di MOWA
«Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo.» (Primo Levi)
Gli arresti dei terroristi dell’operazione “Ombre rosse”, in Francia, lascia sul terreno quelli che sono stati i vizi e le virtù di un folto numero di, ora, ex-giovani che presero parte alle contestazioni di quegli anni ’70 e le reazioni di molti sbalordiscono per come siano delle stravaganti teorizzazioni.
Quella più sorprendente è stata sicuramente quella di Gianfranco Miccichè che ha dichiarato, il 30 aprile 2021, agli organi di stampa, che “Non erano delinquenti, ma vivevano per gli ideali. Poi fu un errore passare alla lotta armata”; per, poi, tentare di minimizzare e prendere delle inverosimili distanze dall’organizzazione politica di uno degli arrestati (Giorgio Pietrostefani) dichiarando “Io non ero di Lotta Continua, ma ero nel gruppo di simpatizzanti palermitani, insomma una minchiata…“. O, ancora: “sono accusati di fatti avvenuti 50 anni fa, in un momento storico oggettivamente pazzesco, un momento in cui tanti di noi, se non altro per un livello di educazione, eravamo interessati al mondo Lotta Continua. Ma posso dire certamente che non era un fatto di delinquenza, ma di ideali“.
Perché mettere in luce la sua adesione come “simpatizzante” di Lotta continua?
Qualcuno ha forse chiesto a Miccichè di precisare la sua distanza da quel dirigente di Lotta continua arrestato tanto da dover puntualizzare?
Si è più propensi a credere che la “malasorte” lo abbia preso di mira e gli si sia accanita contro.
Perché – diciamolo – uno può, anche, essere poco avveduto in gioventù e capitargli dei “contrattempi” per aver simpatizzato per Lotta continua (la stessa di quell’arrestato, Giorgio Pietrostefani, mandante dell’omicidio Calabresi) ma trovarsi, in età avanzata, a militare in Forza Italia – con il condannato per (Udite! Udite!) concorso esterno in associazione mafiosa – Marcello Dell’Utri, fa arrivare a credere che vi sia, un vero e proprio, accanimento “terapeutico” alla sua immagine diamantina, inoltre che si sia lasciato “scappare” affermazioni gravissime del tipo:
«Io ovviamente non giustifico niente e nessuno, ma è gente che ha 80 anni e che ha vissuto in un mondo che io ho conosciuto – dice – Lo so che non si trattava di delinquenti. Ho conosciuto Franco Piperno, ad esempio, o Lanfranco Pace e altri. Sono stato a Parigi con loro, siamo stati giorni interi insieme, e posso garantire che erano tutto tranne che delinquenti. Piperno, che insegnava in una università francese, aveva come cruccio il fatto che nel linguaggio che usava all’università di Parigi, non conoscendo la lingua alla perfezione, alcune sfumature potevano non essere colte dagli studenti. Era questo il tipo di persone.»
Sottolineando, però, di non avere “mai conosciuto” Giorgio Pietrostefani.
È “stato a Parigi con” Franco Piperno, Lanfranco Pace e altri (chi?) e non si era accorto che costoro avevano un trascorso che li portò in tribunale (Istruttoria 7 aprile) per atti violenti e che tornarono in Italia – dicono le cronache – solo, “dopo la prescrizione della pena” e godendo dei benefici della dottrina Mitterrand?
L’incredibile ingenuità del politico è disarmante perché non si era nemmeno accorto che in quella Francia (Parigi) esisteva in quegli anni una falsa scuola di lingue di nome Hyperion che i suoi compagni di viaggio conoscevano per la frequentazione di alcuni loro “amici”, e che Giovanni Fasanella descrive nel suo libro “Cosa sono le Br” Edizioni BUR (maggio 2004):
« …l’istituto Hyperion, ufficialmente una scuola di lingue. […] Savasta aveva accennato diverse volte a rapporti internazionali delle Br, ma senza mai citare esplicitamente Hyperion e i suoi fondatori. Si era sempre mantenuto sul vago, parlando dei “compagni di Parigi” e di una “struttura di latitanza a Parigi”. […] una rete internazionale di assistenza a diverse organizzazioni di guerriglia, europee e mediorientali, tra cui Raf, Olp, Ira ed Eta. Quando nel 1981 arrestano Moretti, i vari tronconi in cui si erano spaccate le Brigate Rosse dopo l’assassinio di Moro, la prima cosa di cui si preoccupano è ristabilire i contatti con Parigi. I rapporti con la Francia, infatti li aveva mantenuti sempre e solo Moretti, l’unico che aveva anche il numero di telefono giusto […] l’aveva imparato a memoria. Per cui quando lo arrestano, quelli fuori non sanno più come collegarsi con Parigi»
Una frequentazione giovanile quella del politico forzista che non aveva capito che alcuni di loro, nel ’71-’72, facevano parte del Fronte Armato Rivoluzionario Operaio, “FARO – costola di «Lavoro Illegale», controllata da Negri – con al vertice Piperno e Morucci, organismo militare occulto di PotOp anche chiamato Centro Nord, che scomparirà due anni più tardi assorbito nelle altre formazioni, sopravviverà come struttura occulta di Autonomia Organizzata”, “con estesa ramificazione europea, la sede parigina e svizzera a Zurigo rete fondamentale per il reperimento di armi, esplosivo, documenti falsi e come appoggio dei clandestini e contatti con l’ETA”. [1]
Chiediamo al distratto politico forzista se dimenticare sia dovuto all’età o ad occhiali che distorcono la realtà circostante.
Note:
[1] Patrizia Zambla: Silenzio di piombo – Il terrorismo rosso, uomini e donne. Organismi segreti e complicità occulte. 1968-1988, il bilancio, ed. Leone editore pagg 90-91 e 79-80