che appare sicuro e non probabilistico per difendersi dalle malattie infettive è il distanziamento. Un sistema che da sempre l’umanità ha usato con successo per sconfiggere le peggiori epidemie.
Un metodo che cozza però contro le logiche egemoni del capitalismo per cui è legittimo impedire alle persone di sedersi a cena allo stesso tavolo o uscire per una passeggiata e allo stesso tempo è legittimo ammassarle sui bus o nelle metropolitane perché questo è funzionale alle logiche produttive egemoni del capitalismo.
La scelta doveva essere quella di distanziamenti veri ovunque (anche su metro, bus, aerei, luoghi di lavoro ecc. senza eccezioni), certamente le mascherine (usate bene), le quarantene, rigidissime ma assistite dallo Stato a domicilio senza abbandonare le persone bloccate a se stesse. Certamente con lo sviluppo della assistenza domiciliare e cure tempestive per evitare intasamenti delle terapie intensive e degli ospedali.
Certo soluzioni costose, ma non molto più costose delle cifre iperboliche “donate” ai produttori di questi vaccini che in cambio di montagne di denaro si sono assunti a responsabilità di surrogare la politica promuovendo, producendo e distribuendo farmaci oggettivamente ancora in fase sperimentale.
La politica, i governi, devono assolutamente riprendere il controllo della situazione e invertire la rotta prima che il disastro che già si profila all’orizzonte, il flop del vaccino come panacea contro il virus Covid19, diventi irreversibile.
—