Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita, ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza.
La coscienza non può mai essere qualcosa di diverso dall’essere cosciente.
Il nostro motto dev’essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l’analisi della coscienza non chiara a sé stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa…
…La tradizione di tutte le generazioni passate pesa come un incubo sul cervello dei vivi.
La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una nuova società.
Paradigma della stupidità: I soldi tramutano la fedeltà in infedeltà, l’amore in odio, la virtù in vizio, il vizio in virtù, la schiavitù in dominio, la stupidità in intelligenza, l’intelligenza in stupidità.
Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente. L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi, come ente onnipotente.
Nella società capitalistica si produce tempo libero per una classe mediante la trasformazione in tempo di lavoro di tutto il tempo di vita delle masse.
Un uomo che non dispone di nessun tempo libero è meno di una bestia da soma.
In linea di principio un facchino differisce da un filosofo meno che un mastino da un levriero. È la divisione del lavoro che ha creato un abisso tra l’uno e l’altro.
Il lavoro non produce soltanto merci; esso produce se stesso e il lavoratore come una merce.
L’operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza
…diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea merci.
Il proprietario di schiavi si compra il lavoratore come si compra il cavallo.
Eppure, tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda degradazione.
Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in ogni altra epoca sarebbe apparsa un controsenso: l’epidemia della sovrapproduzione.
Con quale mezzo riesce la borghesia a superare la crisi? Per un verso, distruggendo forzatamente una grande quantità di forze produttive; per un altro verso, conquistando nuovi mercati e sfruttando più intensamente i mercati già esistenti.
Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese.
Scuotendosi di dosso il giogo politico, la società civile si scuote di dosso i lacci che avvincevano il suo spirito egoista.
Invece del motto conservatore, “Un giusto salario giornaliero per una giusta giornata lavorativa!” dovrebbero scrivere sulle loro bandiere la parola d’ordine rivoluzionaria: “Abolizione del sistema del lavoro salariato!
Che le classi dominanti tremino pure all’idea d’una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla a perdere, all’infuori delle loro catene: essi hanno un mondo da guadagnare.
Ps
A me non appartiene né il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. […] Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: 1. che l’esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; 2. che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi.
Ogni scienza sarebbe superflua se l’essenza delle cose e la loro forma fenomenica direttamente coincidessero.
Uno spettro s’aggira per l’Europa. Lo spettro del comunismo.
(Collage di frasi estrapolate da vari scritti di Karl Marx)
A cura di Domenico Marino