La strana similitudine con episodi accaduti altrove… Sembrerebbe una chiara operazione false flag della CIA stile Ucraina.
Lo staff di iskrae
Tensione alta in Venezuela, al voto per le elezioni di un’Assemblea costituente volute dal presidente Nicolas Maduro e boicottate dall’opposizione, che le considera un tentativo di colpo di Stato. Nonostante il governo abbia imposto per questa giornata il divieto di manifestare, i dimostranti hanno bloccato diverse strade e scontri con le forze di sicurezza sono scoppiati in varie città del Paese: sia a Caracas, sia negli Stati occidentali di Lara, Merida e Tachira, nonché in quelli centro-settentrionali di Carabobo e Aragua. Intanto, dopo la Colombia e il Perù, anche l’Argentina ha annunciato che non riconoscerà i risultati delle elezioni, definendole «illegali». Per l’ambasciatore americano all’Onu, Nikki Haley, «Le fasulle elezioni di Maduro sono un altro passo verso la dittatura. Non accetteremo un governo illegale. Il popolo venezuelano e la democrazia prevarranno».
Scontri in piazza, ucciso candidato a Costituente
Tre i morti nelle proteste nelle ore prima del via alle operazioni di voto, cominciate alle 6 di mattina locali con la prima scheda imbucata in assoluto, cioè quella del presidente Maduro, seguito poco dopo dalla first lady Cilia Flores. «Ho voluto essere il primo a votare per la pace, la sovranità e l’indipendenza del Venezuela. Oggi è un giorno storico», ha detto il successore di Hugo Chavez. Alle tre vittime nei cortei (una di loro è il segretario della sezione giovanile del partito Accion Democratica, Ricardo Campos) si aggiunge uno dei candidati all’Assemblea nazionale costituente, il 39enne Jose Felix Pineda Marcano, ucciso in casa sua a Ciudad Bolivar in un apparente tentativo di rapina, mentre un leader dell’opposizione, Ricardo Campos, 30 anni, è morto nella città di Cumana. Due adolescenti di 13 e 17 anni sono stati uccisi dopo essere rimasti feriti da colpi d’arma da fuoco nelle proteste nello Stato di Tachira, dove sono morti anche un sergente della Guardia Nazionale e un manifestante dell’opposizione. Altri due uomini sono morti nelle proteste nello Stato di Merida, riferisce la procura locale. Ancora, un 43enne è deceduto per un colpo di pistola alla testa durante una manifestazione nello Stato occidentale di Lara. Nel corso di una protesta a Caracas alcune moto della polizia sono esplose, provocando il ferimento di diversi agenti. Queste vittime fanno salire a oltre 110 i morti nell’ondata di proteste contro il governo di Maduro cominciata lo scorso 1° aprile: da allora sono centinaia i feriti e circa 5mila i fermati.
La manifestazione con le camice bianche
L’Assemblea costituente, che sarà composta da 545 membri, è chiamata a redigere una nuova Costituzione (l’ultima volta la Carta è stata riscritta nel 1999, sotto Chavez) e a modificare l’ordinamento giuridico. La sua creazione è stata annunciata da Maduro nel tentativo di arginare l’ondata di proteste che era già in corso; ma la decisione del presidente è stata etichettata dai critici come una nuova mossa per accrescere ulteriormente il suo potere. L’opposizione teme che l’Assemblea costituente permetterà a Maduro di sciogliere il Parlamento, ora in mano all’opposizione, rimandare le elezioni (attualmente in programma per il 2018) e riscrivere le regole elettorali per evitare che i socialisti vengano estromessi dal potere. Per questo l’opposizione ha scelto di boicottare il voto e di portare avanti le proteste nella giornata elettorale nonostante il divieto: in particolare ha invitato a bloccare il traffico nelle principali strade dei 23 Stati del Venezuela, convocando una protesta massiccia sull’autostrada Francisco Fajardo, la principale via della capitale. Qui i manifestanti hanno deciso di recarsi con camicie bianche e indumenti con i colori della bandiera tricolore nazionale: la Guardia nazionale bolivariana (Gnb), che è stata incaricata di reprimere la maggior parte delle proteste degli ultimi quattro mesi, è stata mandata sul posto.
Problemi economici
A scatenare la massiccia contestazione contro il governo di Maduro, mentre il Paese produttore di petrolio affronta anche i problemi economici legati al calo dei prezzi del greggio, è stata una sentenza della Corte suprema dello scorso 29 marzo, quando il tribunale annunciò che avrebbe assunto i poteri dell’Assemblea nazionale, controllata appunto dall’opposizione. Tre giorni dopo tornò sui suoi passi, ma quella decisione aveva ormai fatto da scintilla. Da aprile i manifestanti chiedono la destituzione della Corte suprema, la convocazione di elezioni anticipate per il 2017, la scarcerazione di centinaia di attivisti dell’opposizione e misure per alleviare la crisi economica.
31/07/2017